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 Il falso Delta della rivista GEO (stile isola dei famosi ?)
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italianbirder
Utente Senior


Città: Gorino
Prov.: Ferrara

Regione: Emilia Romagna


818 Messaggi
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Inserito il - 12 ottobre 2008 : 10:52:15 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Fra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, Allen Ginsberg decantava alla TV le doti dell'LSD e della Marjuana, sotto la forma di nuove idee e nuova cultura che si stavano sviluppando nel mondo dell'arte e della musica. Si parlò così di Ginsberg su tutti i più importanti giornali e rotocalchi americani. Pubblicià gratuita all'LSD spacciata per "arte" e "cultura". Con la copertura del New York Times e del Washington Post, Ginsberg ebbe gioco facile a propagandare un nuovo stile decadente di vita e di edonismo a base di stupefacenti. La United Press inoltre diffuse via telex un articolo di 5 pagine sul New York Times di Kenny Love, un amico di Ginsberg, a centinaia di giornali locali in America, facendo perciò di Ginsberg una "persona rispettabile". Una campagna di così larga diffusione sarebbe costata oggi almeno 15 milioni di dollari, mentre non costò nulla.

Forse nel tentativo di emulazione di quei "prestigiosi giornali", anche la rinomata rivista GEO mette in copertina, nel numero in edicola questo mese, il titolone "Cocaina: tutto quello che non avete mai saputo." Già questo suscita un certo sconcerto, ma sorvoliamo per carità di patria sul contenuto di tale articolo.

Fa invece un po' ribrezzo ritrovare, sullo stesso numero della rivista che mette in copertina un'immagine che promuove l'uso della cocaina, un articolo sulla "biodiversità del Delta del Po".

Ma passiamo ad analizzare la "correttezza" dell'articolo. A pag 114 vi è una foto di (falsi) casoni di valle fotografati in un campo coltivato di un'azienda agricola privata presso Pomposa che non ha nulla a che vedere con le valli. Nella stessa pagina vi è una foto che recita" uno degli innumerevoli canali che solcano il piatto territorio del Delta, con barche e "padelloni" da pesca che escono dei casoni". In questo caso vengono spacciate costruzioni abusive e deturpanti per "tipici casoni" e si sorvola sul fatto che i "padelloni" (termine romagnolo) o "bilancioni (termine emiliano) altro non sono che un flagello che colpisce gran parte dei canali della Romagna e va scemando man mano che si sale verso nord, fino a sparire completamente nel Delta veneto, segno che non si tratta di "costruzioni tipiche del Delta del Po" (il Delta veneto, è o non è "il vero Delta" ? E' o non è il "cuore del Delta" ?).

Andiamo invece sui contenuti.

Pag 126: "Questa è una terra di briganti e malfattori ", Sob... (mai sentito parlare che i veri briganti e malfattori sono i banchieri ?).

Pag. 137: "Il Delta deve affrontare anche un altro pericolo: le specie aliene. Il "nemico numero uno" si chiama gambero rosso della Luisiana". In altra parte (pag 148), comunque, si fa cenno al fatto che il "nemico numero uno" è alla base delle esplosioni demografiche di specie interessanti come il Marangone minore, di cui d'altra parte si dice "che qui ha una delle più importanti colonie italiane".

Pag. 146: "I rospi comuni sono ottimi indicatori del global warming", frase che ha la stessa valenza scientifica di "i ghiaccioli al limone sono ottimi indicatori del global warming", soprattutto quando si sciolgono.

Pag. 148: "La stessa lotta si sta conducendo anche contro il Gabbiano reale mediterraneo, una specie molto aggressiva che (per esempio nelle saline di Comacchio) ha scacciato altri uccelli più rari, come il Gabbiano corallino". Nessun cenno al fatto che il Delta del Po è situato all'interno dell'areale principale di Larus michahellis (non ha senso condurre la lotta contro una specie nella sua "core area"), mentre il Gabbiano corallino è specie di recente immigrazione (1978: seguendo i concetti propagandati da Geo, quasi lo dovremmo chiamare "specie aliena"...).

Infine il capolavoro: contrordine ragazzi, se una specie aliena riceve i favori di quelli che contano, allora bisogna parlarne bene. Leggiamo infatti a pag. 129: "Vongola verace di Goro. La vongola verace di Goro è stata introdotta in laguna intorno alla metà degli anni Ottanta" Questo è falso e tendenzioso. Lungi da me l'idea di scagliarmi contro la manna dal cielo che è stata l'introduzione di una specie esotica che ha portato così tanto beneficio alle popolazioni locali, ma non si fa un buon servizio alla verità stravolgendo la realtà dei fatti. E la realtà dei fatti è che la "vongola verace", alias Tapes decussata è stata sostituita nel tempo dalla "falsa vongola" alias Tapes semidecussata alias Tapes philippinarum. Non si può spacciare la falsa vongola come se fosse quella vera. E se tanto mi da tanto...
Ciao a tutti, grazie per l'attenzione e scusate se vi avrò annoiato oppure seccato.

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«Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità »
Gustavo Rol

ninocasola43
Utente Super

Città: s.agnello
Prov.: Napoli

Regione: Campania


6360 Messaggi
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Inserito il - 12 ottobre 2008 : 21:12:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
l'articolo non l'ho letto ma credo ci sarebbe da sbellicarsi dalle risa
nin
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Danius
Moderatore


Città: Bastia
Prov.: Ravenna

Regione: Italy


3056 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 13 ottobre 2008 : 13:43:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
L'articolo l'ho letto, e, presentato così, ha effettivamente queste contraddizioni edilizie e faunistiche.
Secondo me legate al fatto che è stato scritto da persone non propriamente esperte in materia naturalistica e/o che hanno anche un po' sintetizzato i concetti chiave, con risultati talvolta esilaranti.
Ciò non toglie che il Procambarus, sebbene sia diventato parte integrante della dieta del Marangone minore e di moltissimi ardeidi, sia un "Cavaliere dell'Apocalisse" per gli Anfibi e per gli habitat dulciacquicoli in generale.
E poi, nemmeno tanto in fondo, a colpa è umana, lo sappiamo.
P.S. Vista la copertina avrei quasi quasi lasciato il giornale all'edicolante...


La Rana non s'ingozza mai di tutta l'acqua dello stagno in cui vive
[Proverbio Teton]
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