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giampaolo
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 Inserito il - 30 agosto 2023 : 03:45:00
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Se la splendida Rocca di Calascio, è ormai un simbolo indiscusso di tutto l’Abruzzo, non lontano, in un ambiente meno cinematografico ma selvaggio e anche un po’ misterioso, ecco i resti, ormai ridotti a ruderi, di un’imponente struttura, la Grangia di Santa Maria del Monte, eretta dai Monaci Cistercensi tra il 1200 e il 1300. L’Ordine Cistercense estremamente rigoroso nelle basi religiose, costruiva queste grange, complete di varie costruzioni (chiese, stalle, luoghi di lavorazione, magazzini e servizi vari) come importante punto di riferimento per i pastori che nel periodo della transumanza, lasciavano d’inverno, le inospitali praterie abruzzesi, incamminandosi verso le pianure pugliesi. In pratica, trovavano insediamenti per alloggiare, proteggere gli animali e svolgere l’attività religiosa.
Mi limito a questa breve introduzione, varie pubblicazioni e il web, possono aiutare chi vuole approfondire questi argomenti e magari progettare una visita che consiglio assolutamente.
Se è vero che parecchi studiosi hanno fatto ricerche bibliografiche e anche scavi archeologici di notevole importanza, ancora non era stata fatta una esplorazione per osservare le orchidee che potevano fiorire, nei pressi di queste suggestive rovine in vari periodi di fioritura. Ho dedicato 5 uscite da maggio a fine luglio, non è un progetto scientifico ma una ricerca personale, ho approfittato della mia conoscenza della zona e soprattutto di quella ormai quasi cinquantennale “attrazione fatale” per queste praterie alla base della catena del Gran Sasso. In inverno, quando le strade di accesso sono chiuse e poi nei mesi primaverili, tutto Campo Imperatore ritorna un luogo selvaggio e remoto, percorso solamente dalla fauna selvatica: i lupi storici razziatori e simbolo di queste lande, tengono sotto controllo le ricche popolazioni di caprioli e cinghiali, mentre nella bella stagione duellano con i bianchi cani da pastore impavidi protettori delle greggi. In un clima che può alternare nelle 24 ore il tiepido sole, vento e improvvise gelide bufere di neve, svariate specie di uccelli nel loro ripasso migratorio trovano cibo abbondante nei primi germogli, insetti e microfauna.
Siamo intorno ai 1600 metri di quota, alla Grangia non si arriva direttamente con l’automobile, vari sentieri la raggiungono, non lunghi, ben accessibili ma da affrontare sempre con la dovuta prudenza e rispetto, percorsi altamente panoramici circondati dalle cime più alte del Gran Sasso d’Italia. Nelle numerose immagini che presento, ho cercato di abbinare la singola piantina con i ruderi, spesso perciò vedrete, il fiore, oppure altri “soggetti” come il cavalletto o il mio fedele zaino, in primo piano con sullo sfondo riconoscibili le rovine della Grangia; ovviamente non sempre è possibile farlo data la complessa orografia del terreno. Anche le altre foto sono sempre state scattate non lontano, ho cercato di risalire le alture circostanti per avere una più completa visione del luogo; maestoso e regale il Corno Grande, inconfondibile, domina i panorami, comunque tutte le orchidee si trovano a pochi minuti dalle affascinanti pietre e strutture medievali. Come già accennato, ho effettuato 5 escursioni nelle varie fasi della fioritura primaverile, ho preferito seguire una presentazione cronologica delle immagini da maggio a luglio, l’occhio attento potrà così capire dal terreno e dagli esemplari il mutare della natura, dei colori, dell’ambiente; si passerà dalle precoci Dactylorhiza sambucina fino alle ultime Epipactis atrorubens, intramezzate da numerose specie tipiche della quota e da inaspettate Ophrys aranifera/sphegodes alla bella quota di 1752 metri. E’ da qualche anno che seguo con curiosità, quest’ultima specie termofila nella sua risalita di quota qui al Gran Sasso, sulla Laga e nel gruppo Velino e Sirente; approfittando di garighe e prati magri, esemplari si spingono in alto fino quasi al contatto con le erbose praterie alpine che, specie sui versanti settentrionali, ospitano quei relitti glaciali come il Camedrio alpino, la Pseudorchis albida e pochi altri, tipici della tundra nordica e qui presenti come testimoni delle passate glaciazioni. Ho aggiunto alcune didascalie dove mi sembrava utile, ricordo che tutto questo territorio è compreso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e soggetto a diversi vincoli paesaggistici e ambientali, per la grande importanza naturalistica, fa parte della zona definita di “conservazione integrale”.
Buon viaggio nel Medioevo con le orchidee di Campo Imperatore.
Ciao
 gp
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