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giampaolo
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 Inserito il - 16 gennaio 2016 : 05:06:14
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In attesa della primavera 2016, ripropongo un mio articoletto non proprio recente (del 2012) sulle orchidee irlandesi già inserito nel notiziario del Giros ma arricchito stavolta da un bel numero di immagini che penso siano gradite. A fine articolo avevo preso l’ impegno, purtroppo non mantenuto, di tornare di nuovo in Irlanda; il tempo e i quattrini spesso sono mooooolto tiranni!!!
Sono ormai parecchie volte che vado in Irlanda, appassionato di preistoria, l’”Isola verde” è un vero paradiso per chi ama gli enigmi delle grandi Pietre megalitiche europee. Sono due volte che la visito per cercare orchidee; due anni fa ad agosto insieme alla mia amica Francesca con le indicazioni del gentile professore Hackney vedemmo la rara Spiranthes romanzoffiana ma non la minuscola “bog orchid” e nel 2011 a fine giugno, da solo a vagabondare in piena libertà per 10 giorni dal Donegal fino a Wicklow in compagnia di pioggia, vento e l’ormai proverbiale ospitalità celtica.
Non si può parlare dell’Irlanda senza chiarire il dramma che ancora la colpisce; tutti noi ricordiamo gli anni passati della guerra civile che ha messo di fronte da una parte cattolici e/o indipendentisti e dall’altra protestanti e/o lealisti alla corona inglese, una guerra costata oltre 2700 vittime tra civili e militari e che ha lasciato ancora adesso un paese tagliato in due con 26 contee nella Repubblica d’Irlanda e le altre 6 sotto il controllo inglese nella così chiamata Irlanda del Nord. Non è questo il posto per discuterne, ma per chi ha visitato Belfast, Derry e viaggiando nel Nord, gli occhi non si possono chiudere ed è evidente che il problema ancora esiste anche se per comodità non se ne parla, la verità è che a due ore di volo da Roma esistono ancora circa 86 muri e filo spinato che dividono quartieri e comunità, differenze religiose ed economiche aggravate dalla crisi sociale, qualcuno la chiama l’ultima colonia in Europa, dove la strada per la pacificazione è iniziata ma non da tutti accettata e dove, purtroppo, non bastano firme su trattati per cancellare anni di violenza e odio.
Vengo ora a descrivere il viaggio attraverso le meravigliose contee del nordovest irlandese;
alla guida di una Fiat Punto noleggiata a Dublino, la prima tappa è il Burren, luogo unico e straordinario, chilometri di tavolati calcarei in un paesaggio a volte desolato (è celebre la frase di un generale inglese al seguito dell’invasore Cromwell: “non c’è acqua a sufficienza per annegare un uomo, né un albero per impiccarlo e nemmeno la terra per seppellirlo) ma con la maggiore concentrazione di piante rare (il 75% degli endemismi di tutta l’Irlanda) favorite nella crescita dal clima temperato atlantico; nelle fenditure della roccia e nelle zone acquitrinose ricche di Dactylorhiza di tutti i tipi con l’endemica O’kellyi in piena fioritura trovo una minuscola Ophrys insectifera di 10 cm. Nei tre giorni seguenti gironzolo tra frequenti acquazzoni, nuvole nere e caldo sole tra il Connemara, la penisola di Belmullet e la Contea di Mayo, torbiere a perdita d’occhio costellate da centinaia di fuchsii, ericetorum e majalis, è ovvio che il consiglio migliore se si vuole “entrare nell’ambiente irlandese” sono gli stivali di gomma, robusti e indispensabili! Superato lo splendido e immenso sito neolitico di Ceide Fields raggiungo Sligo e la zona di Mullaghmore dove, come consigliava il libro di Harrap trovo un gran numero di orchidee dalle varie e sempre presenti dactylorhiza, alle platanthera bifolia, bellissime epipactis palustris e alle gymnadenia. La costa settentrionale del Donegal mi riserva invece una bellissima sorpresa; famosa per le sensazionali scogliere e per il clima decisamente piovoso, nei pressi di Dawros Head, lontano alcuni chilometri dall’auto, con un pizzico d’intuito e superando diversi muretti a secco mi trovo improvvisamente in uno sterminato bacino erboso con prati alternati ad acquitrini e paludi direttamente nell’oceano, nel silenzio totale il paradiso delle dactylorhiza, a centinaia; tra le meno conosciute da chi scrive penso di riconoscere la majalis subsp. occidentalis e la traunsteinerioides e con le più comuni fuchsii, ericetorum e incarnata, un ricco miscuglio di ibridi.
Una giornata quasi sempre di pioggia mi accompagna sulle strade settentrionali del Nord Irlanda
Nei paesi che attraverso si alternano bandiere inglesi con il volto della regina Elisabetta e i tricolori irlandesi sui balconi delle case. Nel traffico caotico di Belfast, resti di guerriglia urbana e i numerosi murales minacciosi mi ricordano che l’Irlanda non è solo birra Guiness, prati fioriti e ospitali pubs a Galway
Lascio Belfast in direzione dell’ultimo sito che volevo visitare, nella contea di Down , Killard Point.
Spero di trovare qui l’Ophrys apifera, in Italia è relativamente comune ma mi intrigava il pensiero di poterla osservare quassù in Irlanda e magari fotografarla con sullo sfondo l’Isola di Man. La notte passata in una stanza nel villaggio di pescatori di Ardglass, mi regala una mattina assolata e calda, Killard Point è un posto fantastico, dove il simbolo della zona protetta è proprio una colorata O.apifera; un sentiero ben segnato costeggia la strada e con un lieve saliscendi porta direttamente nel mare; chilometri e chilometri cercando di non calpestare l’impressionante fioritura di dactylorhiza fino ad incontrare finalmente qualche piantina di apifera purtroppo con i fiori rovinati forse dalla salsedine o dalle intemperie del clima. Dopo alcune ore di inutile ricerca, ecco che due simpatiche e graziose ragazze a spasso con alcuni cagnolini scatenati ( da filmare le “prodezze” di un quattrozampe che fa la pipi sul cavalletto!) mi indicano le uniche due ophrys in discrete condizioni, anche se lo sfondo dell’Isola di Man rimane un sogno. Con le immagini di un sgargiante Anacamptys piramidalis a fiori rossi forse la var. sanguinea di cui parla Delforge e un Coeloglossum viride di dimensioni “megalitiche” chiudo gli accessori fotografici mi avvio sulla strada per Dublino.
Alcune considerazioni sul viaggio: la guida a sinistra, ci si abitua certo, ma guidare contromano è sempre…emozionante! Non ho frequentato alloggi costosi ma nei bed and breakfast, quasi tutti a gestione familiare di contadini o allevatori, l’accoglienza è sempre calorosa e si apprezza maggiormente la loro ospitalità; nel Donegal per esempio con dei contadini incuriositi dal “vecchio italiano che fotografa fiori” ho trascorso un divertente pomeriggio piovoso a parlare di Italia, del caldo di Roma, del Papa e di rugby loro in lingua gaelica e un po’ d’ inglese e io italiano, scarso inglese ma aiutato da gestualità teatrali e verbi all’indicativo.
Riguardo le orchidee è necessario studiarsi bene il genere dactylorhiza, come stupidamente io ho fatto in maniera approssimativa, come ho già scritto stivali e abbigliamento impermeabile sono obbligatori. Nel 2013 ci torno, stavolta nel Sud, sopra Cork nel Kerry mi hanno detto che ci sono immense torbiere e paludi dove nessuno è mai andato e ci sono dicono, strane dactylorhiza che non si sa cosa siano…………………………………..
Le piantine del genere Dactylorhiza sono spesso difficili da determinare, the Irish Orchid Society ha pubblicato un breve ma interessante PDF “The Dactylorhiza confusion” proprio per spiegare e riflettere sulle difficoltà che si incontrano per alcune specie.
Per le foto che seguono cerchiamo di non dar retta all’istinto botanico di trovare la classificazione giusta ad ogni costo, guardandole magari ci viene la voglia di andarle a vedere sul posto!
Ciao a tutti!!!
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