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 L'UOMO E LA NATURA: SCIENZA CULTURA ED ETICA
 Come si afferma il comportamento altruistico?
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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


2350 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 07 novembre 2014 : 16:12:59 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Mi ha sempre incuriosito come l'evoluzione abbia potuto selezionare comportamenti altruistici quando a prima vista sembrerebbe favorire l'opposto. Di questo argomento si era parlato un po' in questa discussione che però non ebbe seguito.
Comincerei da un censimento delle idee in circolazione, e l'unica cosa che ricordo da letture o trasmissioni divulgative era che aiutando i propri parenti più stretti si favorisce la trasmissione dei propri geni (presumo sia l'interpretazione di Dawkins, che non ho mai letto) ma mi sembra che ci siano stati molti sviluppi, anche recenti. Voi che ne pensate/sapete? Ciao,

fern



Il n'y a de petit dans la Nature que les petits esprits.

elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


33000 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 08 novembre 2014 : 09:12:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per me il meccanismo che è alla base delle selezione naturale è il successo riproduttivo in senso generale; e il successo si può favorire in vari modi, e non solo con la sopraffazione e l'egoismo secondo le prime idee di Darwin.

Per trasmettere con successo alle generazioni successive il proprio patrimonio genetico, o un patrimonio molto simile come nel caso di fratelli e congiunti, possono essere utili sia comportamenti egoistici che altruistici. E in natura osserviamo spesso un approccio opposto, ma altrettanto funzionale, in specie simili.

Per esempio, i lupi sono egoisti e i licaoni sono altruisti. Gli imenotteri Sphecidae sono egoisti mentre le vespe e le formiche sono altruiste e la maggior parte sacrificano il proprio successo riproduttivo collaborando a quello degli individui riproduttori.

Infatti, perché il proprio patrimonio genetico (o uno molto simile) abbia successo bisogna che abbiano successo le diverse fasi della vita, per le quali può essere più funzionale un comportamento altruistico o egoistico.

Io, per semplicità mia, le schematizzo così: sopravvivenza alla nascita; capacità/opportunità/probabilità di crescere e diventare adulti; probabilità di trovare un partner; probabilità di generare figli vivi ... e si ricomincia.

E, a seconda delle caratteristiche fisiche dell'animale, dell'ambiente in cui vive e del suo comportamento alimentare, della presenza o meno di competitori e predatori ecc.... quelle fasi di vita hanno maggior probabilità di successo se gestite in maniera egoistica oppure altruistica.

Che poi ad avere successo non sia il patrimonio genetico del singolo, ma quello "familiare", probabilmente, non fa differenza, perché gli individui delle generazioni future saranno indistinguibili.




luigi
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


8788 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 08 novembre 2014 : 23:40:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Come ho scritto nella discussione che hai citato, io sono molto scettico nei confronti delle teorie di Dawkins. Tuttavia, nel caso specifico, se si prendono per buone le sue teorie, la spiegazione sarebbe molto semplice.

Se le "unità di selezione" non sono rappresentate dai singoli individui , ma dai singoli geni, è evidente che comportamenti "altruistici" possono comportare un vantaggio.

In gruppi con elevato grado di consanguineità (e quindi di affinità genetica) il sacrificio di singoli individui può consentire agli altri componenti del gruppo di sopravvivere e quindi in definitiva di aumentare le probabilità di trasmettere gran parte del proprio patrimonio genetico.




Giuseppe
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D21
Moderatore Tutor


Città: Cuneo

Regione: Piemonte


6702 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 09 novembre 2014 : 00:01:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non conosco veri casi di "altruismo disinteressato": gli esempi che mi vengono in mente riguardano sempre consanguinei in vario grado. Uno per tutti: nelle colonie di pipistrello vampiro può capitare che uno rimanga senza prede e rischi di morire d'inedia. Allora un suo parente rigurgita una piccola quantità di sangue che aiuterà lo sventurato a sopravvivere fino a trovare una preda, mentre il donatore perde davvero poco. Un piccolo sacrificio per un grande risultato. Poi ricambierà il favore alla prima occasione. Ma appunto, sono parenti.

Dario.
"Siamo noi, che sotto la notte ci muoviamo in silenzio, tra gli anfratti dei sogni che il giorno ci ispira,
nei meandri di un tempo che cambia ogni volta, cercando qualcosa che non abbiamo mai perso." (1795 J.d.L.)

Modificato da - D21 in data 09 novembre 2014 00:02:01
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


33000 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 09 novembre 2014 : 10:14:23 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marz:


Se le "unità di selezione" non sono rappresentate dai singoli individui , ma dai singoli geni, è evidente che comportamenti "altruistici" possono comportare un vantaggio.


... infatti .....

Anzi, secondo me, cosa siano le unità di selezione non lo stabiliamo noi arbitrariamente; lo stabiliscono la statistica e i fatti.
In realtà, anche noi convinti evoluzionisti, a volte, rischiamo di ragionare un pochino in termini di progetto intelligente. Succede quando usiamo termini come "a quale fine", "a vantaggio di chi" e simili. In realtà il motore di tutto è solo il caso e la probabilità.

Quello che noi osserviamo è che una specie o certe sue caratteristiche hanno successo e si ritrovano con frequenza immutata o incrementata nelle generazioni future.

Il fatto che noi riconosciamo certe caratteristiche significa semplicemente che nelle generazioni future si ritrovano i geni che le determinano. L'individuo in sé non è un entità tramandabile.

Modificato da - elleelle in data 09 novembre 2014 11:01:11
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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


2350 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 10 novembre 2014 : 00:38:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mah! Nel 2006 mi ha molto impressionato da un articolo su Le Scienze: “Virus truffatori e teoria dei giochi” in si descrivono esperimenti di evoluzione di virus in vitro. “Uno dei risultati più interessanti [della teoria dei giochi] è la prova matematica che ... l’inganno ... può prendere il controllo di un’intera popolazione”. Ciò perché nella competizione fra “cooperatori” [detti anche helper] e “imbroglioni” sono sempre i secondi ad avere la meglio.
Gli esperimenti con i virus confermerebbero queste aspettative. Nel caso specifico, “truffatori” sono i virus privi di alcune sequenze geniche che, trovandosi ad infettare una stessa cellula insieme ad altri, lasciano che siano loro ad indurre la cellula a produrre le molecole di cui hanno bisogno e così facendo si riproducono più velocemente fino a diventare dominanti, anche se ciò diminuisce la fitness della popolazione. Leggo anche che “se il vantaggio replicativo dei virus difettosi interferenti provoca l'estinzione degli helper, entrambi i ceppi muoiono” ma non mi sembra che abbiano effettivamente osservato questa eventualità.

L’esempio suggerisce che esista una competizione fra popolazioni oltre che fra individui: popolazioni isolate possono prosperare o soccombere e ciò favorirebbe la popolazione in cui si afferma un comportamento altruistico.
Più in generale, sospetto che la selezione agisca contemporaneamente a molti livelli: geni, individui, popolazioni (per Stephen J. Gould le unità su cui agisce la selezione, su scala geologica, sono addirittura le specie) ... ogni livello con i suoi meccanismi e spesso in conflitto fra loro. Mi sembra che articoli recenti suggeriscano qualcosa di simile, come spiegherò. Ciao,

fern
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