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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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mauriziocaprarigeologo
Moderatore
3515 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 16 giugno 2014 : 08:31:08
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Segnalo agli amici del forum un interessante lavoro (*) in cui è stato messo a punto un nuovo modello genetico dei terremoti.
Questo modello si basa sulla differenza di comportamento reologico delle rocce tra la crosta superiore e inferiore. Nella crosta superiore, spessa in media 15 chilometri, domina sulle rocce l’effetto della pressione litostatica: il comportamento meccanico che ne deriva è di tipo elastico; nella crosta inferiore, corrispondente ai sottostanti 15 chilometri, prevale l’effetto della temperatura, cui corrisponde un comportamento visco-plastico delle rocce, con deformazioni lente e continue.
L’idea di base è che la transizione tra il comportamento elastico della crosta superiore e il comportamento visco-plastico della crosta inferiore (transizione fragile-duttile) svolga l’azione di accumulo dell’energia sismica nella crosta superiore. La transizione tra questi due strati a diverso comportamento meccanico corrisponde alla massima resistenza delle rocce; ecco perché, sua scala mondiale, l’energia più grande liberata dai terremoti si concentra a circa 15 chilometri di profondità.
Il risultato più sorprendente (quasi un rovesciamento dei paradigmi attuali) è tuttavia un altro: sulla base del modello di funzionamento presentato per le faglie dirette e inverse, ci si dovrebbe attendere che gli eventi di maggiore magnitudo si verifichino in aree caratterizzate da basso tasso di deformazione del suolo. Questo sembra verificato dall'analisi (nel breve termine) dell’attività sismica italiana tra il 2007 e il 2011: dei 6830 eventi sismici di magnitudo superiore a 3, quelli più significativi (compreso il sisma aquilano) sono avvenuti quasi tutti in aree a più basso tasso di deformazione.
Poiché con i dati forniti dalla rete GPS è possibile calcolare il tasso di deformazione attiva della crosta nelle zone in cui sono state rilevate faglie attive, l’attività di monitoraggio e prevenzione dovrebbe “paradossalmente” (rispetto ai modelli attuali) concentrarsi in zone dove si registra un basso tasso di deformazione rispetto alle aree circostanti.
buona giornata a tutti
*Sia la versione in italiano, pubblicata su Le Scienze (“Una nuova idea sui terremoti” - Carlo Doglioni, Salvatore Barba, Eugenio Carminati e Federica Riguzzi), sia quella più completa e specialistica pubblicata su Geoscience Frontiers (“Fault on-off versus strain rate and earthquakes energy”), sono liberamente scaricabili in PDF alla voce “Pubblicazioni” del seguente Link)
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maurizio ____________________
“Un géologue est essentiellement un lithoclaste, ou rompeur de pierre…” - D. Dolomieu
“Non crederai a tutte queste sciocchezze, vero Teddy?” - M. Ewing (geofisico e oceanografo) a E. Bullard (geofisico), a proposito della tettonica delle placche (NY, 1966)
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