12 filmati dedicati agli amanti degli squali fossili.
Sono oltre quattrocento le specie di squalo attualmente esistenti. Presenti a tutte le latitudini dai mari freddi a quelli tropicali passando per la fascia temperata, questi predatori si sono adattati ad ogni temperatura e ad ogni profondità. Gli squali, le cui dimensioni oggi possono variare dai venti centimetri dello squalo pigmeo (Squaliolus laticaudus) ai quasi diciotto metri dello squalo balena (Rhiniodon typus), hanno una storia evolutiva molto lunga. La loro origine infatti si perde nella notte dei tempi. I fossili più antichi fino ad ora ritrovati appartenenti a questo gruppo risalgono al Devoniano (circa 370 milioni di anni fa) e dimostrano come tali creature esistessero ben prima dei dinosauri. In effetti è possibile affermare che da circa centocinquanta milioni di anni la struttura e la forma di questi predatori sia rimasta pressoché immutata. Trattandosi di pesci cartilaginei (Condroitti) gli squali preistorici hanno lasciato poche tracce della loro esistenza. Normalmente infatti solo i denti, fatti di dentina e smalto, si conservano mentre tutto lo scheletro si dissolve per decomposizione in breve tempo. Durante le ricerche del G.A.M.P.S. sono stati raccolti i denti fossili di quasi trenta specie di squalo che popolavano l'antico mare pliocenico toscano dai cinque ai tre milioni di anni fa. Alcune di queste specie sono tuttora comuni nel Mare Nostrum mentre altre non sono più presenti. Tra queste ultime alcune sono estremamente significative dal punto di vista paleoambientale. Negli affioramenti risalenti all'inizio del Pliocene (circa cinque milioni di anni fa) ad esempio non è insolito trovare denti di squalo tigre. Questi reperti non sono degni di nota solo per la loro meravigliosa forma arcuata o per il loro lato tagliente finemente seghettato, ma sono estremamente indicativi da un punto di vista climatico. Allora come oggi infatti lo squalo tigre viveva in mari caldi in zone a clima tropicale o subtropicale. E' quindi evidente che la prima fase del Pliocene vede il Mediterraneo interessato da un ambiente sensibilmente più caldo rispetto alla condizione attuale. Col passare delle centinaia di migliaia di anni il clima iniziò progressivamente a raffreddarsi comportando un netto cambiamento nella flora e nella fauna. Anche gli squali testimoniano la grande variabilità climatica ed ambientale che caratterizzò buona parte del Pliocene. Specie adattate a mare caldo si alternarono con altre di ambiente sempre più freddo o temperato. Le variazioni non riguardarono soltanto il clima, ma ancheil rapporto fra mare e terre emerse. La linea di costa nel Pliocene cambiò più volte posizione tanto che oggi nello stesso affioramento fossilifero è possibile recuperare, in livelli distinti, specie dall' habitat molto diverso se non addirittura in contrasto fra loro. Poco distante dai denti di squali di acque profonde (Centrophorus granulosus e Dalatias licha), vennero in passato recuperati altri squali tipicamente adattati a vivere in prossimità della costa. Accanto a specie moderne ne esistono altre arcaiche o addirittura estinte dalle importanti implicazioni evolutive. Tra queste troviamo il grande Isurus hastalis il cui dente differisce da quello dello squalo bianco solo per la mancanza della seghettatura laterale. Le due forme sono così simili che per alcuni studiosi il secondo deriva dal primo attraverso un diretto legame filogenetico. In sostanza sembra che da una popolazione isolata di hastalis, oggi scomparso, sia derivato lo squalo bianco che attualmente domina i mari. Oggetto misterioso è invece il Parotodus benedeni. Squalo estinto come l' hastalis, ha tuttavia una storia evolutiva del tutto differente. Adatto probabilmente a nutrirsi di grandi cetacei grazie ai potenti denti a forma di cuneo in grado di schiantare perfino le ossa di notevoli dimensioni, questo squalo di mare aperto sembra sparire nel nulla già a metà del Pliocene senza lasciare alcun discendente. La stessa forma del dente, con radice possente e punta tozza, è diametralmente opposta alla struttura generalmente riscontrabile sia nelle specie moderne che in quelle più antiche ed è un'ulteriore conferma della peculiarità di questo animale. Ultimo per ritrovamento, ma non certo per importanza, e particolarità, è il dente tricuspidato di squalo anguilla (Chlamydoselachus anguineus). Specie ancora presente nelle profondità abissali dell'Oceano Pacifico e dell'Atlantico, è considerata un vero e proprio fossile vivente dato che sembra esistere, senza grandi modificazioni, da oltre trecento milioni di anni.