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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


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Inserito il - 22 marzo 2018 : 22:09:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sì, ci sarà un seguito, ma ho bisogno di tempo.

Comincio con un esempio. All' epoca gli operai di Crespi d' Adda erano assicurati sulle malattie.
Adesso è normale considerare che chi ha un regolare contratto di lavoro è assicurato sulle malattie.
Ma, all' epoca, un operaio che si ammalava, non veniva più pagato e spesso lui e la sua famiglia erano condannati all' indigenza.

Gli operai di Crespi invece erano assicurati contro tutte le malattie. Su tutte, tranne che su una....



Giuseppe

Modificato da - marz in data 22 marzo 2018 22:27:56
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


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Inserito il - 23 marzo 2018 : 20:29:17 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La sifilide...

Sarebbe un pò come se oggi l' assicurazione contro le malattie non coprisse l' AIDS.

O, perlomeno, la logica sarebbe quella...


Giuseppe

Modificato da - marz in data 23 marzo 2018 20:33:49
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lucyb
Utente Senior

Città: Schio
Prov.: Vicenza

Regione: Veneto


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Inserito il - 24 marzo 2018 : 09:10:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Siamo nell'ambito dell'imprenditoria illuminata ma paternalista. Ne abbiamo un'idea concreta anche a Schio con la figura di Alessandro Rossi e la storia del suo lanificio. Link(imprenditore)

I nostri operai sono troppo abbandonati a se stessi, alle loro povertà e alla loro ignoranza...Siamo noi padroni responsabili della loro vita morale: noi dobbiamo educare e mutare la loro vita, farne vita civile di uomini e di lavoratori .
(Ferruccia Cappi Bentivegna, Alessandro Rossi e i suoi tempi.)

Fornire al lavoratore opportunità abitative, di salute e di svago era ritenuto vantaggioso anche per l'imprenditore , che si assicurava così manodopera devota e concentrata. E l'operaio beneficiava di una serie di concessioni impensabili in altre aziende.

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 24 marzo 2018 : 13:42:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non conosco la storia del lanificio di Schio, ma siamo sicuramente nello stesso filone, quello che potremmo definire di imprenditoria "paternalistico-illuminata".

A Crespi le cose funzionavano così: gli operai godevano di una serie di vantaggi inimmaginabili per l' epoca. Gli veniva assegnata una casa, che era sostanzialmente una specie di villino, se si ammalavano venivano regolarmente pagati, godevano di istruzione ed assistenza medica gratuita. In cambio dovevano però accettare un rigido controllo sociale e la gerarchizzazione del villaggio.

Giusto? Sbagliato? Non lo so. Molti anni fa ho parlato con i diretti interessati, cioè con chi abitava il villaggio ed i pareri erano molto discordi.

C'è chi sottolineava che all' epoca c'era la corsa per riuscire a far parte del villaggio e che i vantaggi superavano di gran lunga gli svantaggi.

E c'è chi mi aveva sottolineato che, ad esempio, dopo 2-3 volte che la domenica la famiglia non andava a messa, c'era chi bussava alla porta del villino e domandava spiegazioni.
E gli faceva sottintendere che, se non voleva essere cacciato dal villaggio, era meglio che la domenica a messa ci andasse....


Giuseppe
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


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Inserito il - 24 marzo 2018 : 16:37:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un altro esempio. Come ho detto prima, l' assicurazione contro le malattie non copriva la sifilide.
La sifilide, all' epoca, era un pò quello che adesso è l' AIDS.

Se avevi preso la sifilide era perchè i tuoi comportamenti sessuali erano discutibili, contrari alla morale. Rientrava perciò perfettamente nella logica del villaggio che fosse esclusa dalle malattie che ti venivano curate o assicurate.

A parziale giustificazione, posso dire che ritengo che ciò veniva fatto non per una logica punitiva, ma perchè c'era la reale convinzione che così facendo si facesse il bene dell' operaio e della società nel suo complesso.


Giuseppe

Modificato da - marz in data 24 marzo 2018 16:43:32
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lucyb
Utente Senior

Città: Schio
Prov.: Vicenza

Regione: Veneto


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Inserito il - 24 marzo 2018 : 19:59:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Credo che a Schio le cose fossero ( per fortuna ) un po' diverse, prima di tutto perché la Lanerossi , nonostante la sua importanza, non ha mai avuto il monopolio del lavoro cittadino: esistevano altri lanifici, anche più antichi, e differenti attività. Poi, il quartiere operaio nacque, appunto, come un quartiere e non come un villaggio appartato, integrandosi con semplicità nel contesto urbano. Così l'asilo, le scuole, il teatro, ecc.. Poi, come fosse in fabbrica, non saprei...

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 24 marzo 2018 : 21:47:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Questa volta il mio giudizio è un pò diverso, meno severo.

Secondo me, gli accadimenti vanno contestualizzati ed è sbagliato giudicare, con le logiche di oggi, avvenimenti di oltre un secolo fa.

Quello di Crespi era un esperimento paternalistico-illuminato fatto in assoluta buona fede, nella reale convinzione che il miglioramento delle condizioni economiche e morali degli operai, portasse all' eliminazione della conflittualità sociale e, più in generale, al progresso della società (cosa che peraltro ritengo abbia ancora oggi una buona dose di verità). Ovviamente, va considerato che la morale oggi è diversa.

Detto per inciso, gli imprenditori che sono venuti dopo i Crespi, in particolare quelli prima della chiusura degli impianti, sono stati molto peggiori e sostanzialmente, come è successo in altri casi analoghi, sfruttavano la paura di perdere il lavoro per imporre condizioni di lavoro (ed in particolare di sicurezza) inaccettabili.

Va anche considerato che, all' epoca, nella Bergamasca (e suppongo anche a Schio) le famiglie contadine che non andavano a messa la domenica erano praticamente inesistenti (per gli operai era un pò diverso, ma a Crespi erano quasi tutti operai ex-contadini).
E che i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio erano sì severamente censurati e moralmente inaccettabili nel villaggio. Ma al di fuori del villaggio, a quei tempi, era la stessa identica cosa....


Giuseppe

Modificato da - marz in data 24 marzo 2018 22:09:24
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theco
Utente Super




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Inserito il - 24 marzo 2018 : 23:15:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Le utopie sono vecchie come l'uomo, in particolare quelle che mirano a raggiungere un mondo ideale, privo di conflittualità; trovo molto più stimolanti le distopie, più affini all'animo umano.

C'è qualcosa che non funziona nell'idea di un imprenditore che guida lo sviluppo morale della sua forza lavoro: ognuno dovrebbe fare la propria parte e interpretare il proprio ruolo. Se entrambi lo fanno in modo positivo, cioè seguendo la propria morale e rispettando quella dell'altra parte, il risultato non può che essere buono per entrambi. Donare una casa o un'assicurazione in cambio di dell'adesione ad un modello morale mi sembra estremamente immorale.

Citando Alec Baldwin direi: "una piccola rivoluzione ogni tanto è salutare"
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 24 marzo 2018 : 23:54:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Che l'utopia di Crespi non abbia funzionato ce lo ha detto la storia. Ho solo difeso la buona fede di chi ha tentato di realizzarla.

E come la penso l' ho detto prima: il miglior modo per distruggere un' utopia è realizzarla.




Giuseppe

Modificato da - marz in data 24 marzo 2018 23:56:26
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theco
Utente Super




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Inserito il - 25 marzo 2018 : 09:26:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non ho dubbi sulla buona fede.
Non conosco Crespi e non ho motivo di dubitare che fosse un esempio illuminato in quel quadro imprenditoriale.

Suppongo inoltre che in termini economici queste iniziative fossero molto costose e allora mi chiedo: perché non utilizzare quelle risorse per garantire agli operai un trattamento economico più decoroso, tale da porli nella condizione di farsi un'abitazione e mettere da parte due quattrini per i giorni di malattia.

L'unica risposta che riesco a darmi è che in quel modo avrebbe dovuto rinunciare al controllo sulle persone, che evidentemente sentiva ancora come qualcosa affidato alla sua responsabilità.
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 25 marzo 2018 : 12:01:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Visto con la logica di oggi, non posso dirti nulla, se non che hai ragione.

Secondo me, però, nella logica di un secolo fa, c'era la convinzione che con questo sistema (indubbiamente paternalistico e che la storia ha dimostrato non funzionare) si sarebbero elevate economicamente e moralmente le condizioni operaie e si sarebbe contribuito al miglioramento della società nel suo complesso.

Mi viene anche in mente che adesso noi italiani stiamo per vivere una nuova utopia, quella della democrazia digitale & Co.
Vedremo....



Giuseppe
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Giannibo
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Città: Bologna
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Flora e Fauna

Inserito il - 25 marzo 2018 : 12:10:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Credo che Crespi sia approvato prima di tutto dalla Storia perché ha fatto ciò che un industriale doveva fare in quell’ epoca: nell’Italia da poco “fatta”, c’era bisogno di fabbriche e lui la fabbrica l’ha realizzata.
Le fabbriche necessitavano di tanta manodopera concentrata nelle vicinanze e lui ha fatto il villaggio.
Era quindi necessario (anche per combattere il “verme del socialismo”, si diceva) provvedere ai bisogni primari dei dipendenti, fornendo loro paga adeguata, alloggio ed altre agevolazioni e lui l’ha fatto.
Il giudizio si sposta su “come” l’ha fatto. Secondo me in modo veramente illuminato e paternalista, era profondamente convinto della necessità di combattere miseria e ignoranza in Italia e che questo devesse farlo la classe dirigente, politici e capitalisti come lui.
Si sentiva investito di questo compito e secondo me l’ha preso a cuore cercando di farlo nel miglior modo possibile. Basta osservare le finiture delle costruzioni: non si è assicurato solo che assolvessero alla loro funzione ma ha cercato di curarne l’estetica, in fondo anche per educare gli operai al bello.
Poi…. è finita l’ Utopia. (Come sempre, altrimenti si ferma la Storia)
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 25 marzo 2018 : 12:16:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sono d'accordo. Magari avessimo in Italia ancora degli imprenditori come i Crespi.
Poi è chiaro che oggi un simile modello paternalistico non sarebbe accettato.
Ma è quello che ho cercato di dire, il modello andava contestualizzato.
Se oggi ci fosse un Crespi, il modello sarebbe sicuramente diverso.


Giuseppe

Modificato da - marz in data 25 marzo 2018 12:23:04
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Giannibo
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Inserito il - 25 marzo 2018 : 14:17:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
E'vero: magari!
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theco
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Inserito il - 25 marzo 2018 : 22:19:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mah, io la questione la vedo un po' diversamente.
Questa faccenda di 'sentirsi responsabile di combattere miseria e ignoranza in Italia', ma solo a favore di chi frequenta con regolarità le funzioni religiose, non mi sembra un'idea molto innovativa, ma vecchia come il mondo. Esiterei ad augurarmene un ritorno, sebbene oggi non manchino certo spinte in tal senso. Siamo circondati da persone convinte di avere ricevuto la responsabilità di redimerci e di indicare a tutti l'unica via possibile verso il giusto e il bello.

Per quanto riguarda i richiami al maggiore senso di responsabilità che oggi dovrebbe dimostrare tanto la politica quanto la società... non posso che essere d'accordo con voi.
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marz
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Inserito il - 25 marzo 2018 : 23:24:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Io ho l' impressione che il Crespi non volesse redimere proprio nessuno e la sorveglianza sulla "moralità" non è che era esercitata dalla fabbrica.

Tra l' altro, la Chiesa nella Bergamasca non avrebbe mai tollerato che un' altra Autorità le togliesse il monopolio della vigilanza sulla "moralità" .

La vigilanza sulla "moralità" era esercitata, come dappertutto all' epoca, dal parroco del villaggio. E, sebbene suppongo che il Crespi avesse una qualche voce in capitolo, il parroco era nominato dal Vescovo e rispondeva al Vescovo.

Ignorare il ruolo di controllo sociale esercitato all' epoca (nel bene e nel male), da ogni parrocchia italiana e non solo a Crespi, non credo serva a nessuno.


Giuseppe

Modificato da - marz in data 25 marzo 2018 23:42:35
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theco
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Inserito il - 26 marzo 2018 : 09:54:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Provo anch'io a proporne una.
Quel ponte che si intravede sotto le mura è percorribile a piedi, a patto di avere nervi davvero molto saldi.


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Giannibo
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Inserito il - 26 marzo 2018 : 11:08:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Credo che i nervi saldi li abbia avuti una delle figure femminili più controverse del Rinascimento italiano.
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Giannibo
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Flora e Fauna

Inserito il - 26 marzo 2018 : 14:09:35 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Dovrebbe essere infatti il Ponte delle Torri di Spoleto (Lucrezia Borgia ne fu, per breve tempo, Governatore).
L'ho visto anni fa e NON l'ho attraversato.
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theco
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Inserito il - 26 marzo 2018 : 18:25:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Corretto Giannibo, è proprio lui.
Link
A me ha fatto impressione anche solo guardarlo da lontano.

Il passaggio pedonale è stretto, da una parte è ben protetto visto che il muro di sostegno dell'acquedotto è alto, ma dalla parte opposta il muretto è basso (non più di 1 metro dal pavimento) con uno strapiombo di 80 metri sotto.
Fa veramente paura e fino al 19° secolo non c'era nemmeno quel miserabile muretto
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