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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Autore |
Discussione |
PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 29 maggio 2006 : 08:41:58
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Capitolo 1 Introduzione Scusate se incomincio un po’ da lontano, ma credo che sia indispensabile. La parola fotografia significa disegnare con la luce e per fare questo ci serviamo della macchina fotografica, la quale però non è altro che un contenitore. In realtà per fotografare oltre al contenitore abbiamo bisogno di un obiettivo e delle pellicola, o sensore nel caso di macchine digitali. (da ora in poi per comodità parlerò solo di pellicola, ma è sottointeso che vale anche per i sensori della macchine digitali). Dal punto di vista pratico una data quantità di luce, passando per l’obiettivo e attraverso un sistema di specchi giunge sino alla pellicola, la quale viene impressionata, in altre parole “memorizza” la scena inquadrata, naturalmente dopo aver premuto il pulsante di scatto della macchina. Per una buona riuscita della foto è importante che la giusta quantità di luce raggiunga la pellicola. Quando la luce che impressiona la pellicola è troppa parliamo di foto sovraesposta (troppo chiara) al contrario parliamo di foto sottoesposta (buia, troppo scura). Gli strumenti, presenti sulla macchina fotografica e/o obiettivo che abbiamo per controllare la quantità di luce che deve raggiungere la pellicola sono praticamente due: - l’otturatore; - il diaframma. Su questi argomenti torneremo più avanti. La macchina fotografica è dotata anche di un esposimetro che misura la quantità di luce riflessa della scena inquadrata. I dati rilevati dall’esposimetro vengono poi indicati in vari modi (cambia da modello a modello) nel mirino della macchina. I dati forniti dall’esposimetro ci serviranno per regolare la giusta quantità di luce che andrà a finire sulla pellicola, usando ovviamente il tempo di posa e il diaframma. Per la buona riuscita della foto manca ancora una cosa e cioè una corretta messa a fuoco del soggetto che desideriamo immortalare. In pratica parliamo di una “zona di nitidezza” nella quale il soggetto inquadrato è appunto nitido, pulito, chiaro. Questa zona si chiama profondità di capo. Al di fuori di questa zona l’immagine non è più chiara, si ha una perdita di dettaglio, diventa come offuscata. Tutte queste regolazioni sono possibili solo con macchine chiamate manuali. Ovviamente per qualsiasi dubbio il dibattito è aperto
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Modificato da - PS in Data 05 giugno 2006 11:44:16
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spanter
Utente Senior
Città: Alghero
Prov.: Sassari
Regione: Sardegna
3358 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 29 maggio 2006 : 17:10:56
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Ciao Peter ritengo doveroso dirti che fai bene a cominciare da lontano perchè non bisogna dare mai niente per scontato. Aspettiamo il proseguo. Spanter |
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 30 maggio 2006 : 08:49:23
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Capitolo 2 L’otturatore Come abbiamo detto l'otturatore è uno dei due meccanismi che ci consente di controllare la quantità di luce che raggiunge la pellicola. Esso ci permette di scegliere la velocità dello scatto il che significa che decidiamo per quanto tempo la pellicola rimane esposta alla luce riflessa dal soggetto. E’ comprensibile che più tempo l’otturatore rimane aperto più luce arriva alla pellicola. Sulle macchine fotografiche questi tempi vengono selezionati tramite apposito comando e sono espressi in frazioni di secondo. Alcuni esempi di numeri che trovate sulle macchine fotografiche: 1/8, 1/15, 1/30, 1/60......1/250 1/500 e così via. In altre parole questo è il tempo per il quale l’otturatore rimane aperto per far entrare la luce e si chiama tempo di posa. Quando il numero è alto come 1/250, parliamo di tempi di posa brevi, al contrario 1/15 è un tempo di posa lungo. Sulle macchine attuali troverete anche tempi intermedi, per esempio tra 1/15 e 1/30. Bisogna ancora ricordare che la quantità di luce che raggiunge la pellicola, con un tempo immediatamente inferiore è esattamente doppia, rispetto al tempo immediatamente superiore. Esempio: con 1/15 entra esattamente il doppio di luce che con 1/30. Con 1/30 entra esattamente il doppio di luce rispetto a 1/60 e così via. In pratica con 1/15 entra esattamente il quadruplo di luce rispetto a 1/60. Ogni volta che spostiamo il tempo di posa di “una posizione”, ad esempio da 1/15 a 1/30 oppure da 1/125 a 1/250 parliamo di uno stop. Se cambio il tempo di posa da 1/125 a 1/250 in gergo dirò “ho abbreviato il tempo di posa di 1 stop”.
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Modificato da - PS in data 30 maggio 2006 08:49:47 |
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falce
Utente V.I.P.
Città: Colle di Val d'Elsa
Prov.: Siena
Regione: Toscana
361 Messaggi Micologia |
Inserito il - 30 maggio 2006 : 08:56:10
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Questo, da ignorantone quale sono, era quello che mi ci voleva !!!
una sola domanda: perche non "istituzionalizzarlo" un po' come il corso di micologia?
Un saluto
Mauro
There is often a much simpler way of doing things - if you make the effort to look for it. Simplicity does not just happen. (E. De Bono) |
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 30 maggio 2006 : 09:08:08
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| Messaggio originario di falce:
una sola domanda: perche non "istituzionalizzarlo" un po' come il corso di micologia?
Un saluto
Mauro
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Piano, piano io non sono un grande esperto di fotografia. Questo non vuole essere un corso vero e proprio, ma solo qualche nozione di tecnica, per migliorare il risultato, delle proprie foto. |
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Fabiolino pecora nera
Moderatore
Città: Napoli
Prov.: Napoli
Regione: Campania
5000 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 30 maggio 2006 : 14:00:00
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Ciao, bella idea, anche se non sono proprio a zero, ma talvolta scatto in automatico. Dunque in caso di molta luce useremo tempi di posa brevi per evitare sovraesposizione, mentre in caso di foto al buio useremo esposizione media e flash, giusto? Ed in caso volessimo fotografare oggetti in veloce movimento come dovremmo comportarci? Ciao e grazie Fabiolino |
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 30 maggio 2006 : 14:31:18
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Ciao Fabiolino, la tua domanda è pertinente, ma sei corso troppo avanti. Per rispondere decentemente alla tua domanda, sarebbe più giusto aspettare almeno i prossimi 2 capitoli. Brevemente quindi, il tempo di posa è solo 1 degli elementi che ci permette di controllare la quantità di luce, noi invece disponiamo anche del diaframma ed abbiamo la possibilità di scegliere o impostare, nel caso del sensore, la sensibilità del supporto sul quale “memorizzeremo” la nostra immagine.
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Gioquita
Utente Senior
Città: Mattinata
Prov.: Foggia
Regione: Puglia
2239 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 30 maggio 2006 : 14:34:25
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davvero interessante questa "lezione" grazie Peter Link
giovanni |
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helyantus
Utente V.I.P.
Città: Catania
Regione: Sicilia
496 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 30 maggio 2006 : 14:44:41
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Una bella idea!!! La mia piccola digitale non permette queste "disquisizioni mentali"...ma avendo in programma di acquistare qualcosa più serio ti seguirò prendendo appunti... Finora sono concetti che già conosco... che avevo messo nel "dimenticatoio" proprio perchè non posso metterli in pratica.
Alessandra
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 01 giugno 2006 : 08:11:17
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Capitolo 3
Il diaframma Tornado per un attimo sull’otturatore c’è una frase che vale la pena riprendere. “E’ comprensibile che più tempo l’otturatore rimane aperto più luce arriva alla pellicola”. Quando dico rimane aperto mi riferisco ad un’apertura, attraverso la quale passa la luce. Bene, questa apertura si chiama diaframma. Quindi con il termine diaframma indico la grandezza dell’apertura del diaframma di un obiettivo, attraverso il quale passa la luce. Anche in questo caso è semplice capire che maggiore è l’apertura più luce entrerà ad impressionare la pellicola o viceversa. Ecco che insieme alla velocità del tempo di posa e la larghezza dell’apertura del diaframma possiamo decidere quanta luce fare arrivare sino alla pellicola. Anche l’apertura del diaframma come i tempi di posa è espressa con una serie di numeri preceduti in questo caso dalla lettera f. Alcuni esempi: f/1.2, f/1.4, f/2, f/2.8, f/4, f/5.6, f/8, f/11, f/16, f/22, f/32. Sulle macchine recenti si possono trovare anche valori intermedi. I numeri più bassi stanno ad indicare un’apertura più ampia, al contrario i numeri più alti indicano un’apertura più stretta. Bisogna ricordare che il valore più basso indica altresì la luminosità massima di un obiettivo. (torneremo ancora su questo argomento quando parleremo degli obiettivi). Anche nel caso delle aperture del diaframma vale lo stesso discorso come sui tempi di posa, ovvero ogni valore successivo raddoppia o dimezza la quantità di luce che raggiunge la pellicola e pure nei diaframmi si parla di stop. Il diaframma ha ancora una funzione molto importante, esso regola la profondità di campo, che da ora in poi per comodità chiameremo pdc. I valori più bassi tipo f/2.8 produrranno un’immagine con poca pdc, mentre mano a mano che chiudiamo il diaframma verso i numeri più alti la pdc aumenta. Sulla pdc torneremo a parlare più avanti.
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 01 giugno 2006 : 11:25:02
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Capitolo 4 La pellicola Nel capitolo 1 abbiamo detto che la parola fotografia significa disegnare con la luce, la pellicola pertanto rappresenta il nostro foglio da disegno. Da ora in poi più che di pellicola parleremo di supporto sul quale verrà “memorizzata” la nostra immagine. Ci sono diversi tipi di pellicola la bianco e nero, le classiche pellicole a colori e le diapositive. Tutti oggi conosciamo le macchine digitali nelle quali non viene più inserito alcun rullino, perchè la foto viene memorizzata su un sensore. Ecco perchè è più corretto parlare di supporto che di pellicola. La cosa più importante di un supporto è la sensibilità alla luce ed in tal senso, ci sono supporti molto sensibili ed altri meno. Dal punto di vista pratico vuol dire che i supporti poco sensibili, per essere impressionati, hanno bisogno di molta più luce che i supporti molto sensibili. Va da se che la scelta della sensibilità del supporto andrà fatta in base al soggetto e alle condizioni di luce nella quale ci troveremo a fotografare. Come anche per gli altri “elementi” per controllare la luce, anche i valore della sensibilità del supporto viene espresso con dei numeri. Una volta la sensibilità della pellicola veniva indicata con un numero ASA (American Standards Association) oppure con Din (Deutsche Industrie Norm). Ai giorni nostri c’è il nuovo sistema ISO (International Standards Organization). Quindi quando sulla pellicola trovate la scritta ISO 100/21° significa ASA 100 e 21 DIN. Un po’ noioso lo so, prendetelo solo come notizia e basta. Alcuni esempi di sensibilità ISO 50, ISO 100, ISO 160 ...... ISO 1600 e così via. I supporti con gli ISO bassi sono quelli poco sensibili (hanno bisogno di molta luce per essere impressionati), mentre i supporti con gli ISO alti, al contrario hanno bisogno di poca luce, per memorizzare l’immagine. Nelle macchine fotografiche analogiche dobbiamo scegliere la sensibilità della nostra pellicola e una volta inserito il rullino, tutti i fotogrammi di quel rullino hanno la medesima sensibilità=ISO. Al contrario con le fotocamere digitali, gli ISO si possono impostare per ogni singolo fotogramma, direi una bella comodità. Dal punto di vista della qualità le foto ottenute con i supporti con gli ISO bassi, sono migliori rispetto a quelle ottenute con gli ISO più alti. In pratica le pellicole meno sensibili producono immagini più dettagliate, con più contrasto, i colori sono più saturi e con sfumature meno brusche. Anche in eventuali ingrandimenti la grana (grani fotosensibili con in quali e realizzata la pellicola) dei supporti a bassa sensibilità è meno visibile, quindi l’immagine è migliore. Anche con le macchine digitali, aumentando l’impostazione degli ISO, la qualità dell’immagine subisce un calo dovuto soprattutto a quello che viene chiamato rumore digitale. Questo dal punto di vista visivo, si presenta come una variazione del colore dei pixcel, in pratica l’immagine risulta più sbiadita ed anche i colori non sono più quelli reali, in conclusione la qualità dell’immagine ne risente parecchio. Ricordiamo ancora, senza entrare nel dettaglio, che le compatte soffrono molto di più di questo difetto rispetto alle macchine reflex più professionali. Il prossimo capitolo lunedì 5 giugno.
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Modificato da - PS in data 01 giugno 2006 11:25:56 |
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FOX
Moderatore
Città: BAGNO A RIPOLI
Regione: Toscana
21536 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 01 giugno 2006 : 11:50:26
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Ciao Peter, non posso che congratularmi con te per il modo così chiaro e semplice che hai impostato queste nozioni di fotografia.
Veramente complimenti!
Simo
Micologia, parliamone di più, per saperne di più..... |
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 01 giugno 2006 : 11:58:11
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Grazie, sei troppo gentile. |
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Alberto Gozzi
Moderatore
Città: Trento
Prov.: Trento
Regione: Trentino - Alto Adige
26216 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 01 giugno 2006 : 19:26:40
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...io uso solo dia e tutto in manuale...
...sei stato un maestro di chiarezza e semplicità...
...i miei complimenti...
grazie.................................alberto
albertotn 1
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 05 giugno 2006 : 10:34:20
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| Messaggio originario di Albertotn1:
...io uso solo dia e tutto in manuale...
...sei stato un maestro di chiarezza e semplicità...
...i miei complimenti...
grazie.................................alberto
albertotn 1
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Grazie albertotn 1. Non negando tutti i pregi del digitale (non ha solo pregi ovviamente), anche io per ora uso solo le dia, ed in particolare la Fuji velvia 100, un vero spettacolo.
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 05 giugno 2006 : 10:41:28
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Capitolo 5
Riassunto e deduzioni capitoli precedenti
A questo punto direi di fare il punto della situazione. Abbiamo praticamente 3 componenti con i quali giostrarci per dosare la quantità di luce. Ricordiamo che siamo noi a decidere quanta luce usare e non la macchina fotografica con i suoi automatismi. Consideriamo di avere nella fotocamera un rullino con una determinata sensibilità (giusto come esempio diciamo ISO 100, ma in questo momento per non ha nessuna importanza) oppure decidiamo di impostare la sensibilità della macchina digitale sempre a ISO 100. Ciò significa che ci rimangono a nostra disposizione, per giostrare la giusta quantità di luce, il tempo di posa e il diaframma. Cerchiamo ora di vedere questi due elementi insieme e non più singolarmente, il tutto con un semplice esempio. Inquadrando una determinata scena l’esposimetro della macchina fotografica (con i nostri ISO 100 ) ci indica che l’esposizione corretta è composta da un tempo di 1/250 e da un diaframma con apertura di f/5.6. Ipotizziamo che a noi serve una maggiore profondità di campo (pdc). Come sapete per aumentare la pdc dobbiamo chiudere di più il diaframma, però chiudendo il diaframma sappiamo anche che passerà meno luce e quindi per compensare la perdita di luce non facciamo altro che allungare il tempo di posa. Ma di quanto direte voi? Molto semplice. Vi ricordate che abbiamo detto, sia parlando dei tempi di posa che di diaframmi, che ogni cambio di 1 posizione corrisponde a uno stop? Questo significa che chiudendo il diaframma di una posizione, bisogna aumentare il tempo di posa sempre di una posizione. Ecco una tabelle per rendere il tutto più comprensibile. tempo di posa / diaframma / quantità di luce 1/30 / f/22 / = stessa quantità di luce 1/60 / f/11 / = stessa quantità di luce 1/125 / f/8 / = stessa quantità di luce 1/250 / f/5.6 / = stessa quantità di luce 1/500 / f/2.8 / = stessa quantità di luce Non serve alcuna nozione di fotografia per sapere che se usiamo tempi troppo lunghi c’è il rischio di realizzare immagini mosse, dovute al movimento. A questo proposito, però bisogna distinguere due tipi di movimento 1) il movimento del fotografo; 2) il movimento del soggetto da fotografare. Nel primo caso (argomento sul quale torneremo quando si parlerà degli obiettivi) l’unica soluzione è usare tempi non troppo lunghi, per ora solo per comodità diciamo solitamente non superiori a 1/30. L’alternativa è l’uso del cavalletto ovviamente con scatto flessibile, che impedisce alla mano di trasmettere le vibrazioni alla macchina, il telecomando oppure l’autoscatto. Nel secondo caso invece, dipende molto dal soggetto, che vogliamo “fermare”. Un’automobile lanciata a forte velocità necessita logicamente di un tempo più breve rispetto ad una persona che cammina. In modo molto generico possiamo dire che i tempi brevi sono quelli inferiori a 1/125.
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Modificato da - PS in data 05 giugno 2006 10:44:33 |
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Bigeye
Moderatore
Città: viterbo
Prov.: Viterbo
Regione: Lazio
6269 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 05 giugno 2006 : 11:16:54
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lo hanno fatto altri, ma mi complimento anche io per la chiarezza dell'esposizione che nn ha minimamente inficiato il contenuto informativo. tuttaltro! esposizione chiara, ma non hai sovraesposto eh :)
angelo |
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 05 giugno 2006 : 11:48:25
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Grazie Bigeye, messaggio ricevuto.
Io non l'ho mai scritto, ma chi volesse commentare, partecipare, o completare qualche capitolo, sarà il ben venuto. |
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macromicro
Utente Super
Città: Piovene Rocchette
Prov.: Vicenza
Regione: Veneto
7113 Messaggi Macrofotografia |
Inserito il - 05 giugno 2006 : 11:59:33
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Peter non so come hai impostato le lezioni, ma in merito al capitolo 5 mi sembrerebbe consono accennare ai tempi anche in relazione alla lunghezza della focale
Gianfranco |
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PS
Utente Senior
Regione: Friuli-Venezia Giulia
4462 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 05 giugno 2006 : 12:06:19
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| Messaggio originario di macromicro:
Peter non so come hai impostato le lezioni, ma in merito al capitolo 5 mi sembrerebbe consono accennare ai tempi anche in relazione alla lunghezza della focale
Gianfranco
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Hai ragione, ho pensato di affrontare il discorso tempi/focale nel capitolo (n°7) sugli obiettivi, semplicemente perchè se qualcuno non sa la differenza tra un 20 e un 200 mm. l'argomento diventava difficile da espletare. Cosa ne pensi? |
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macromicro
Utente Super
Città: Piovene Rocchette
Prov.: Vicenza
Regione: Veneto
7113 Messaggi Macrofotografia |
Inserito il - 05 giugno 2006 : 13:14:47
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Senz'altro va bene come hai programmato le lezioni
Non sapendolo avevo pensato che un'accenno alla relazione tempi/lunghezza focale avrebbe potuto essere inserito nella problematica tempi minimi per evitare il mosso come principio Vai che ...vai bene
Gianfranco |
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