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   RUSSULA
 Storia e studio del genere Russula
 Il genere Russula: pt 1. Definizione e sottogenere Compacte
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Alessio
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Inserito il - 25 aprile 2007 : 15:12:45 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Oggi, giornata di Festa in cui si ricorda della liberazione d'Italia, alcune persone sono comunque al lavoro: come il sottoscritto. Già: mi tocca stare in biglietteria qui al Museo (di cui un giorno vi posterò storia ed immagini). Ed allora ecco che mi diverto a tediare gli amici del Forum !

A partire da questo contributo vorrei proporre un divulgativo (in puntate a cadenza irregolare...) dedicato al genere Russula, gruppo molto difficile ma sicuramente affascinante. La speranza è che questi interventi, spiritati alla monografia in due volumi dello specialista italiano Mauro Sarnari, siano uno strumento per stimolare gli appassionati a cimentarsi nella determinazione delle specie e quindi rappresenti una base per le discussioni dedicate a questo genere.

Proprio per permettere una maggiore fruizione di questo lavoro anche da parte dei semplici amatori, ho evitato di insistere sui caratteri microscopici, comunque importantissimi nelle russule, e cercato di circoscrivere i vari raggruppamenti infragenerici e le diverse specie esclusivamente per le loro caratteristiche macroanatomiche ed ecologiche.

Iniziamo quindi il nostro percorso illustrando le caratteristiche proprie delle russule.

PS: commenti, critiche, insulti (magari non troppo pesanti) e simili sono ben accetti !

Per chi non ha tempo o voglia di leggere tutto il post: Allegato: Il genere Russula: pt 1. Definizione e sottogenere Compacte Il genere russula_parte_1_v1.pdf
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Modificato da - vladim in Data 24 gennaio 2016 17:19:10

Alessio
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Inserito il - 25 aprile 2007 : 15:16:16 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Genere Russula Persoon, Obs. Mycol. 1: 100. 1976.

Definizione

Il genere Russula Persoon comprende funghi terrestri con portamento agaricoide (sono articolati cioè in cappello, gambo ed imenoforo a lamelle) che instaurano rapporto di simbiosi micorizica con diverse essenze forestali.

Il cappello ha generalmente un profilo variabile da sub globoso a disteso, fino a diventare spesso più o meno imbutiforme a maturità; in poche specie la sua sagoma può essere dominata da un umbone ottuso. Il margine, ottuso o acuto, può essere liscio oppure più o meno nettamente e lungamente scanalato. Il rivestimento può essere strettamente adnato alla polpa sottostante oppure asportabile per un tratto più o meno lungo, intero o rotto in areole più o meno estese; la superficie può essere umida e brillante, fino a glutinosa, oppure asciutta ed opaca, vellutata, pruinosa: in alcuni casi può essere ricoperta da uno strato velare. I pigmenti sono solitamente vivaci (rosso, porpora, violetto, vede, giallo ecc.), uniformi o variamente mescolati: in un gruppo (sottogenere Compactae) sono congenitamente assenti (la colorazione è secondaria e dovuta a macchie più o meno estese).

Le lamelle, da libere a decorrenti, possono essere inframezzate a lamellule; quasi sempre fragili, possono essere in alcuni casi lardacee o elastiche. Il colore delle spore in massa varia da bianco puro a giallo carico, passando per le sfumature intermedie.

Il gambo è solitamente centrale e ben differenziato, carnoso, da molto corto a slanciato. Generalmente sub cilindrico e leggermente rastremato, oppure clavato, talvolta leggermente svasato sotto l’inserzione delle lamelle, può essere pieno, lacunoso o cavernoso. La superficie può essere liscia oppure rugosa o vellutata al tocco: fondamentalmente bianca, qualche volta può essere lavata o macchiata di rosso, rosa, violetto, grigio, giallo; in qualche caso può essere punteggiato di bruno bistro mentre raramente può presentare un sottile velo a struttura granulosa.

La carne, più o meno putrescibile, in nessun caso secernente lattice, può essere esigua e soffice oppure spessa e più o meno dura; bianca o leggermente pigmentata sotto le superfici, può essere più o meno ingiallente, imbrunente, arrossante, ingrigiente o annerente. Il sapore può essere mite, piccante, astringente o amaro; l’odore è variabile.

Le spore, il cui profilo varia da subgloboso a ellissoidale, possono essere da molto piccole a molto grandi: l’ornamentazione amiloide è piuttosto variabile per rilievo e disegno complessivo.

Il carattere tipico delle russule è il tipo di frattura della carne, che avviene in modo netto e non con quella che potremmo definire una lacerazione fibrosa. Il modo di rompersi e l’aspetto della frattura (almeno negli individui in buono stato di conservazione) sono simili a quelli del gesso o del polistirolo: questa particolare consistenza è dovuta alla presenza nella trama della carne di ife sferoidali (sferociti).

La determinazione delle russule, salvo alcune eccezioni, è piuttosto problematica: molte specie risultano infatti ad un primo approccio abbastanza simili tra di loro e spesso neanche il ricorso al microscopio è risolutivo nella determinazione delle varie specie.
Le caratteristiche macroanatomiche da considerare sono: la consistenza della carne, il portamento dei carpofori, il colore della sporata, quello del cappello, l’aspetto e le caratteristiche del rivestimento pileico, gli eventuali viraggi della carne e delle superfici, il sapore (della carne e delle lamelle !), l’odore e le reazioni macrochimiche, oltre che l’ambiente di crescita (1).

Note:
(1) Ovviamente grande importanza hanno i caratteri microscopici,non elencati nel testo per rispetto ai criteri enunciati nel breve preambolo. I caratteri microanatomici fondamentali sono la struttura della pileipellis (rivestimento del cappello), la presenza o meno di cistidi e i caratteri sporali.
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Alessio
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Inserito il - 25 aprile 2007 : 15:19:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sistematica del genere Russula

Sarnari ha suddiviso le russule, nella sua monografia che rappresenta la base di queste note, in sei sottogeneri molto omogenei e di forte caratterizzazione; le caratteristiche di questi raggruppamenti sono brevemente delineate nella seguente chiave:


Immagine:
Il genere Russula: pt 1. Definizione e sottogenere Compacte
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Gli ultimi due taxa risultano ben distinti su base microscopica: nella pileipellis delle russule del sottogenere Ingratula sono infatti presenti particolari ife allungate, molto prominenti rispetto alla superficie, con pareti leggermente inspessite e rifrangenti, coperte da un essudato che il trattamento con fucsina e acido cloridrico trasforma in una miriade di gocce porpora: le ife primordiali.

Modificato da - Alessio in data 25 aprile 2007 15:31:58
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Alessio
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Inserito il - 25 aprile 2007 : 15:48:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
1. - Sottogenere Compactae

Al sottogenere Compactae (Fries)M. Bon appartengono le russule con carne dura e gessosa (almeno nei giovani esemplari), imbrunente od annerente, direttamente o previo arrossamento preliminare, e lamellule sovrabbondanti.

Il cappello, biancastro nelle primissime fasi di sviluppo, può macchiarsi di ocra, bruno bistro, nerastro: il margine è sempre liscio. Le specie di questo sottogenere, abbastanza naturale, sono distinte in quattro sezioni:

(1.1) sezione Compactae: per le entità con carne annerente, talora previo arrossamento, e sporata bianca;
(1.2) sezione Lactarioides: per le specie con carne e superfici imbrunenti, portamento lattarioide e gambo generalmente corto; sporata da crema a gialla;
(1.3) sezione Archaeinae: per i taxa con lamelle molto spaziate (imenoforo ‘igroforoide’), carne imbrunente e sporata bianco puro.

1.1- Sezione Compactae Fries

Come appena visto, i caratteri che definiscono le specie di questo gruppo [denominato da alcuni autori sezione Nigricantes (Bataille)Konrad & Josserand] sono il viraggio al nero della carne, con o senza arrossamento preliminare, e la sporata bianco pura.

I caratteri macroscopici utili alla distinzione delle singole specie di questa sezione sono la statura dei carpofori, la spaziatura relativa delle lamelle, l’intensità e la qualità del viraggio della carne ed il sapore di questa (2).


Immagine:
Il genere Russula: pt 1. Definizione e sottogenere Compacte
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Le specie meglio individuata dell’intera sezione è R. albonigra (Krombholz)Fries, specie non rara che cresce sia sotto latifoglie che conifere, dalla zona mediterranea a quella subalpina, con preferenza per i terreni moderatamente sabbiosi ed acidi.
Il suo identikit comprende il sapore rinfrescane (mentolato) delle lamelle, l’intenso viraggio della carne al nero (diretto nella forma classica, preceduto da un leggero arrossamento nella forma pseudonigricans Romagnesi) e le lamelle di media spaziatura.

Le lamelle sono invece molto fitte in R. atramentosa Sarnari. Questa è una specie ben identificabile per la statura appena media (diametro del cappello: 40-70 mm), il rivestimento del cappello asciutto e vellutato, crema avorio di fondo ma presto macchiato di grigio nerastro, e le lamelle appunto fittissime (fino a 12-13 lamelle per cm sul bordo del cappello), leggermente crema o con riflesso caffellatte, di sapore rinfrescante (meno marcatamente rispetto a R. albonigra); la carne – non troppo spessa per la sezione - annerisce rapidamente al tocco, senza arrossare: il sapore è dolce, talora leggermente rinfrescante, spesso leggermente amarescente. L’ambiente di crescita è rappresentato dai boschi di leccio, sughera o querce caducifoglie in terreni calcarei.
R. anthracina, specie molto rara e probabilmente assente in Italia, trova posto nella cerchia di R. atramentosa da cui si distingue per l’acredine, l’assenza di gusto rinfrescante sulle lamelle ed l’habitat subigrofilo.

R. acrifolia Romagnesi è invece una specie molto comune, sia nei boschi di latifoglie che in quelli di conifere, di taglia media, con cappello viscido e brillante, fondamentalmente bruno-rossastro, lamelle più o meno fitte (raramente spaziate), crema avorio o con riflesso rosato, dal sapore decisamente pepato e carne pure acre, prima arrossante e quindi annerente. Lo schema appena delineato consente una determinazione macroscopica piuttosto facile di questa specie (3): i problemi nascono quando si incontrano forme in cui l’arrossamento si attenua o scompare del tutto, con le colorazioni brune che vengono rimpiazzate da toni grigio nerastri.

In questi casi, le possibilità di confusione con R. atramentosa sono limitate dal fatto che in questa specie il cappello è asciutto, la carne è direttamente annerente e le lamelle sono fittissime. Il sapore praticamente dolce della carne permette invece di distinguere da R. acrifolia il gruppo costituito da R. densifolia Gillet e R. fuliginosa Sarnari.

R. densifolia si identifica nelle russule ‘compatte’ per la statura piccola o appena media (diametro del cappello: 30-60 mm), il cappello presto asciutto, su toni caffellatte (mai bruno rossastri come in R. acrifolia !), le lamelle molto fitte, crema, dolci come la carne ed il viraggio netta della carne al rosa rosso prima dell’annerimento finale. R. densifolia è una specie non ubiquitaria ma localmente abbondante che cresca sia sotto latifoglie che sotto conifere, su terreni preferibilmente acidi, dove si consorzia spesso con R. acrifolia.

In R. fuliginosa invece la carne annerisce direttamente; si tratta di una russula di media taglia (diametro del cappello: fino a 110 mm) con cappello più o meno brillante, presto macchiato di grigio bistro, lentamente annerente, e lamelle molto fitte, bianche (senza sfumature rosate !), dal sapore pepato ben netto, contrastante con la carne dolce ! L’ambiente di crescita di questa entità, piuttosto rara, è rappresentato dai boschi di querce su terreni argillosi.

Molto vicina a R. fuligginosa è R. densissima J. Schaeffer ex Romagnesi, specie probabilmente assente in Italia: le due entità sono distinte essenzialmente su base microscopica (4).

La sezione Compactae si completa con due specie di grosse dimensioni: R. nigricans Fries e R. adusta (Persoon:Fries)Fries. Nella prima il cappello può raggiungere un diametro di 200 mm ! La carne, il viraggio bifasico (prima rosso vivo, poi nero fuliggine), il cappello più o meno asciutto, la carne dolce o appena pepata e la particolare carnosità e durezza sono i suoi tratti distintivi; ciò che rende questa russula davvero inconfondibile è però la notevole spaziatura delle lamelle il cui colore, ocra o ocra rosato (spesso con sfumature grigiastre), dissimula il bianco puro della sporata. Ecologicamente è una russula ubiquitaria, che cresce sia nei boschi di latifoglie che in quelli di conifere.

La letteratura tende a sbarazzarsi in poche righe di R. nigricans, considerata specie non critica e di facile determinazione. In realtà questo conformismo viene smentito dall’esistenza di raccolte anomale e quindi mal definibili.
Un’importante eccezione riguarda il viraggio al rosso della carne, che in alcuni esemplari è debole o quasi nullo e seguito da un viraggio sempre modesto al grigio; queste varianti sono descritte come fo. subadusta Sarnari ad int. (5).

R. adusta, di poco più piccola di R. nigricans (diametro del cappello: fino a 160 mm), si riconosce per il cappello lubrificato e brillante, la carne lentamente virante al grigio passando per sfumature rosa avvertibili negli strati superficiali, le lamelle spaziate, il gambo enorme e tipicamente plicato e anfrattuoso alla base. R. adusta è una delle russule più precoci dell’arco alpino, non rara nelle abetaie su terreno siliceo (secondo alcuni autori anche sotto pino marittimo in ambienti costieri).



Note:
(2) Microscopicamente hanno grande importanza in questa sezione le dimensioni e l’ornamentazione delle spore, la reattività dei pleurocistidi alla SBA, la struttura della pileipellis e la eventuale presenza di dermatocistidi nella stessa.
(3) Microscopicamente R. acrifolia è caratterizzata per i lunghi peli cilindracei della pileipellis ed i dermatocistidi relativamente frequenti e con articolo terminale spesso munito di grossolani diverticoli.
(4) R. fuligginosa ha peli banalmente cilindrici e spore relativamene allungate [7,2-8,8 x 5,6-7 µm], mentre R. densissima ha peli subulati e spore sub globose [6,5-7,2 x 5,7-7 µm].
(5) Esistono pure individui con struttura della pileipellis differente da quella riscontrabile nelle forme tipiche di R. nigricans; quest’ultima infatti presenta peli ciindrici di 3-7 µm: nella fo. megatricha Sarnari ad int. Si osservano invece peli di forma irregolare, con ampolle fino a 12 µm !

Modificato da - Alessio in data 25 aprile 2007 16:07:27
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Alessio
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Inserito il - 25 aprile 2007 : 16:06:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
1.2- Sezione Lactarioides (Bataille)Konrad & Josserand

Nell’ambito delle russule ‘compatte’ questa sezione si individua per il particolare portamento, definito ‘lattarioide’: il cappello di queste specie ha infatti profilo imbutiforme, le lamelle sono discendenti o nettamente decorrenti ed il gambo è corto e robusto.

La carne è imbrunente, mentre la sporata, bianca nella sezione precedente, mostra in questa una certa varietà e diventa quindi un carattere distintivo.


Immagine:
Il genere Russula: pt 1. Definizione e sottogenere Compacte
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La sporata crema biancastro (Ib – IIa) caratterizza il complesso delica/chloroides.

R. delica Fries è una specie cosmopolita, reperibile un po’ ovunque sotto latifoglie e conifere; a confronto con le entità vicine si riconosce per la grande taglia (diametro del cappello: fino a 185 mm), il portamento tarchiato, la forma irregolare e spesso asimmetrica del cappello, che presenta una depressione ombelicale, le lamelle relativamente alte e spaziate ed il sapore moderatamente pepato. La carne, imbrunente come da definizione della sezione, ha un odore forte e sgradevole, come di pesce o salmastro, con componenti fruttate nei giovani esemplari.

Tra i tanti sinonimi di R. delica mi piace ricordare Lactarius piperatus var. exsuccus Persoon, indice dell’estrema somiglianza tra le russule di questa sezione e i lattari bianchi del gruppo piperatus/vellereus.

R. chloroides (Krombholz)Bresadola si distingue per il cappello abbastanza regolare, crateriforme, le lamelle fitte e basse, nettamente inverdenti con il prosciugamento, ed il gambo relativamente slanciato. Le due russule diferiscono anche per il chimismo: la carne di R. delica reagisce infatti al solfato di ferro assumendo una colorazione rosa pallido, mentre quella di R. chloroides si colora in rosa arancio.

Il frazionamento di questo complesso è ben lontano dall’essere sufficientemente risolto: i caratteri utilizzati nella distinzione delle sue specie non sono sembrano infatti stabili (6). Sia R. delica che R. chloroides sono specie piuttosto comuni, reperibili sia nei boschi di latifoglie che in quelli di conifere.

La sporata gialla e la carne dal sapore acre bruciante sono invece i tratti distintivi di R. flavispora Blum ex Romagnesi. Questa russula, rara e probabilmente esclusiva delle latifoglie, si caratterizza inoltre per l’odore complesso, ben evidente al taglio e difficile da definire: come di pesce ed erbe bollite.

Il complesso di taxa gravitanti attorno a R. pallidospora si identifica per la sporata crema carico (IIc-d). La capofila di questo insieme, R. pallidospora Blum ex Romagnesi, è spesso confusa con le russule del complesso delica/chloroides: risulta tuttavia facilmente identificabile già sul terreno per il sapore ovunque mite, leggermente rinfrescante, poi tipicamente amaro o astringente. R. pallidospora, relativamente rara, cresce associata a diverse Fagales (principalmente colore delle spore in massa ma differiscono per il leccio) su terreni silicei.

La specie più vicina a R. pallidospora è R. littoralis Romagnesi: le due specie condividono il sapore della carne, l’odore e l’ecologia. R. littoralis ha infatti sapore moderatamente pepato, odore banale di rapa e cresce sotto pini.

Note:

(6) Si consideri ad esempio la var. puta Romagnesi di R. delica, distinta dalla forma tipica per le lamelle strette e fitte ! Praticamente una forma di transizione verso R. chloroides.



Modificato da - Alessio in data 25 aprile 2007 16:09:30
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Alessio
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Inserito il - 25 aprile 2007 : 16:15:27 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

1.3- Sezione Archaeinae Heim ex Buyck & Sarnari

Questa sezione comprende specie rarissime, disperse nei continenti europeo, africano ed americano, poco conosciute e spesso descritte sulla base di raccolte uniche o monocarpiche ! In Europa sono segnalate due specie: R. archaeosuberis Sarnari e R. camarophylla Romagnesi.

R. archaeosuberis è conosciuta per la località tipo (un bosco da pascolo a sughera a Tuscania, dove cresce in prossimità di rovi e vecchi alberi in disfacimento nei periodi più caldi dell’estate) e per una stazione sul litorale toscano (provincia di Livorno). R. archaeosuberis si individua come rappresentante delle russule ‘compatte’ per la carne dura e di buon spessore, la mancanza di pigmenti sul cappello e la sporata bianco puro; il principale carattere distintivo dalle russule del complesso delica/chloroides, con le quali condivide le colorazioni generali ed il viraggio all’ocra ruggine, è l’aspetto decisamente ‘camarofilloide’ dell’imenoforo, con lamelle grosse e fortemente spaziate.

Le caratteristiche dell’imenoforo sono ovviamente comuni con R. camarophylla, taxon mesofilo che cresce nei boschi misti della zona alpina e transalpina.


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Alessio
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Inserito il - 25 aprile 2007 : 16:16:35 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
POTREI AVER FATTO CONFUSIONE CON IL TAGLIA ED INCOLLA ! ABBIATE PAZIENZA MA OGGI MEZZA POPOLAZIONE DI PISA E LIVORNO SI E' ACCORTA DELL'ESISTENZA DEL MUSEO !
FATEMI SAPERE !

(ho anche esagerato le dimensioni delle immagini)

Modificato da - Alessio in data 25 aprile 2007 17:14:09
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Enzo Musumeci
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Inserito il - 25 aprile 2007 : 17:42:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Alessio


intanto ti auguro buon lavoro!...e complimenti per il grande contributo, aspetto che finisci le puntate per poi inserire delle immagini dei caratteri morfocromatici e microscopici.





Ciao a presto




Enzo Musumeci





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