L'adattabilità di questo animale si dimostra anche con l'utilizzo preferenziale, in periodi, situazioni e località diverse, di habitat diversi a seconda di esigenze e disponibilità. Importanti sono gli ambienti antropizzati, agricoli ed urbani, a causa della facilità di accesso alle risorse alimentari e della quantità e varietà di queste. Le faine sono presenti in molti centri abitati, anche di grandi dimensioni (ad es. Siena, la periferia di Roma), dove le occasioni di nutrimento legate all'uomo sono virtualmente infinite. Qui la loro presenza è poco nota, poiché si spostano di preferenza sui tetti e, per loro fortuna, vengono spesso scambiate per gatti domestici (!). La faina utilizza gli ambienti forestali di ogni genere, dalla macchia mediterranea alle foreste in quota, prediligendo le formazioni decidue o miste. Nei boschi utilizza anche le stesse aree frequentate dalla martora, evitando la competizione con questa grazie alla grande plasticità nell'utilizzo delle risorse, contrapposta alla notevole specializzazione della martora per la caccia in ambiente arboricolo. Le aree aperte come coltivi, pascoli, prati, sono evitate o se necessario attraversate velocemente. I rifugi diurni migliori sono utilizzati assiduamente e sono rappresentati da qualunque anfratto che garantisca sufficiente riparo, tranquillità e protezione da eventuali predatori: nelle zone antropizzate le faine utilizzano soprattutto casali abbandonati e fienili, dove sono disponibili in abbondanza sottotetti, cantine e buchi nei muri, ma non disdegnano le abitazioni occupate da uomini, purché con rifugi sufficientemente sicuri; negli ambienti forestali utilizzano cavità naturali negli alberi o nel terreno oppure riadattano quelle scavate da altri animali (tassi, volpi, istrici, conigli, etc.). In estate sostano anche all'aperto, sotto macchie impenetrabili (di rovi, ad es.) o su rami nascosti. In alcune località del nord Europa le faine hanno preso l'abitudine di intrufolarsi nel cofano delle autovetture per dormire sul motore ancora caldo e occasionalmente assaggiano anche i cavi elettrici. Purtroppo questa sistemazione diventa improvvisamente sgradevole (sia per le faine che per i proprietari delle macchine) quando la ventola inizia a girare e il motore avviato diventa rovente, oppure si incendia per un inspiegabile corto circuito... La faina è attiva prevalentemente di notte, mentre passa il giorno nei rifugi. L'attività notturna è sincronizzata con quella delle prede e le permette di evitare il contatto con l'uomo. Inizia a muoversi all'imbrunire; si muove sia a terra che sugli alberi. Ogni notte perlustra ampie porzioni del proprio territorio in cerca di cibo, per marcarlo con gli escrementi e l'urina (arricchiti di un apposito secreto ormonale prodotto da ghiandole perianali) e per difenderlo da eventuali intrusi della sua specie. Quando è alla ricerca di cibo compie spostamenti molto veloci e diretti, finché non raggiunge l'area scelta dove inizia a vagare a caccia di una preda o si ferma dove la frutta è matura. Anche nella dieta la faina mostra una strategia da generalista ed un notevole opportunismo; utilizza infatti un amplissimo spettro di risorse (praticamente tutto il commestibile) in grado di variare a seconda della disponibilità stagionale e locale. Gli alimenti più importanti sono la frutta, sia selvatica che di coltura, a causa della sua abbondanza stagionale e facile reperibilità, ed i micromammiferi, di cui è abile cacciatrice. Sugli alberi si dedica a uova, nidiacei ed uccelli adulti (importanti soprattutto nelle aree urbane); rilevanti anche gli invertebrati, che integrano la dieta di proteine, (in particolare nelle zone mediterranee). Fanno parte della dieta anche i rettili, e più raramente anfibi e pesci. Caccia anche conigli e lepri che è in grado di seguire nelle tane; dei vertebrati di taglia maggiore, che non è in grado di cacciare, consuma talvolta le carcasse: ad es. istrici, caprioli, cinghiali. Spesso sono fondamentali le risorse legate all'uomo: la frutta coltivata, le discariche e gli animali domestici. Alla sua frequentazione di pollai e voliere deve una fama (ed una persecuzione) in parte immeritata: infatti molte stragi che le vengono attribuite sono in realtà dovute agli insospettati gatti randagi o domestici e ad altri carnivori selvatici (come volpi, donnole etc.); stragi comunque facilmente evitabili con pollai ben chiusi superiormente e interrando a fondo la rete. È falsa la credenza che beva solo il sangue delle sue vittime, mentre è vero che in genere uccide tutti gli animali presenti nel pollaio; questo comportamento è chiamato
surplus killing: di fronte al sovrastimolo di molti animali che si comportano da prede (scappano terrorizzati), nel carnivoro si scatena una forte risposta istintiva di predazione, che non è dipendente dal suo reale appetito e termina solo con la morte o la fuga (impossibile nel pollaio) dell'ultima preda. Analizzando gli escrementi, se ne trovano alcuni dal contenuto veramente insolito: composti quasi esclusivamente da aculei di istrice (!), oppure contenenti noccioli (passino quelli di ciliegia, ma di albicocca!), una caramella ancora incartata e persino un profilattico; tutte testimonianze della varietà di "alimenti" consumata dalla faina, della sua ricerca incessante di fonti di cibo alternative e della sua resistenza gastrica! Le faine sono mature sessualmente ad 1 anno di età; partoriscono una cucciolata l'anno di 2-5 piccoli. Gli accoppiamenti avvengono tra metà giugno e metà agosto. Lo sviluppo dell'embrione si arresta ad uno stadio precoce e riprende dopo circa 6 mesi, con l'impianto nell'utero. Questo fenomeno (delayed implantation) serve presumibilmente a spostare le nascite ad un periodo favorevole per clima e disponibilità di cibo: i piccoli infatti nascono tra metà marzo e metà aprile. I nuovi nati rimangono nella tana con la madre per circa 7 settimane, quando termina l'allattamento. In questo periodo, in alcuni casi, il maschio procura il cibo alla femmina, che non esce quasi mai dal rifugio; partecipa così indirettamente all'allevamento. I piccoli vengono addestrati solo dalla madre fino alla successiva stagione riproduttiva, quando sono ormai indipendenti. Vengono tollerati nel territorio dei genitori fino ad 1 anno di età, quando si disperdono alla ricerca di un buon territorio.Relazioni intraspecifiche La faina è un animale solitario. I rapporti con i cospecifici sono rari, tranne, come visto in precedenza, durante la stagione riproduttiva; inoltre spesso il maschio condivide i rifugi diurni con le femmine con cui si accoppia e con i suoi piccoli. Ha una
territorialità intrasessuale: cioè difende da altre faine dello stesso sesso un'area di attività (home range) stabile ed esclusiva. Il territorio di un maschio è sovrapposto alla totalità del territorio di più femmine, in genere una o due, per potersi riprodurre in esclusiva con queste, e questo fatto ne determina le dimensioni. L'estensione degli home range delle femmine è invece stabilita in base alla disponibilità di cibo: se le risorse alimentari sono disperse uniformemente nell'area (ad es. in ambiente forestale) il territorio sarà più grande che in una situazione di risorse concentrate (ad es. in ambienti antropizzati). I territori di animali dello stesso sesso sono sovrapposti solo per percentuali minime. Gli
escrementi hanno forma cilindrica, diametro di circa 1 cm e lunghezza di 11-12 cm; una estremità termina tronca, l'altra molto affusolata. Spesso sono lasciati in punti ben visibili: sopra sassi, tronchi caduti, lungo sentieri o sopra altre forti tracce olfattive (escrementi di altri animali, ad es.). Talvolta sono deposti in mucchietti (latrine). Si distinguono in genere dagli escrementi di martora perché questi ultimi hanno un caratteristico odore muschiato (forte ma non sgradevole) e non contengono mai resti di origine vegetale, comuni nella faina. Gli escrementi di puzzola sono più piccoli ed anche loro caratterizzati da un forte odore di muschio. Nelle
impronte sono visibili 4 delle 5 dita (talvolta anche il 5°) con gli artigli: 2 in linea davanti e 2 ai lati, più arretrate e anch'esse allineate. Al centro è visibile un cuscinetto a mezza luna. Le dimensioni sono 3-4 cm in lunghezza per 2-3 cm. Rispetto alla volpe le impronte di faina sono più piccole e allungate, e le dita più aperte. Nella puzzola l'impronta è più piccola ed è più evidente il 5° dito. Il gatto lascia invece un'impronta quasi circolare e priva dei segni delle unghie.
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