Il ditisco
La numerosa famiglia dei
ditiscidi conta centinaia di specie tutte caratterizzate dall'essere
ottime nuotatrici grazie ad una serie di speciali adattamenti alla vita
acquatica: il corpo è di forma lenticolare, cioè ovale e appiattito,
ricoperto di un tegumento molto duro e lucido, che lo rende perfettamente
idrodinamico; il capo, largo e incassato nella prima porzione del torace,
porta grandi occhi composti e minute antenne filiformi; il terzo paio di
zampe sono particolarmente robuste e frangiate di fitti peli natatori
idrofughi che conferiscono loro un aspetto remiforme e sono appunto usate
come due potenti remi per spostarsi nell'acqua. Pur passando la maggior
parte del tempo sott'acqua, questi coleotteri sono costretti a riemergere
periodicamente per respirare, incamerando l'ossigeno sotto forma di bolle
d'aria con l'estremità posteriore dell'addome, all'interno della quale è
presente una cavità ove si aprono gli stigmi respiratori (questo
particolare accorgimento permette loro di resistere anche 10-15 minuti in
"apnea", ed ha dato il nome all'intera famiglia: "Dytes" infatti in greco
significa "palombaro"). Durante l'accoppiamento, che si svolge
completamente sott'acqua, il maschio si aggrappa alla femmina,
trattenendola per mezzo di due singolari espansioni adesivi presenti sui
tarsi anteriori (caratteristica, quest'ultima, che sommata alle elitre,
che nelle femmine sono scanalate permette di distinguere facilmente i due
sessi). Le uova vengono deposte in primavera all'interno di tessuti di
vegetali acquatici vivi, utilizzando un particolare ovopositore lungo
circa 10mm. Poiché si tratta di un'operazione piuttosto delicata che
richiede molto tempo e precisione, la femmina riesce a deporre solo 10-15
uova al giorno, e producendone un numero variabile da 500 a 1000, l'intero
processo di deposizione si protrae per circa dieci settimane. La forma
larvale è profondamente diversa da quella adulta (cosa usuale tra gli
insetti), avendo un corso slanciato e fusiforme lungo fino a 60mm. Le
larve dei ditiscidi, assieme a quelle delle libellule, sono di gran lunga
fra i più voraci invertebrati d'acqua dolce, tanto da essersi meritate,
presso gli inglesi, il soprannome di "tigri delle acque". Abilissime
nuotatrici, sono dotate di mascelle robuste, trasformate in tenaglie in
grado di catturare prede notevolmente più grosse di loro (altri insetti e
larve, vermi, girini e anche piccoli pesci). Le mandibole sono cave,
percorse internamente da canalicoli comunicanti col tubo digerente, e
attraverso di esse la larva riversa nei tessuti della sua preda i propri
succhi gastrici succhiando la poltiglia fluida che ne deriva (classico
esempio di digestione esterna). Pare che, così facendo, sia in grado di
"succhiare" fino a 50 girini al giorno! Al momento della metamorfosi
finale, le ninfe si seppelliscono nella fanghiglia umida ai bordi dello
stagno.
La specie rappresenta in questa scheda è Dytiscus circumflexus, dalla
livrea marrone a riflessi verdastri orlata da una linea gialla.
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