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Cicro cilindricolle

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Cicro cilindricolle Cychrus cylindricollis

 
 
Cicro cilindricolle foto di Augusto Franzini

Chiocciole divorate dal carabide Foto di Augusto Franzini

 

 

Il cicro cilindricolle

Il Cicro cilindricolle (Coleoptera, Carabidae) potrebbe essere considerato, a prima vista, un animale primitivo vivente, una specie di fossile sopravvissuto alle glaciazioni. Oltre a non volare essendo privo d’ali adatte a questa funzione, vive, infatti, confinato nelle zone apparentemente più inospitali della fascia Sud delle Alpi centrali, sopra i 1.800-2.000 metri dove la neve si scioglie per pochi mesi l’anno. Tuttavia, se si osserva attentamente, non è difficile rilevare che le caratteristiche morfologiche, apparentemente primitive, sono dovute semplicemente ad una regressione o involuzione nella funzionalità d’alcuni organi in seguito ad un adattamento di questo coleottero all’ambiente circostante.
Delle due paia d’ali, anticamente possedute dai suoi progenitori, non sono rimaste che quelle del primo paio che ricoprono l’addome formando una robusta corazza di chitina: si tratta cioè delle cosiddette elitre, sclerificate, presenti in tutti i coleotteri. Quelle del secondo paio, che alcuni coleotteri usano per volare – in maniera peraltro pesante – sono completamente atrofizzate: a 2000 metri, sulle Alpi e Prealpi Orobie, nella breve stagione in cui scompare la neve, tra luglio e agosto, il Cicro cilindricolle non ha bisogno di spostarsi in volo per cercare il cibo. Anche la sua larva, una sorta di bruco dalle mandibole d’acciaio, non si allontana che di qualche metro dal luogo dove è nata e continua a girovagare senza meta alla ricerca di prede succulente costituite da piccoli gasteropodi.
Le mandibole taglienti servono anche all’adulto per aprire i gusci meno resistenti mentre il capo e il torace ristretti e allungati servono per insinuarsi completamente all’interno del guscio e divorarne il contenuto anche nelle parti più recondite.
Nel complesso ecosistema comprendente gli orizzonti perinivali delle Alpi, nessuna fonte alimentare, benché minima come il corpo di una chiocciola alticola, può essere tralasciata. Da un mondo occulto di dominatori, un severo monito agli sfrenati consumi dell’uomo.
L’adulto misura tra i 20 e i 22 mm. Il colore è nero brillante con granulazioni e striature poco prominenti e irregolari. Il capo è stretto e allungato con la fronte piatta, le parti boccali allungate, gli occhi sono piccoli e le antenne superano in lunghezza, all’indietro, il protorace. Quest’ultimo è lungo due volte la larghezza massima, cilindrico, con una marcata incisione trasversale posteriormente. Elitre globose, saldate tra loro; ali del secondo paio atrofizzate. Zampe nere, lunghe sottili adatte alla corsa.
La sua distribuzione da dal Pizzo dei Tre Signori (SO) e dalle Grigne (LC) verso oriente, sino alla Presolana (BG) e all’Adamello. Presente con una stazione relitta anche sul M.Baldo (VR). E’ specie endemica italiana.
Vive sopra i 1800 metri. Ha abitudini notturne e si nutre a spese gasteropodi del piano cacuminale.

Testo di Paride Dioli

Foto di Augusto Franzini

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