La società delle api è matriarcale e
persistente, è inoltre monoginica e si moltiplica per sciami. La società
è divisa in tre caste: regina, fuchi ed operaie. L'ape regina è una
femmina destinata, dopo il volo nuziale, a vivere nel nido deponendovi
le uova, a meno che non debba sciamare. Il primo sciame che esce da un
alveare è infatti sempre guidato da una vecchia regina. Prima che esso
si formi, le api operaie costruiscono un certo numero di celle reali,
per ottenere regine destinate a rimanere nell'alveare oppure ad
accompagnare successivi sciami. Quando la giovane regina, nata nella più
vecchia di queste celle, si è liberata, cerca di uccidere le sorelle
regali che si trovano ancora all'interno delle celle. Questo fenomeno
viene evitato perché sciami di operaie e maschi sono pronti a sciamare
non appena le giovani regine escono dalle celle; al primo sciame ne
seguiranno degli altri fino a quando ci saranno abbastanza api
nell'alveare; a questo punto la prima regina che nasce e non sciama
ucciderà le regine non nate e diventerà l'unica regina dell'alveare.
I fuchi sono maschi, nascono da uova non fecondate, deposte dalla regina
in grosse celle esagonali ed, in via molto eccezionale, da operaie di
alveari orfani divenute ovificatrici. I maschi sono più pesanti delle
operaie, abbondantemente ricoperti di peli e ricchi di sensilli
olfattori e tattili, servono esclusivamente alla fecondazione delle
regine ed è per questo che si trovano nell'alveare quando la società è
pronta per dividersi. La loro vita è molto breve, vivono circa 24 ore.
Le api operaie sono femmine che non depongono le uova salvo che in casi
eccezionali. Le operaie delle api possono essere distinte in varie
categorie a seconda dell'età, nella quale compiono lavori diversi. Le
api giovanissime si dedicano alla pulizia delle celle; a partire dal
terzo giorno alimentano con miele e polline le larve da operaie e da
fuchi. Quando hanno raggiunto dai tre ai sei giorni d'età, epoca nelle
quale le loro ghiandole sopracerebrali entrano in funzione, secernono
pappa reale che forniscono alle giovanissime larve. Soltanto più tardi,
e cioè al quindicesimo giorno di età, si addestrano a divenire
bottinatrici, con prudenti voli di orientamento nelle vicinanze
dell'arnia; nel frattempo compiono la guardia all'alveare, collocandosi
sulla porticina dell'arnia e scacciando tutti gli intrusi. Al ventesimo
giorno divengono definitivamente bottinatrici, dedicandosi
esclusivamente alla raccolta del nettare e del polline, in un raggio di
volo di circa 4 o 5 km attorno all'alveare. Le api bottinatrici, di
ritorno all'alveare, segnalano alle compagne la posizione del bottino
con una danza. Se il cibo è stato trovato in un raggio di 80 metri
dall'alveare, l'ape esegue una danza circolare, che non dà altra
informazione che la presenza di cibo nei dintorni; solo l'odore che
emana dalla danzatrice darà alle sue compagne un'indicazione sulla
specie di fiori che dovranno visitare. Se però i fiori che hanno fornito
il nettare e il polline si trovano a distanza maggiore, allora l'ape
esegue una danza più complicata: essa descrive un doppio cerchio a forma
di 8, ed ogni volta che ripassa dall'intersezione dell'8 agita
rapidamente l'addome. Questa danza dà diverse informazioni: la distanza
del bottino è espressa dalla frequenza della danza; infatti più esso è
lontano, minore è il numero dei cicli completi descritti dall'insetto in
un determinato tempo. La direzione del bottino è indicata con
riferimento alla posizione del sole in quel momento; ma poiché la danza
si svolge sul favo che è verticale, mentre il bottino va ricercato in un
piano orizzontale, così le api trasferiscono, nel loro linguaggio, le
direzioni di un piano verticale, secondo la regola che lo zenith
simboleggia la posizione del sole. Perciò se l'ape, nel momento in cui
giunta all'intersezione dell'8, scodinzola, ha il capo rivolto verso
l'alto, ciò significa che il bottino va ricercato in direzione del sole;
se quando scodinzola è rivolta verso il basso, il bottino sarà in
direzione opposta al sole; se è diretta a 60° a sinistra dello zenith,
la fonte del cibo si troverà 60° a sinistra del sole. La durata e la
vivacità della danza forniscono indicazioni sulla qualità del cibo
trovato.
L'accoppiamento avviene in volo. La regina vergine, dopo 5-6 giorni
dallo sfarfallamento, esce per il volo nuziale, gira intorno all'alveare
e si dirige verso l'alto seguita da uno stuolo di maschi. Dopo
l'accoppiamento regina e fuco cadono in terra e la regina, liberatasi
del corpo inerte del maschio, morto durante l'atto coniugale, ritorna
all'alveare dove con l'aiuto delle operaie si libera dell'armatura
genitale maschile, che tratteneva ancora nell'addome. Qualche giorno
dopo comincia a deporre le uova; la deposizione è più abbondante quando
il raccolto è ricco e la temperatura favorevole, pertanto raggiunge un
massimo in primavera ed in estate (fino a 3.000 uova), decresce in
autunno e cessa nei mesi invernali, fatta eccezione per le località a
clima temperato. La regina inizia la deposizione nei favi più caldi e
riparati del nido; introduce nella cella l'estremità dell'addome e vi
lascia cadere un solo uovo. Incomincia generalmente nel centro del favo
e prosegue la deposizione compiendo giri concentrici. Il maggior numero
delle celle sono delle operaie; soltanto in primavera, ed
eccezionalmente in altri periodi dell'anno, compaiono i maschi e vengono
costruite le celle reali; queste ultime predispongono la sciamatura.
Dalle piccole celle esagonali nascono le operaie; dalle grandi, sempre
esagonali, schiudono i maschi, mentre nelle grosse celle del favo a
forma di ghianda, le regine. Dall'uovo, dopo tre giorni, schiude la
larva; quando la larva ha raggiunto il suo pieno sviluppo, fodera la
propria cella e la chiude con un involucro di seta e successivamente si
trasforma in pupa. Nel frattempo le operaie hanno chiuso la cella con un
opercolo di cera che è leggermente convesso nelle celle delle operaie,
molto convesso in quelle dei fuchi e nelle celle reali.
Al momento della schiusa, la giovane ape pratica una fenditura nell'opercolo
e lo solleva per uscire. Le uova sono tutte identiche, sebbene quelle
che daranno origine ai maschi non siano state fecondate. Le larve
vengono nutrite per tre giorni con la pappa reale, in seguito il regime
alimentare cambia a seconda del destino delle larve: le reali ricevono
ancora pappa reale, mentre le altre ricevono miele e polline. La durata
della vita larvale è di 24 giorni per i maschi, di 21 per le operaie e
di 15 o 16 per le regine. Quando le operaie sono pronte per sciamare
si riempiono di miele e propoli ed aspettano che la regina prenda il
volo per seguirla. Il nuovo alveare è di solito nelle vicinanze del
vecchio. Prima partono delle api esploratrici, che dopo aver trovato un
posto adeguato tornano a chiamare le altre e compiono una danza identica
a quella delle api bottinatrici; all'inizio le diverse esploratrici
propongono vari luoghi ma solo quando tutte le danze sono concordi si
parte e si fonda il nuovo alveare. Le api sono provviste di un
pungiglione formato da tre elementi: uno stiletto e da due lancette. Lo
stiletto è provvisto di dentelli ricurvi che fanno in modo che l'animale
non è più in grado di ritrarlo, una volta che l'ape usa il pungiglione è
quindi destinata alla morte. Le api hanno dei nemici, tra questi
troviamo la varroa (Varroa jacobsoni) che è un acaro che si
attacca sia alle larve che agli adulti e ne succhia i liquidi interni.
Molto spesso si insinua nelle celle e ne uccide gli occupanti prima che
nascono. La maggior parte delle volte un alveare attaccato dalla varroa
è destinato alla morte; gli allevatori se un alveare è infestato lo
bruciano per evitare che il contagio si estenda ad altri alveari. È
obbligatorio denunciare la presenza di quest'acaro negli alveari. Le
api producono diversi prodotti: il miele, la propoli, la pappa reale, la
cera. Il miele trae la sua origine dal nettare dei fiori. Subito dopo
la suzione, già durante il viaggio di ritorno, la bottinatrice
all'interno della sua borsa melaria (una specie di pre-stomaco) inizia
la trasformazione in miele mediante l'aggiunta di enzimi da parte
dell'apparato digerente. Il miele viene poi immagazzinato in apposite
celle con opercolo. È costituito per 80% di zuccheri: soprattutto
fruttosio e glucosio; le altre sostanze presenti sono sali minerali,
alcoli, eteri, aldeidi, vitamine ed enzimi. Un chilogrammo di miele
fornisce 3.200 calorie.
La propoli viene raccolta sulle gemme e sulla corteccia delle piante,
portata all'interno dell'alveare ed elaborata. Alcune delle piante da
cui viene raccolta la propoli sono: il pioppo, la betulla, l'ontano,
l'abete rosso, il pino. Questa sostanza resinosa viene raccolta nelle
ore più calde della giornata e portata all'interno dell'alveare ed
utilizzata per le sue proprietà antisettiche. Con questa sostanza si
costruiscono barriere, si otturano delle fessure e si rivestono le
pareti interne delle celle e dell'alveare; si usa anche per imbalsamare
gli animali di grossa taglia che una volta uccisi a causa delle
dimensioni e del peso rimangono nell'alveare. L'uomo usa la propoli come
antisettico de cavo orale. La pappa reale è il prodotto delle
ghiandole sopracerebrali nelle api operaie. È l'unico alimento delle api
regine e per tutte le larve per i primi tre giorni di vita. Un alveare
ne produce per la commercializzazione poche decine di grammi l'anno.
Contiene alte percentuali di zuccheri, proteine e grassi, ma è
ricchissimo di vitamina B5, che stimola le funzioni cellulari per questo
motivo viene usata come ricostituente. La cera viene secreta da delle
ghiandole delle operaie. È una sostanza grassa che viene emessa sotto
forma di goccioline che poi si rapprendono in scaglie sul corpo. Prima
di essere usata viene manipolata con le mandibole addizionandola con
polline e propoli; serve per la costruzione dell'alveare.
Lo sapevate che...
Esistono molti tipi di
miele ed ognuno possiede le caratteristiche del fiore da cui deriva e
della zona di produzione. I mieli più famosi sono quelli d'acacia
(biondo chiaro, liquido), di castagno (rossastro scuro, semiliquido,
dall'alto valore nutritivo), d'arancio e di agrumi (molto chiaro,
cristallizza velocemente), di tiglio (giallo chiaro, semisolido). |