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Aegosoma scabricorne

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Aegosoma Aegosoma scabricorne

 
 
Aegosoma scabricorne foto di Giacomo Giovagnoli

Aegosoma scabricorne foto di Roberto Cobianchi

Larva di Aegosoma scabricorne foto di Roberto Cobianchi

Aegosoma scabricorne foto di Martino Salvetti

 

 

 

 

L'aegosoma

L’Aegosoma scabricorne con i suoi 4-5cm di lunghezza è uno dei più grandi cerambicidi della fauna europea. Fa parte della sottofamiglia dei Prioninae, gruppo presente in Italia con cinque specie, tutte di notevoli dimensioni.
Ha figura slanciata e la colorazione è variabile dal noce al bruno-rossastro con arti e antenne più scuri; le elitre presentano tre strie longitudinali che, distinte all’origine, si anastomizzano tra loro verso l’apice. C’è discreto dimorfismo sessuale: le antenne del maschio non solo presentano articoli con maggior sviluppo in lunghezza, ma mostrano aspetto rugoso, scabroso (da cui il nome) dovuto a minuscoli rilievi e piccole spine sul lato interno.
Altra caratteristica che rende immediatamente riconoscibile la femmina di Aegosoma scabricorne è il lungo ovopositore rigido che supera le elitre anche per più di un centimetro. Se, però, l’addome non è turgido ma svuotato da riserve e uova l’ovopositore può non essere visibile. Questo organo, che nella maggior parte dei coleotteri è interno, serve per deporre le uova, singolarmente, nelle fessure della corteccia. Le larve che ne usciranno sono xilofaghe e scavano gallerie all’interno del legno deperente di piante vecchie, malate e morte. Attaccando legname marcio, senza valore commerciale, non è da considerarsi specie nociva.
L' Aegosoma scabricorne è un insetto polifago; è quindi in grado di svilupparsi in molte essenze non resinose, tra cui quercia, noce, frassino e castagno. Si può rinvenire anche sui platani e sugli ippocastani che decorano parchi e viali cittadini. Le larve sono apode e al termine della crescita, che richiede 2 o 3 anni, sono dei grossi salsicciotti di 6-7cm. A maturità, si costruiscono un astuccio utilizzando fibre del legno sminuzzate e impastate con la saliva, al cui interno la larva si trasforma in una ninfa nella quale si riconoscono tutte le parti dell’adulto, con le lunghe antenne tenute piegate. Lo stadio ninfale è relativamente breve, di circa un mese, ma l’adulto aspetta la successiva estate per mostrarsi al mondo.
Bisogna cercarlo nelle notti, da luglio fino a tutto settembre, sui grandi alberi; infatti trascorre le ore diurne al riparo, nascosto sotto le cortecce o nelle gallerie larvali. Sembra essere attratto dalle luci artificiali. E’ specie presente in tutta Italia isole comprese, ma mai comune e limitata a determinate aree.

Testo di Giacomo Giovagnoli
Foto di Roberto Cobianchi
e Giacomo Giovagnoli, Martino Salvetti

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