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 Comacchio ed il Delta "ferrarese"
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lynkos
Con altri occhi


Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


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Inserito il - 24 settembre 2009 : 06:11:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Il maestro delle dune sperdute .

Sarah Gregg - Con altri occhi, Flickr


"Mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo, ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto", (Stephen Jay Gould)
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

Regione: Toscana


6434 Messaggi
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Inserito il - 24 settembre 2009 : 06:31:07 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia


Conticuere omnes...intentique ora tenebant


Beppe

Bottled beetles - salviamo le spiagge, i litorali, le dune dai barbari


Arriviamo alla verità, non solo con la ragione, ma anche con il cuore.
Blaise Pascal - Pensées 1670.



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theco
Utente Super




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Inserito il - 24 settembre 2009 : 08:51:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Hemerobius:
L'azienda agraria era un sistema dinamico in equilibrio, la sua superficie era in funzione della forza lavoro animale, tanto che la superficie agraria ferrarese è la "tornatura" (non ricordo a quanto corrisponde in mq) cioé il terreno che un tiro di buoi lavorava in una giornata.


Qui c'è una tabella indicativa di corrispondenze provinciali:
Link

il fatto è che il valore della tornatura cambiava anche tra un comune e l'altro, all'interno della stessa provincia e qui siamo piuttosto lontani (non solo culturalmente) dal capoluogo.
In ogni caso siamo indicativamente nell'ordine di un quarto di ettaro: quattro giornate di lavoro per arare un ettaro, quanto impiega oggi un trattore?

Ciao, Andrea
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Salvatore Caiazzo
Moderatore


Città: Monteveglio
Prov.: Bologna

Regione: Emilia Romagna


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Inserito il - 24 settembre 2009 : 21:13:07 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ah! Che bell'aria si respira in questo racconto, mi ricorda i vecchi tempi di Nm....grazie Roberto, leggo con attenzione.

Siamo parte della natura - Salvatore
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Hemerobius
Moderatore


Città: Alghero
Prov.: Sassari

Regione: Sardegna


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Flora e Fauna

Inserito il - 24 settembre 2009 : 21:45:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Caro Andrea,
la tua domanda è prematura, ma la terrò ben presente.
Grazie sempre a Sarah e Beppe per l'incoraggiamento. Ne ho bisogno, stasera sono, ad esempio, esausto e devo affrontare un argomento tedioso. Fortuna che si avvicina il fine settimana !




Bonifiche vecchie e nuove


La lotta con le acque fu iniziata subito dopo la rotta di Ficarolo. I Duchi d'Este impegnarono gran parte delle loro risorse in questa sfida che, a mio personalissimo parere, portò uno Stato "nonnulla" (qual'era destinato ad essere quello estense) ad diventare un faro per la cultura, l'ingegneria, l'architettura e l'indipedenza dal papato e da Venezia (e queste ultime caratteristiche saranno duramente pagate).
Non parleremo delle bonifiche storiche nell'alto ferrarese, ma solo di quelle più recenti (vecchie e nuove) della bassa.
Quelle vecchie vennero fatte a vanga (badile) e carriola, con l'aiuta di qualche pompa, ed aggredirono i lembi di territorio relativamente più rilevati, con molti cordoni dunosi vicini uno all'altro, con terreni più bassi nelle vicinanze e si riconscono per la complessità e l'intrico dei canali di scolo, irregolarmente disposti e corrispondenti alle vecchie curve di livello naturali.
Quelle nuove vennero invece fatte a macchina, nei terreni più bassi, prosciugando le valli più vaste, supportate da possenti idrovore. Si riconoscono per una scansione regolare dei canali di scolo secondari, perpendicolari al canale principale con una scacchettura visibilissima del territorio.
Questa è l'immagine d'insieme delle due bonifiche intorno a Mesola. Nell'immagine piccola ho evidenziato il bacino della Vallona in rosso (bonifica nuova) e quelli di Scanno e Bresavola in giallo (bonifica vecchia).
Comacchio ed il Delta
Comacchio ed il Delta
Credo sia evidente (anche se le immagini sono piuttosto poco definite) la differente disposizione degli scoli e degli "spazi".
Se poi ci togliamo lo sfizio di andare ad esaminare le idrovore (le pompe che tengono il territorio asciutto) le differenze sono ancora più evidenti.
Idrovora Vallona:
Comacchio ed il Delta
Idrovora Bresavola:
Comacchio ed il Delta


Ciao Roberto




PS: si è aggiunto Salvatore !

verum stabile cetera fumus
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lynkos
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Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


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Inserito il - 25 settembre 2009 : 05:55:35 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La storia del paesaggio mi affascina sempre. Questo rischia di diventare una droga Roberto , da assaporare a sorsi calibrati con il caffè della mattina .

Sarah Gregg - Con altri occhi, Flickr


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Hemerobius
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Flora e Fauna

Inserito il - 25 settembre 2009 : 22:06:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Localizziamo, di una vecchia mappa ed antiche chiaviche


Un altro intervento interlocutorio per tirare un po' le somme, vedere come era in passato ed una curiosità.

Prima di tutto cerchiamo di localizzare nella mappa sottostante i luoghi fin qui citati. Mancano Mezzogoro e Le Contane che si trovano un po' più ad Ovest (in alto). La mappa aerea è tagliata su tutto il Delta, ma la parte che viene trattata qui è quella ferrarese a sud (a sinistra) del ramo "attivo" più meridionale del Po, il Po di Goro (quello che scorre presso Mesola).
Comacchio ed il Delta
Al centro (subito alla destra delle nubi) vediamo la macchia scura del Gran Bosco della Mesola. Proprio sotto le nuvole c'è il Taglio della Falce (la foce del Po di Volano). A sud del Po di Volano troviamo il complesso delle Valli Bertuzzi. Qui cominciamo a parlare di ecosistemi ampi ed importanti, non più dei piccoli relitti fin qui visti.
Interessante è paragonare la situazione attuale con una mappa della fine del '700. Ve la ripropongo rovesciata in modo che abbia il medesimo orientamento della foto aerea.
1787:Comacchio ed il Delta
Come si vede il Gran Bosco non è poi diminuito di molto nella sua superficie (relativamente parlando). I sistemi vallivi erano ancora molto estesi ma già regolati da chiaviche (che non "spingevano" fuori le acque, ma le scolavano impedendo la successiva rimonta).
La chiavica dell'agrifoglio si trovava su un fantastico meandro ora scomparso ma di cui si intuiscono ancora le tracce.
Comacchio ed il Delta
Comacchio ed il Delta
La chiavica è il rudere nell'appezzamento triangolare sotto l'argine.
La torre dell'Abbà è invece una bellissima costruzione restaurata. Spero che qualche volonteroso abbia foto da mostrarci.

Ciao Roberto



verum stabile cetera fumus
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lynkos
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Città: Sant'Eufemia a Maiella
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Inserito il - 26 settembre 2009 : 05:32:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Eccomi puntuale... caffè, biscotti e Roberto . Potrei perdermi per ore in queste immagini che diventano ancora più affascinante viste in coppia con la vecchia mappa.

Sarah Gregg - Con altri occhi, Flickr


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Hemerobius
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Flora e Fauna

Inserito il - 27 settembre 2009 : 16:40:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Il Gran Bosco della Mesola e si comincia a parlare di caccia


Festa del 1° maggio 1976, raggiungo il mio amico Gino potentemente motorizzato con una Fiat 500, l'originale, bianca decapottabile. Non ricordo dov'era l'appuntamento e dove io ho lasciato la mia Vespa 50 rossa, ma la meta era Bosco Mesola (il paese) per poi andare alla festa che si teneva nel Parco delle Duchesse all'interno del Gran Bosco (detto in loco, tout court, Boscone). Naturalmente il vero scopo erano un paio di amiche, ma questo non ci sarebbe bisogno di dirlo.
Il Boscone è sempre stato una foresta demaniale, c'era una lunga abitudine a considerarlo posto inacessibile (legalmente), veniva aperto in occasioni straordinarie come il 1° maggio appunto. L'occasione di potervi accedere era gradita ed attesa.
Finì che la 500 di Gino arrivò ad avere 6 passeggeri, noi, le amiche ed un paio di fratelli delle amiche. Nonostante la presenza di questi ultimi fu una bella giornata. Ci inoltrammo nei sentieri (era un po' proibito) finché non ci trovò la forestale. Ci offrirono un passaggio ed alla fine concordammo per un'amica (mi sembra quella di Gino che essendo il guidatore temeva ...) ed un fratello. Tutto fu molto rilassato, come la birra finale ed i racconti sul lavoro delle guardie. Avevano il problema dei bracconieri, ma non mi sembravano così sconvolti. In più, ma qui sto andando sul filo di ricordi molto scoloriti, sembra che le prede fossero i daini e che i preziosi cervi venissero risparmiati.
Era il periodo in cui il Prof. Scanavini (professore di un Istituto Tecnico) faceva per conto della Provincia e non ricordo più con la collaborazione di chi l'analisi del sangue al cervo della Mesola, affermando che si sarebbe dovuta istituire una sottospecie separata per questa popolazione così piccola ma autoctona: l'ultimo cervo padano in purezza!

Giugno 1991, dirigo il progetto di lotta alle zanzare nel Parco del Delta del Po per la Regione Emilia Romagna (in realtà non ho il titolo di direttore, ma lo dirigo lo stesso). Torno al Boscone dopo veramente molto tempo. Sono finite le feste, il bosco è in pericolo, i daini si stanno mangiando il bosco, in settembre la trombicula rende l'area invivibile, i cervi calano di numero.
Il Parco delle Duchesse non esiste più, è stato recintato ed al suo interno creati degli specchi d'acqua con isole interne. Il cervo è chiuso lì, i daini fuori dal recinto. Sto ispezionando i corpi idrici del Boscono, trovo l'Aedes vexans propria di quegli ambienti (fuori è sostituita da A. detritus e A. caspius). Ad un certo punto, sull'altra sponda del canale lo vedo. Si tratta del capobranco, ha ancora le corna (gli esperti mi diranno se ricordo bene la data di giugno, perché delle corna sono sicuro), sta fermo, una meraviglia.
Il cervo (inteso come popolazione) sembra salvo, ma il bosco? Si decidono abbattimenti selettivi con i tiratori scelti del Corpo Forestale. Le trappole erano servite a poco. Nasce il chaos normativo e d'opinione. L'occhio animalista alza alti lai scandalizzato, le salme non si riescono a smaltire legalmente, i daini ci mettono un attimo a trasformarsi in animali prudenti ed imprendibili.
Non so quale sia la vera situazione ora (sono passati quasi vent'anni), c'è stata recentemente una discussione sul Forum che trovate qui (in cui ho inserito anche una breve descrizione botanica del boscone). I turisti vengono portati in trenino (o qualcosa di simile), il recinto del Parco delle Duchesse non tiene più, il Parco stesso è scomparso (con tutta una serie di invertebrati legati agli ambienti xerici sabbiosi a copertura erbacea).

Il Boscone si è salvato perché era una riserva di caccia degli Estensi, e vedremo che anche il complesso di Valle Bertuzzi (quello meglio conservato) si è salvato per lo stesso motivo.

Inserisco qualche foto scannerizzata della mia passeggiata nel Boscone.
Ex Parco delle Duchesse, invasi artificiali:
Comacchio ed il Delta
Pozza nel bosco:
Comacchio ed il Delta
Canale di scolo, si noti la completa assenza di vegetazione erbacea:
Comacchio ed il Delta


Ciao Roberto

verum stabile cetera fumus
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lynkos
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Inserito il - 28 settembre 2009 : 06:05:36 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un film, una testimonianza storica, un documento scientifico... non capita tutti giorni! Non è ora il momento per rispetto del flusso del narrativo, ma credo che ci sia molto da indagare e da imparare dalla storia del "boscone" fra quella festa di 1 maggio in lontano 1976 (lontano??? mi sembra ieri, un segno degli anni che avanzano ) e giugno 1991.

Sarah Gregg - Con altri occhi, Flickr


"Mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo, ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto", (Stephen Jay Gould)
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Hemerobius
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Flora e Fauna

Inserito il - 28 settembre 2009 : 07:57:19 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie Sarah, tutti questi complimenti mi confondono. Poi vedo che se aggiungiamo ai miei messaggi i tuoi arriviamo quasi a completare il numero di "contatti" e mi tranquillizzo .

Ho fatto una piccola aggiunta/modifica al mio precedente messaggio. Ho inserito il link di una recente discussione sul cervo della Mesola in cui, con i soliti toni alti che ingenerano questi argomenti (anch'io mi ero un po' adeguato ), si fornivano notizie molto interessanti sulla situazione. Come si dice nei documenti uffciali: considerate i contenuti di quel link come parte integrale di questa discussione.




Più della Pantera potè la vongola ovvero della filippina che non si ricordò di Giacomone


Per arrivare a Goro bisogna proprio volerci andare. Non ci si passa per caso visto che c'è una sola strada che si interrompe qualche chilometro dopo in corrispondenza dell'ancor più isolato Gorino.
Un tempo Goro era famoso per il carattere dei propri abitanti, per un dialetto che prendeva molto più dal veneto che qualunque altro in provincia, e per aver dato i natali a Milva (detta la pantera di Goro). Togliamo subito di mezzo il discorso Milva. Con sua buona pace in paese proprio non era ben vista, da quando poi (sarà stato il 1973 ?) invitata a partecipare ad un Festival dell'Unità chiese un cachet astronomico ... (testi i miei compagni di classe del liceo!).
Goro in realtà era/è anche noto per un mercato del pesce ben organizzato dove, come anche a PortoGaribaldi più a sud, le aste sono al ribasso. Il venditore chiede ad esempio 6 euro al chilo, poi si comincia a calare: 5,95 5,90 5,85 5,80 5,75 aggiudicato! Adesso è tutto automatico e forse fanno centesimo per centesimo. Comunque un borgo di pescatori (riuniti in cooperativa) più qualche agricoltore.
Poi arrivò lei, se non ricordo male, a metà degli anni '70 e tutto cambiò. Il suo nome scientifico è Tapes philippinarum, ma noi la chiameremo vongola delle filippine. Non so come arrivò, ben vengano contributi sull'argomento. Comunque cominciò a soppiantare la vongola verace e a dimostrare produttività incredibili in quella specie di laguna aperta che prende il nome di Sacca di Goro.
Sacca di Goro:
Comacchio ed il Delta
Alimentata dalle acque dolci del Po di Volano che sfocia sotto le nubi a sud, dietro la punta di Volano, chiusa a sud da un cordone sabbioso detto Scanno di Goro, ricchissimo di avifauna, la Sacca si è dimostrata un habitat ideale per la vongola filippina. I pescatori di Goro hanno cominciato a venderla in tutta Europa e ad arricchirsi.
Successe di tutto, comprese alcune battaglie navali con i rivali di Comacchio e Chioggia (tragicamente vere!). La ricchezza va pattugliata, a me personalmente è successo di essere avvicinato mentre passeggiavo a Punta Volano per controllare se fossi un ladro di vongole. La forza lavoro va utilizzata, il numero degli abbandoni scolastici aumentò drasticamente, un qialsiasi quindicenne poteva avere tranquillamente un reddito superiore al mio attuale. Il nuovo benessere va esibito, anche la cilindrata delle auto ebbe un'impennata.
Particolare della Sacca di Goro:
Comacchio ed il Delta

Ormai non ho più notizie da tempo, ma credo si sia trattato di un brutto periodo per Goro. Di fronte al tesoro nessuno ha saputo tagliare la corda in tempo come Giacomone e, credo, molti ora stanno facendo i conti con qualcosa che assomiglia all'inferno.

Per chiudere, in tristezza, nessuno ha più notizie della vongola verace e quando ve la offrono al ristorante non credetegli (in qualunque parte d'Italia voi siate), vi stanno per servire delle vongole filippine di Goro!


Ciao Roberto

verum stabile cetera fumus
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ninocasola43
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Città: s.agnello
Prov.: Napoli

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Inserito il - 28 settembre 2009 : 09:31:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
non vorrei sbagliarmi ma un lavoro sulla T. philippinarum comparve qualche anno fa su Notiziorio S.I.M. o sul bollettino malacologico sempre del S.I.M. (andrò a controllare perchè ora non l'ho a portata di mano)
la philippinarum, specie alloctona che si presenta più grande delle autoctone Chamelea gallina (vongola), Venerupis geographica (vongola grigia), Venerupis aurea (vongola gialla) e Tapes decussata (vongola verace)e più abbondante, fece calare il prezzo del mercato.
le proprietà organolettiche della philippinarum, tuttavia, secondo me, sono inferiore alle altre che ho citato
nin
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Hemerobius
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Flora e Fauna

Inserito il - 28 settembre 2009 : 09:38:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di ninocasola43:
la philippinarum, specie alloctona che si presenta più grande delle autoctone Chamelea gallina (vongola), Venerupis geographica (vongola grigia), Venerupis aurea (vongola gialla) e Tapes decussata (vongola verace)e più abbondante, fece calare il prezzo del mercato.
le proprietà organolettiche della philippinarum, tuttavia, secondo me, sono inferiore alle altre che ho citato

D'accordissimo, ma chi si mangia più un piatto di vongole con aglio e prezzemolo nella loro acqua di cottura? Magari raccolte la mattina, pedibus calcantibus, su una bella spiaggia con la bassa marea! Ormai te le danno soffritte coperte dal saporaccio dell'aglio bruciacchiato (come rovinare il mio adorato aglio), potrebbero essere anche vongole di polistirolo .

Ciao Roberto

verum stabile cetera fumus
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Dilar
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Inserito il - 28 settembre 2009 : 13:14:36 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Pattugliando sono giunto sin qui. Bellissimo!!

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Dilar
Utente V.I.P.

Città: Arma di Taggia
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Flora e Fauna

Inserito il - 28 settembre 2009 : 13:18:35 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
A quanto mi risulta la vongola filippina è stata volontariamente (e ti pareva ) introdotta in Europa prima e nell'Adriatico poi a fini alieutici.


Modificato da - Dilar in data 28 settembre 2009 13:19:26
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ninocasola43
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Inserito il - 28 settembre 2009 : 17:07:18 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Hemerobius:

Messaggio originario di ninocasola43:
la philippinarum, specie alloctona che si presenta più grande delle autoctone Chamelea gallina (vongola), Venerupis geographica (vongola grigia), Venerupis aurea (vongola gialla) e Tapes decussata (vongola verace)e più abbondante, fece calare il prezzo del mercato.
le proprietà organolettiche della philippinarum, tuttavia, secondo me, sono inferiore alle altre che ho citato

D'accordissimo, ma chi si mangia più un piatto di vongole con aglio e prezzemolo nella loro acqua di cottura? Magari raccolte la mattina, pedibus calcantibus, su una bella spiaggia con la bassa marea! Ormai te le danno soffritte coperte dal saporaccio dell'aglio bruciacchiato (come rovinare il mio adorato aglio), potrebbero essere anche vongole di polistirolo .

Ciao Roberto

verum stabile cetera fumus

e con prezzemolo scongelato invece di quello profumatissimo appena cotto e su uno strato di crostini di pane ben accompagnate da un bicchierozzo di succo d'uva
finora ho trovato:
- NOTIZIARIO S.I.M., anno XVI n° 1-4 - presenza di Tapes philippinarum nel golfo di Olbia (p, 14)
- BOLLETTINO MALACOLOGICO S.I.M., anno XXX - Lazzari G. - E Rinaldi - alcune considerazioni sulla presenza di specie extra Mediterranee nella laguna salmastra di Ravenna
nin
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Hemerobius
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Inserito il - 28 settembre 2009 : 17:33:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di ninocasola43:
... ben accompagnate da un bicchierozzo di succo d'uva ...

Fermentato però Nino, fermentato !
In questo caso basterebbe anche qualcuno di quei vinacci bianchi degli amici romagnoli !


Roberto

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theco
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Inserito il - 28 settembre 2009 : 18:40:36 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Hemerobius:
In questo caso basterebbe anche qualcuno di quei vinacci bianchi degli amici romagnoli !


Prima il racconto, Roberto, poi le libagioni

Ti confermo che ormai trovare una valva di Tapes decussatus è evento poco comune.
E' capitato anche a me di camminare sulla spiaggia a nord del Lido di Volano, diretto verso la sacca di Scardovari (spiaggia bellissima) infilando conchiglie e oggetti vari nel mio bravo sacchettino e di essere fermato dai vongolari.

Ciao, Andrea
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Hemerobius
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Inserito il - 28 settembre 2009 : 19:09:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di theco:
... diretto verso la sacca di Scardovari (spiaggia bellissima) ...

Per la precisione Sacca di Goro, gli Scardovari è la sacca successiva, oltre il Po di Goro, già in provincia di Rovigo.

Ciao Roberto


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Hemerobius
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Flora e Fauna

Inserito il - 28 settembre 2009 : 19:50:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vedo che il vino è un argomento che, come al solito, fa socializzare. Allora come non sfruttare l'occasione? Anche se adesso per un po' andrò in discesa.




Del vin di bosco e del bosco medesimo, con qualche nome antico


Notoriamente la Pianura Padana dà vini deboli. Il mio professore di economia agraria all'università da buon toscano prendeva in giro i modenesi che gli citavano il lambrusco: serve solo per fare il vermuth. Bisogna appressarsi ai colli ed alla componente mediterranea per tirar fuori qualcosa.
Nelle zone interne del ferrarese si beveva un vinello acido e senza gradazione che piaceva solo agli indigeni (me compreso).
Lungo la costa però qualcosa di buono appare. Un vino rosso, abbastanza leggero, che si sposa tremendamente bene con l'anguilla: il vin di bosco o Fortana.
Molti credono, anche in zona, che il bosco sia il boscone. Invece è lo scomparso Bosco Eliceo che copriva il cordone dunoso costiero compreso tra Magnavacca, la Fontana e oltre sino alla Bocca del Bianco. Bosco di lecci che non doveva essere molto dissimile dalla facies xerica del boscone. Dell'Eliceo rimaneva traccia nei modi di dire popolari durante la mia infanzia. Va al bosc, chi va al bosc al perd al post, &c &c erano locuzioni comunissime ed io, che arrivavo dalle sponde del Po mi chiedevo (dall'alto dei miei sei anni) che cavolo volessero dire che di boschi non se ne vedevano in giro!
Prima di riprendere il discorso (domani), vi dico che Magnavacca è l'attuale PortoGaribaldi e che la Fontana l'attuale San Giuseppe. Soprattutto per la Fontana il nome ha un'origine precisa ed importantissima ed io non capisco come diavolo è venuto in mente, alla fine dell'ottocento, di eliminare due nomi stupendi per due nomi anonimi (peggior offesa per un nome non può esserci!).
Parleremo anche della Bocca del Bianco (sarei proprio curioso di sapere in quanti la conoscono). Per l'intanto eccovi la solita foto aerea. Individuate i cordoni dunosi tra Comacchio ed il Po di Volano (ormai dovreste cominciare ad orizzontarvi).
Comacchio ed il Delta


Ciao Roberto

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