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u / c
Utente Cancellato

Città: .


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Inserito il - 26 maggio 2009 : 09:56:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Però! Ripensandoci sull'allevamento in stia dei piccoli..

Ultimamente si stanno presentando diversi casi di morie di piccole in allevamenti, è gente che ha anche 200-300 nascite l'anno di Testudo..
Forse sono infestazione di parassiti intestinali dovute all'affollamento degli esemplari con scarsa igiene..
Le stie risolvono il problema escrementi, sono fatte apposta, le aperture sul fondo fanno cadere gli escremeti e riducono le possibilità di contagio.
Non ho idea se chi gestiva Tor Caldara ha compiuto una scelta consapevole o meno, ne dubito dato che gli escrementi andavano a cadere sul carapace della adulte sottostanti... ma è una buona idea..se poste in recinti differenziati dalla adulte.

Modificato da - u / c in data 26 maggio 2009 09:58:36
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Rita Capecchi
Utente Junior

Città: Massa Marittima
Prov.: Grosseto

Regione: Toscana


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Inserito il - 26 maggio 2009 : 10:59:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell'URP
Web Link e-mail urp@provincia.grosseto.it 2009-05-23AMBIENTE

Massa Marittima «Dodici anni di stipendi mai pagati dal Carapax» Una dipendente del Centro ha richiesto il risarcimento ai dirigenti
#di CRISTINA RUFINI
HA CHIESTO il riconoscimento di dodici anni di stipendi per avere, di fatto, lavorato come dipendente al centro Carapax di Massa Marittima e non essere stata inquadrata come tale dal legale rappresentante della società, Donato Ballasina. Il «conto» depositato dalla dipendente — che ha smesso di prestare servizio al centro messetano nel 2004 — è di circa 25mila euro, che comprende anche il pagamento degli oneri assicurativi e contributivi. Nell’ultima udienza del processo, che si è svolta nei giorni scorsi, il giudice del lavoro, Cesare Ottati, ha nominato un consulente tecnico che dovrà ricostruire con esattezza se e quanto spetta alla dipendente. Perizia che dovrà essere depositata nell’udienza di giugno, quando le parti sono chiamate a tornare in aula.

LA CAUSA davanti al tribunale grossetano è stata promossa dalla ragazza che ha cominciato ad avere rapporti di lavoro con il Carapax e con Donato Ballasina nel 1989, quando è entrata per fare ricerche per la propria tesi di laurea.
«Ad un certo punto — racconta — anche il professore dell’università di Pisa che mi seguiva nel percorso di studio ha cominciato ad avere dubbi su come venivano gestiti i rapporti dal legale rappresentante della società, considerando che in concreto non mi limitavo a fare ricerche, ma poco tempo dopo il mio arrivo era diventato un vero e proprio lavoro».
Dal 1992, poi, il rapporto pare modificarsi. Tra il Carapax e la ricercatrice viene stipulata una scrittura privata in cui lei è inquadrata come ricercatrice e le viene riconosciuta una ricompensa mensile. Senza contributi, né copertura assicurativa, come lei stessa scoprirà in seguito. «Almeno la copertura assicurativa — prosegue — era il minimo. Per non considerare che l’attività di ricercatrice era marginale rispetto a tutto il lavoro che svolgevo quotidianamente al centro».
Un vero e proprio lavoro alle dipendenze del Centro Carapax di Massa Marittima che ora chiede le venga riconosciuto con una sentenza.

«PERALTRO — conclude la ex dipendente — nel corso di un’altra causa contro il Carapax, in cui sono intervenuta come teste, sono stata definita dipendente anche dallo stesso avvocato che assisteva il Centro. E comunque ho portato a testimonianza del lavoro effettivamente svolto una corposa documentazione».


Rita Capecchi
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Rita Capecchi
Utente Junior

Città: Massa Marittima
Prov.: Grosseto

Regione: Toscana


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Inserito il - 26 maggio 2009 : 11:01:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell'URP
Web Link e-mail urp@provincia.grosseto.it 2009-05-23AMBIENTE

Massa Marittima «Dodici anni di stipendi mai pagati dal Carapax» Una dipendente del Centro ha richiesto il risarcimento ai dirigenti
#di CRISTINA RUFINI
HA CHIESTO il riconoscimento di dodici anni di stipendi per avere, di fatto, lavorato come dipendente al centro Carapax di Massa Marittima e non essere stata inquadrata come tale dal legale rappresentante della società, Donato Ballasina. Il «conto» depositato dalla dipendente — che ha smesso di prestare servizio al centro messetano nel 2004 — è di circa 25mila euro, che comprende anche il pagamento degli oneri assicurativi e contributivi. Nell’ultima udienza del processo, che si è svolta nei giorni scorsi, il giudice del lavoro, Cesare Ottati, ha nominato un consulente tecnico che dovrà ricostruire con esattezza se e quanto spetta alla dipendente. Perizia che dovrà essere depositata nell’udienza di giugno, quando le parti sono chiamate a tornare in aula.

LA CAUSA davanti al tribunale grossetano è stata promossa dalla ragazza che ha cominciato ad avere rapporti di lavoro con il Carapax e con Donato Ballasina nel 1989, quando è entrata per fare ricerche per la propria tesi di laurea.
«Ad un certo punto — racconta — anche il professore dell’università di Pisa che mi seguiva nel percorso di studio ha cominciato ad avere dubbi su come venivano gestiti i rapporti dal legale rappresentante della società, considerando che in concreto non mi limitavo a fare ricerche, ma poco tempo dopo il mio arrivo era diventato un vero e proprio lavoro».
Dal 1992, poi, il rapporto pare modificarsi. Tra il Carapax e la ricercatrice viene stipulata una scrittura privata in cui lei è inquadrata come ricercatrice e le viene riconosciuta una ricompensa mensile. Senza contributi, né copertura assicurativa, come lei stessa scoprirà in seguito. «Almeno la copertura assicurativa — prosegue — era il minimo. Per non considerare che l’attività di ricercatrice era marginale rispetto a tutto il lavoro che svolgevo quotidianamente al centro».
Un vero e proprio lavoro alle dipendenze del Centro Carapax di Massa Marittima che ora chiede le venga riconosciuto con una sentenza.

«PERALTRO — conclude la ex dipendente — nel corso di un’altra causa contro il Carapax, in cui sono intervenuta come teste, sono stata definita dipendente anche dallo stesso avvocato che assisteva il Centro. E comunque ho portato a testimonianza del lavoro effettivamente svolto una corposa documentazione».


Rita Capecchi
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Rita Capecchi
Utente Junior

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Inserito il - 26 maggio 2009 : 11:08:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao ,
scusate se ho inserito due volte il messaggio dell'articolo apparso sabato scorso.
Comunque voglio dire che tutta la faccenda del carapax non riguarda quello che vedo scritto nei post, finanziamenti etc.
La vicenda carapax si snoda in tre processi due civili e uno penale . Quello penale è scaturito dalla visita nel 2007 , della forestale, nipaf e cites e finanza . quello civile , uno riguarda la condizione lavorativa di una dipendente non assicurata , senza contributi etc, l'altra riguarda la Comunità Montana e Regione toscana che dopo aver visto che dalal convenzione del 1989 il carapax non aveva compiuto certi cose da lui firmato ha impugnato la convenzione tramite lodo arbitrale, Attenzione anche il lodo arbitrale era previsto dalla convenzione qualora uno dei due firmatari non avessero fatto il loro dovere . Dopo tutto è stato svolto dalla giustizia .

Mi dispiace dire che ogni volta che vedo parlare del carapax da persone che non lo conoscono neppure mi sembra che andate tutti fuori tema.

ciao Rita

Rita Capecchi
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