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Nota! La determinazione degli insetti necessita quasi sempre di un'indicazione geografica e temporale precisa.
Invitiamo quindi gli utenti ad inserire questi dati ogni volta che viene richiesta una determinazione o viene postata una foto di un insetto. I dati forniti dagli utenti ci consentiranno anche di attribuire un valore scientifico alle segnalazioni, contribuendo a migliorare e integrare le attuali conoscenze sulla distribuzione delle specie postate.


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Salvatore Caiazzo
Moderatore


Città: Monteveglio
Prov.: Bologna

Regione: Emilia Romagna


3994 Messaggi
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Inserito il - 20 agosto 2008 : 00:31:16 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Benchè non appartenga alla fauna tipica del Mediterraneo, mi sembrava interessante inserire questa notizia, per ulteriori approfondimenti ci si può collegare al sito della Regione Emilia Romagna, da cui ho tratto questo breve appunto:
L´Anoplophora chinensis, detto "tarlo asiatico", è un coleottero innocuo per l´uomo ma molto dannoso per le piante. La larva di questo insetto scava profonde gallerie nel legno causando la morte della pianta. Non esistono mezzi di lotta se non la distruzione delle piante infestate.
L´avvistamento del "tarlo asiatico" in Lombardia e Lazio fa temere un suo arrivo in Emilia-Romagna. Il Servizio fitosanitario della Regione lancia una campagna di informazione per i cittadini, perché segnalino l´eventuale presenza di questo parassita e si possa intervenire prontamente.
Tra i documenti si trova il pieghevole con tutte le informazioni sul "tarlo asiatico" e i numeri di telefono utili in caso di avvistamento.


Link

Siamo parte della natura - Salvatore

Herzog
Utente V.I.P.


Città: Belluno
Prov.: Belluno

Regione: Veneto


354 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 20 agosto 2008 : 04:51:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Posso confermare che ormai ha invaso tutta l'altra Lombardia, facensdo danni molto ingenti anche all'interno del Parco del Mincio. Invece mi risulta che fino ad ora non fosse stato segnalato per il Lazio, segno che, com'era prevedibile, il suo areale si sta espandendo e difficilmente riusciremo a fermalo!!

Enzo

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Vitalfranz
Utente Senior


Città: Luxembourg

Regione: Luxembourg


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Flora e Fauna

Inserito il - 20 agosto 2008 : 07:16:45 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Herzog:

Invece mi risulta che fino ad ora non fosse stato segnalato per il Lazio, segno che, com'era prevedibile, il suo areale si sta espandendo e difficilmente riusciremo a fermalo!!


Credo che sia praticamente impossibile fermarlo.
A questo proposito era uscito qualche anno fa un articolo (che non ho letto perché c'era solo la citazione) di un autore tedesco, il cui titolo suonava più o meno "perché é impossibile fermare Anoplophora chinensis".
Purtroppo non ho avuto l'accortezza di copiarmelo, ma credo che chi ha cominciato la campagna di abbattimento degli alberi, avrebbe dovuto almeno esserne al corrente...

Francesco Vitali
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Hemerobius
Moderatore


Città: Alghero
Prov.: Sassari

Regione: Sardegna


4877 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 20 agosto 2008 : 07:21:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Dovete quindi sapere che il "tarlo" asiatico (e qui ho un primo rigurgito esofageo perché se è vero che in italiano corrente il termine tarlo potrebbe anche andare sarebbe molto più informativo l'uso di "cerambice") non aggredisce la specie umana perché:
A) le larve non riescono a sopravvivere né nell'intestino né all'interno della muscolatura dei mammiferi (e non rodono neppure le ossa);
B) gli adulti non sono carnivori, né si nutrono di altre sostanze di origine animale (pelle, peli, ossa, &c), né sono atti ad aggredire attivamente le altre specie per difesa, però se lo prendete in mano può mordervi.

Secondo me questo "innocuo per l'uomo" è un'espressione paradigmatica della subcultura naturalistica che domina il nostro Paese.

Questa rischia di essere una introduzione devastante per i nostri ambienti e si scrive "innocuo per l'uomo"? Per tranquillizzare chi? Chi impazzisce se si trova un insetto in casa e comincia ad usare ogni prodotto chimico reperibile in commercio per "pulire" la propria abitazione; chi usa tutti i vari germicidi per pulire la verdura, lavare la biancheria, spazzolare il pavimento; chi tutte le sere passa lo spray acaricida sul cuscino altrimenti gli acari gli fanno venire le allergie. E potrei passare anche ai "chi" professionali, allignanti nei tanti laboratori di ricerca finanziati dalla comunità, che vanno sui giornali ed in televisione a dirti che se accarezzi il tuo cane ti devi immediatamente lavare le mani altrimenti ..., che se mangi un po' di formaggio con la muffa ti becchi le micotossine ..., che un bel pesce alla griglia contiene sostanze cancerogene (loro lo passano invece con un po' di piretroide che ha una tossicità acuta inferiore al sale da cucina) ..., che bisogna finanziare le ricerche sul cancro (unico contesto in cui si usa ancora questa parole) per curarlo (sacrosanto) ma manco un centesimo per le produzioni agricole biologiche in modo da prevenirlo (nel senso di non farglielo proprio venire alla gente) ... .

Scusate lo sfogo , ma è una vita che combatto per una corretta informazione (mi pagano per questo) e mi ritrovo sempre col culo per terra. [Se volete vi racconta la faccenda delle "zecche" su treni, traghetti ed astronavi!]

Ciao Roberto

verum stabile cetera fumus
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MarcoU
Utente Senior


Città: Codevigo
Prov.: Padova

Regione: Veneto


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Flora e Fauna

Inserito il - 20 agosto 2008 : 08:57:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Hemerobius:
[Se volete vi racconta la faccenda delle "zecche" su treni, traghetti ed astronavi!]



Sì, racconta!
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gomphus
Moderatore


Città: Milano
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


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Inserito il - 20 agosto 2008 : 10:52:40 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao a tutti

a proposito dell'ormai famigerato "tarlo asiatico", e della campagna di lotta che qui da noi ha già fatto più danni del cerambice, una domanda da profano (non è una battuta, di cerambici e xilofagi in generale ne so veramente pochino) agli esperti in materia, in particolare a roberto e francesco che vedo sono già intervenuti

in un ambiente stabile, le popolazioni di uno xilofago (come quelle di un qualunque fitofago) inizialmente insediatesi vengono successivamente aggredite da una quantità di parassitoidi che ne limitano drasticamente la proliferazione

nel caso di una specie introdotta, inizialmente i parassitoidi nostrani non lo attaccano perché non lo riconoscono come possibile ospite, ma questo non significa che non possano imparare a farlo in seguito. quando alcuni anni fa in Lombardia è comparso il cerambice inizialmente identificato come Xylotrechus stebbingi (so che in realtà è un'altra specie, chiedo soccorso!), l'espansione è stata rapida e nei primi tempi si sono osservati, anche qui in parchi e viali cittadini, casi di proliferazione tali da far pensare che di questo passo nel giro di qualche anno tutti gli alberi lombardi, anzi del nord Italia, sarebbero stati ridotti in segatura. ciò non è avvenuto, e attualmente lo Xylotrechus è presente ma a quel che so tutt'altro che abbondante, e ben lungi dall'essere un pericolo significativo per i nostri alberi; è sbagliato supporre che ciò sia dovuto al fatto che i parassitoidi di casa nostra hanno imparato a riconoscerlo e attualmente lo tengono sotto controllo?

quindi, ritornando all'Anoplophora, domanda: non è che per caso, eliminando sistematicamente tutti gli alberi dove il cerambice ha compiuto il suo sviluppo impedendo così che sulle larve rimanenti gli eventuali parassitoidi compiano il loro, si fa più danno che altro? è possibile che quando un parassitoide ha casualmente scelto come ospite una specie nuova, la prole tenda a ricercare più specificamente la stessa specie e quindi il parassitoide si insedi stabilmente sul nuovo ospite, e che se invece tale prole viene eliminata in un colpo solo il processo debba ricominciare da capo e non si arriverà mai a niente, mentre l'ospite mancato continua a proliferare, meno disturbato dal nostro intervento di quanto lo sarebbe dai parassitoidi?

e d'altra parte, se l'Anoplophora arriva ad esempio nel Parco del Ticino, cosa che per ora sembra non abbia fatto, che facciamo? tagliamo tutti gli alberi del parco? sono d'accordo sul fatto di eliminare in viali e parchi cittadini le piante quando gli attacchi ne compromettono la statica minacciando di farle crollare addosso a qualcuno, ma negli altri casi forse il tutto andrebbe un tantino rivisto. a quanto pare, e ne sono convinto anch'io, ormai è impossibile fermarlo; l'unica speranza è che sia qualche parassitoide a farlo per noi, e studi in questo senso sarebbero forse più produttivi

naturalmente voglio credere che all'origine di tutto ciò ci sia solo una sincera preoccupazione per l'ambiente, non voglio neanche pensare che i milioni di euro finora stanziati solo in Lombardia (e, non ne dubito, spesi in modo appropriato fino all'ultimo cent) e che vanno giustificati se si vogliono ottenerne altri, abbiano avuto una parte, come dire... nell'indirizzare le strategie di lotta

per rubare le parole a roberto, scusate lo sfogo e anche le malignità ma sono anni che assisto a quanto vi ho detto, e che aspettavo questo momento!

ciao
maurizio
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Hemerobius
Moderatore


Città: Alghero
Prov.: Sassari

Regione: Sardegna


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Flora e Fauna

Inserito il - 20 agosto 2008 : 11:32:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per Marco
Aprirò un'apposita discussione sulle presunte "zecche" di treni e traghetti. Qui sto passando più tempo sul forum che al lavoro , anche se mi sto divertendo !

Infatti Maurizio secondo me fa apposta a proporre argomenti di discussione così coinvolgenti, vuol farmi licenziare per farsi assumere al mio posto e venire a stare in Sardegna (). Ma io a Milano non voglio venire ().

Scherzi a parte Maurizio ha proposto due problemi ben distinti.

Controllo dell'Anoplophora
Mi pare chiaro che tu abbia ragione che a questo punto non si può inseguire l'insetto tagliando tutti gli alberi infestati. Anche perché l'inseguimento finirebbe quando finiscono gli alberi! Infatti le stalle vanno chiuse prima della fuga dei buoi.
A me l'hanno raccontata così la scoperta del "tarlo" () "asiatico" a Milano (da fonte che credo attendibile, ma non mia diretta). Il Cerambicide è stato trovato in un parco pubblico, la cosa è stata segnalata alla Regione (o a qualche altro servizio) e gli interventi non sono stati tempestivi perché erano coinvolti alcuni alberi monumentali. Risultato: ormai ce lo teniamo.
A me non pare una corretta gestione ambientale quella di fermarsi di fronte ad un albero (sia pur monumentale) quando ci si trova di fronte al pericolo di una specie invasiva. Qualcuno ricorda tutta la polemica sullo scoiattolo grigio in Piemonte? Poveri scoiattolini! I ricercatori di Ozzano Emilia (Istituto italiano fauna selvatica, o come si chiama oggi che cambia sempre nome) con una denuncia penale; proposte del tipo catturiamoli, anestetizziamoli e riportiamoli in America (gli USA avrebbero abbattuto l'aereo anche se era prima dell'11 settembre !); tutta Europa che ci odia; lo scoiattolo rosso a rischio. Ma come si fa?

Parassitoidi indigeni
Non so come funzionino le cose per i Cerambicidi, credo che il processo che richiama Maurizio (e che descriverò più sotto) sia o piuttosto lento o quasi completamente assente.
L'adattamento ad una specie invasiva di parassitoidi indigeni è invece piuttosto rapido ed efficiente nel caso di piccoli insetti minatori (cioé, lo dico per i meno esperti, che si nutrono del tessuto fogliare rimanendo "dentro" la foglia e rispettando le due epidermidi inferiore e superiore) o galligeni. Ci sono ormai numerosissimi esempi che lo dimostrano. Io ricordo (scusate non ricordo i nomi latini e non mi pare importante andare adesso a cercameli) i casi del minatore fogliare della robinia, degli agrumi e quello più recente dell'ippocastano.
Cosa succede? Esistono in natura molte specie di Imenotteri Terebranti che parassitizzano i minatori ed i galligeni. Queste specie paralizzano la vittima e depongono un uova nel ricovero della vittima stessa (mina o galla che sia). Questa affermazione ha una validità solo generale perché ci sono moltissime eccezioni: più uova, la vittima paralizzata dalla larva del parassitoide, uccisione della vittima, &c. Ma la cosa importante è che questi parassitoidi sono tutti ectofagi, cioé le loro larve si nutrono delle vittime dall'esterno senza entrare in stretta relazione con la loro fisiologia come avviene per i parassitoidi endofagi. Questi rapporti per così dire "laschi" tra vittime e parassitoidi fanno sì che questi ultimi non siano praticamente mai specifici, ma si possano adattare a più specie di vittime (alcuni un'enormità di specie di vittime).
All'arrivo di una specie invasiva (minatrice o galligena) i parassitoidi indigeni non sono in grado di riconoscerla (permettetemi di non entrare nei dettagli di questa cosa perché sarebbe veramente troppo lunga ed io troppo poco competente). Assistiamo così ad effetti disastrosi dell'invasione (qualcuno si ricorda le defogliazioni degli ippocastani subito dopo l'arrivo della farfallina minatrice?). La specie fitofaga però, aumentando così tanto di numero, diventa una risorsa troppo ghiotta per passare inosservata e i parassitoidi indigeni cominciano a sfruttarla attaccandola. Nel giro di qualche anno si registra sempre un calo delle infestazioni disastrose e spesso anche un controllo delle infestazioni "normali".

Spero di essere stato sufficientemente chiaro, altrimenti fatemelo sapere.

Ciao Roberto

verum stabile cetera fumus
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MarcoU
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Inserito il - 20 agosto 2008 : 11:55:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

A me non pare una corretta gestione ambientale quella di fermarsi di fronte ad un albero (sia pur monumentale) quando ci si trova di fronte al pericolo di una specie invasiva.


Sono senz'altro d'accordo che un po' di alberi, anche monumentali, valgono bene la sconfitta di un pericoloso alloctono. C'è da dire però che difficilmente si può essere sicuri che l'invasione sia limitata al luogo del primo avvistamento. Verosimilmente, prima che l'invasione cada sotto l'occhio di qualcuno, l'animale probabilmente si è già stabilito con una popolazione di una certa consistenza.

Rispondo a Maurizio circa lo Xylotrechus "stebbingi": effettivamente dalle mie parti vi sono dei piccoli imenotteri terebranti che ne parassitano le forme preimmaginali, tuttavia non posso certo dire che la specie sia numericamente contenuta. Ci polverizza puntualmente buona parte della legna da ardere, su cui gli adulti corrono numerosi d'estate. A volte avvicinandosi alla legnaia in autunno sembra di sentire dei topini zampettare, tante sono le larve che rodono il legno. A volte, nel prendere in mano i ciocchi di legna più attaccati l'alburno si sbriciola con la pressione delle dita.
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Vitalfranz
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Inserito il - 20 agosto 2008 : 12:17:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Caro Maurizio, veramente ce ne fai perdere di tempo ! ma meglio così...

Riguardo Anoplophora, il discorso che farò non piacerà a molti, ma ormai sono fuori dall'Italia e me lo posso permettere (spero ).

Si tende a distinguere tra specie "paleartiche" e "orientali", usando una nomenclatura nata prima della tettonica a zolle (!), ma é una cosa che non ha alcun senso, specie se ci si occupa di fossili.
La differenza vera é tra specie tropicali e specie temperate. E il problema nasce dal fatto che Anoplophora chinensis non é una specie tropicale, ma temperata.

Gli alberi che attacca in patria (aceri, olmi, etc) non hanno praticamente parassiti da noi per motivi paleogeografici: le specie che li attaccavano si sono estinte (o si sono spostate in oriente) nel periodo che va dalla fine del Terziario alla prima glaciazione del Pleistocene.
Non é lo stesso per le piante, spesso importate dall'uomo sotto forma di seme e "anormalmente" prive di parassiti.

In realtá, il clima che era confacente a questi parassiti esiste tuttora in Europa. Perciò Anoplophora non é in realtá una specie esotica introdotta, ma una specie "re-introdotta" che attacca alberi altrettanto "re-introdotti".
Per questo ho scritto che si tratta di una lotta inutile e - aggiungo - anche assurda.

Per quanto riguarda lo studio in Lombardia, nessun esperto di Cerambici é stato contattato, al di là della semplice identificazione...
Durante una conferenza (a Milano) volevo fare questo intervento, ma mi sono trattenuto: l'ambiente dei naturalisti é cronicamente senza lavoro e senza soldi... una volta che arrivano a dei colleghi, dico che é tutto inutile???
Chi mi crede? O meglio: chi mi vuol credere?



Francesco Vitali
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gomphus
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Inserito il - 20 agosto 2008 : 12:46:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
grazie a tutti per le precisazioni: prendo nota, anche se confermo che l'invasività di Xylotrechus "stebbingi" su alberi vivi non è stata quella che si poteva temere dalle prime osservazioni, con alberi qui a Milano abbattuti perché attaccati da centinaia di individui, per cui sembrerebbe che qualcosa sia successo; in un ambiente totalmente artificiale come quello di una legnaia, con pochissime specie in grado di adattarsi e quindi scarsissima competizione, il discorso potrebbe essere diverso

d'altra parte, marco, anche dalle tue parti non è che anche gli alberi deperienti ma ancora vivi vengono ridotti a segatura, no?

a roberto posso dire che:

1) può stare tranquillo, perché anch'io in Sardegna non mi ci voglio trasferire, anche se mi piace immensamente, è da un millennio che non sono più riuscito a tornarci e ne ho una gran nostalgia;

2) anch'io sto passando più tempo sul forum che a lavorare, per cui se uno di questi giorni non mi leggete più, cominciate a temere per la mia incolumità;

3) per quanto riguarda la scoperta del tarlo asiatico (è una definizione talmente ridicola che mio malgrado comincia a piacermi) in Lombardia, non dubito che quanto riferito da roberto sia avvenuto, e magari più volte con altrettante amministrazioni locali; tuttavia a quanto pare, prima di tutto ciò la specie è stata trovata la prima volta nel milanese su (pseudo)bonsai importati dalla Cina, ovviamente senza nessun tipo di controllo fitosanitario, e per un bel pezzo nessuno se ne è preoccupato, finché gli effetti sugli alberi attaccati non sono stati sotto gli occhi di tutti. aggiungo che è andata ancora bene, perché per anni nella cittadina dove risiede la ditta importatrice di cui sopra, quanto a fauna esotica si è trovato di tutto e di più, comprese formiche note come pericolosamente invasive (Paratrechina longicornis); fortunatamente la quasi totalità di queste introduzioni non è stata (per ora) seguita da acclimatazione. dato il riscaldamento del clima e la conseguente incipiente "tropicalizzazione", intendiamo continuare ancora per molto a giocare agli apprendisti stregoni, sperando che continui ad andarci bene?

ciao a tutti
maurizio

P.S. a francesco: quanto sopra non tiene conto del tuo messaggio, è arrivato mentre io stavo scrivendo il mio (come ormai è diventata la regola!)

Modificato da - gomphus in data 20 agosto 2008 12:52:20
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gomphus
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Inserito il - 20 agosto 2008 : 13:57:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao francesco

anzitutto, non preoccuparti per il tempo che vi faccio perdere, perché (vedi il messaggio precedente) appena qui mi scoprono vedrai che il problema non esisterà più

chiedo scusa se sto per dire stupidaggini, ma ricordo che, come detto e ripetuto, non sono un esperto di cerambici, per cui devo basarmi su informazioni di provenienza varia senza poterle sempre verificare; da quel che so l'Anoplophora, pur essendo primariamente parassita degli alberi che dici, è in grado di adattarsi anche a latifoglie autoctone come il carpino, sdegnando solo gli alberi a legno duro come le querce e, ahinoi, la robinia (ci pensi che bello se fosse in grado di eliminarla?), e se ciò corrisponde a verità, questo ne fa un elemento estraneo sicuramente pericoloso per i nostri ecosistemi (anche se torno al mio discorso iniziale: è più pericolosa l'Anoplophora o gli operatori che cercano di eradicarla?); in pratica un po' quello che succede con il Rhynchophorus ferrugineus, se attaccasse solo le palme ornamentali introdotte in fondo non ci sarebbe granché di male, ma il fatto che è pericoloso anche per la nostra palma nana cambia tutto

ciao
maurizio
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Vitalfranz
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Inserito il - 21 agosto 2008 : 14:09:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Si é vero... tuttavia i cerambici sono raramente monofagi e attaccano soprattutto categorie di piante.
Nel lavoro che ho scritto sulle Nothorhina fossili (che devo mandarti), ho fatto notare che l'attuale N. muricata non é semplicemente "legata ai pini", ma solo a quelli del gruppo sylvestris, che corrispondono ad una ben precisa sezione del genere Pinus sg. Pinus.
Da questo si evinceva che la citazione di P. pinaster (appartenente ad un gruppo diverso di pini) era erronea a priori (e difatti mai più segnalata).

Tornando all'Anoplophora, bisogna notare che i carpini e la querce sono generi naturalmente presenti in Giappone, perció non si tratta di un vero "adattamento", ma di un "ritrovamento" di piante presenti anche nel proprio habitat.
Dal momento che la specie "ritrova" le sue piante, l'allarmismo per un "nuovo adattamento" appare ingiustificato, soprattutto in vista del fatto che la maggior parte dei predatori e dei parassiti dei cerambici sono in realtà "aspecifici" e che perció Anoplophora é limitata - naturalmente - come tutte le altre.

Il motivo della sua invadenza non é in realtá dato dal fatto che non ci sono predatori o parassiti, ma dal fatto che non ha concorrenza su piante alloctone come gli olmi.





Francesco Vitali
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gomphus
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Inserito il - 21 agosto 2008 : 15:35:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
grazie per le esaurienti spiegazioni, come sempre

ora, non è che tutto ciò si riesce a spiegarlo anche all'esercito messo in campo dalla Regione Lombardia, che sembra intenzionato, per quanto riguarda la copertura arborea, a ridurre la provincia di Milano come l'Isola di Pasqua?

ciao maurizio
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MarcoU
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Flora e Fauna

Inserito il - 21 agosto 2008 : 15:45:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Francesco, ci sono dei punti che non mi convincono.

Anzitutto, sono incapace rifiutare “a priori” la segnalazione di un fitofago su un ospite insolito. Questo vorrebbe dire escludere la capacità di adattamento e quindi di evolvere. Per fare un esempio, la storia evolutiva delle Oreina (e i crisomelidi sono parenti stretti dei cerambicidi) dimostra che in un gruppo di specie strettamente oligofaghe vi sono stati ripetuti passaggi da Asteracee a Ombrellifere, e che qualche specie si mangia anche entrambe le famiglie.
Vi sono poi casi di oligofagie quasi “assurde” come quella del crisomelide Bromius obscurus che è noto svilupparsi su due generi di piante:Vitis (ordine Rhamnales) ed Epilobium (ordine Myrtales). Questo per dire che, secondo me, non si può escludere a priori una segnalazione su un ospite che esce dal “coro” di quelli noti.

Cambiando discorso, il fatto di identificare la mancanza di competitori come fattore chiave dell’ esplosione dell’Anoplophora non non mi è del tutto chiaro. Da noi ci sono xilofagi che attaccano gli olmi, ad esempio Saperda punctata, ma non si tratta certo di una specie abbondante, nonostante si sviluppi sia in rametti vivi che in tronchi morti (osservazioni personali).
Sugli stessi ciocchi di salice che mi vengono divorati da decine di Xylotrechus esotici mi nascono anche pochi Clytus arietis.
Insomma, I competitori non mancano, ma sono poco frequenti, magari anche per la scarsa qualità dell’ambiente (i parchi di una grande città come Milano, la mia pianura invasa dal mais…). Ma se i competitori ci sono e i parassitoidi non sono poi così schizzinosi, perché questa differenza nella frequenza delle specie?

Modificato da - MarcoU in data 21 agosto 2008 15:45:49
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Vitalfranz
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Regione: Luxembourg


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Flora e Fauna

Inserito il - 22 agosto 2008 : 08:58:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ti ringrazio Marco dei tuoi interventi sempre precisi e pungenti.

Per quanto riguarda le essenze attaccate, il discorso é un po' lungo, ma cercherò di essere schematico.
Alla base sta il motivo della scelta della pianta ospite.
Dal momento che la cellulosa può o meno essere digerita (a seconda della specie), la scelta é orientata da ragioni chimiche che costituiscono la pianta.
Nel caso dei pini, i gruppi hanno affinità chimiche e (conseguenti) preferenze climatiche. Il gruppo sylvestris comprende anche mugo, nigra (pini montani) e il vicariante mediterraneo relitto nigra laricio. L'altro gruppo (pinaster) comprende pinea e forse aleppensis e si tratta di pini costieri.
Ora esistono specie che distinguono tra questi gruppi e altri che non notano la differenza (prova ne é la distribuzione geografica). Nothorhina appartiene al primo gruppo, Monochamus galloprovincialis (per. es.) al secondo.


Caso Bromius.
Non lo conosco, ma (me ne dovessi occupare) le mie ricerche sarebbero orientate in queste due direzioni:
1- esistono affinità chimiche tra Vitis e Epilobium?
2- siamo sicuri che i Bromius non siano in realtá due specie diverse?


Caso specie alloctone.
È verissimo quello che dici, ma secondo me il problema é a monte.
In realtá gli olmi e gli aceri hanno già un buon numero di parassiti autoctoni, che però non attaccano le piante. Perché non c'è stata a Milano un'emergenza Aegosoma scabricorne?
A Genova abbiamo decine di ceppi secchi di quercia e qualche volta ho trovato dei Trichoferus holosericeus in giro per la città. Eppure i ceppi non vengono attaccati.

Per colpa dei parassiti autoctoni? No, perché ho allevato centinaia di Trichoferus e mai ne ho trovato uno (d'altronde mai citati in letteratura, nonostante si tratti di una specie diffusissima e dannosa per le abitazioni). Anche i parassiti delle Aegosoma non sono noti.
In ogni caso, i parassiti limitano solo (di poco, e mai eliminano) una specie.

Per colpa del clima inquinato? Neanche, perché i Cerambyx pullulano e così gli Xylotrechus. Ma in passato, mai si sono registrate pullulazioni di Aegosoma sugli olmi di Milano.

Perché le piante vengono curate? No, perché s'è vista la capacità di attacco delle Anoplophora e la capacità di difesa dell'uomo...

Il motivo di tutto questo dev'essere più complicato, ma é evidente che interpretare tutto come: non ci sono competitori = mi espando; ci sono = mi fermo, é un po' semplicistico.
Anche perché - per assurdo - le Anoplophore hanno più parassiti delle specie non invasive.

Francesco Vitali
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Hemerobius
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Flora e Fauna

Inserito il - 22 agosto 2008 : 09:07:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Qualche divagazione

Messaggio originario di Vitalfranz:
Caso Bromius.
Non lo conosco, ma (me ne dovessi occupare) le mie ricerche sarebbero orientate in queste due direzioni:
1- esistono affinità chimiche tra Vitis e Epilobium?
2- siamo sicuri che i Bromius non siano in realtá due specie diverse?

Non conosco questo Bromius ma c'è un caso conosciutissimo che è quello della Piralide del mais la cui larva passa dal mais (culmo e pannocchie) al ... peperone (bacche)! E non sono due specie!


Messaggio originario di Vitalfranz:
Caso specie alloctone.
Il motivo di tutto questo dev'essere più complicato, ma é evidente che interpretare tutto come: non ci sono competitori = mi espando; ci sono = mi fermo, é un po' semplicistico.

Nel caso degli xilofagi concordo, meno se si parlasse di fitomizi (afidi, psille, cocciniglie, &c) o di fillominatori.


Messaggio originario di Vitalfranz:
Anche perché - per assurdo - le Anoplophore hanno più parassiti delle specie non invasive.

Probabilmente perché sono state più studiate!


Ciao Roberto


verum stabile cetera fumus
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gomphus
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Inserito il - 25 agosto 2008 : 11:57:16 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao a tutti

a questo punto, considerando gli elementi che avete portato voi, credo di dover concludere che per quanto riguarda Xylotrechus "stebbingi" (francesco, ti decidi a dirci come si chiama davvero?), da parte mia ci sia stato un equivoco

probabilmente nei casi che ho riportato si è trattato semplicemente di pullulazioni massicce ma isolate, forse a danno di piante già malconce, magari con estese parti di legno morto; come ha fatto notare francesco, qui non c'è mai stata un'emergenza Aegosoma scabricorne, anche se occasionalmente singole piante hanno dovuto essere eliminate perché irrimediabilmente compromesse

in conclusione, mi sembra probabile che non ci sia affatto stata un'invasività massiccia iniziale con una successiva contrazione, come pensavo io, ma semplicemente alcune osservazioni di pullulazioni occasionali nei primi tempi dopo la comparsa dello Xylotrechus, che hanno indotto me ed altri a "proiezioni" sulla futura consistenza numerica della specie, successivamente rivelatesi infondate

in effetti, la presenza in ambiente "naturale" dello Xylotrechus sembrerebbe di consistenza numericamente limitata, anche se la specie è molto diffusa; probabilmente è nella legna da ardere, molto secca e appetita da ben pochi cerambici, che esso trova un ambiente molto idoneo e libero da competitori in cui può proliferare indisturbato

ciao
maurizio
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Vitalfranz
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Inserito il - 25 agosto 2008 : 13:40:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
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Mi sembra che vadano puntualizzati alcuni elementi.

1) Caso Bromius e piralide del mais.
Non mi pare si tratti dello stesso tipo di comportamento: la piralide del mais é una specie polifaga, mentre (a quanto ho capito) il Bromius é una specie bifaga.
Specie bifaghe (e su due piante sistematicamente lontane) non sono molto note.
Abbiamo tuttavia mandato ora in stampa su Entomapeiron un lavoro di revisione del genere oceanico Olehtrius. Questo genere é legato primitivamente ad Araucaria (con interessanti implicazioni paleogeografiche), ma attacca anche il cocco. Ora é evidente che un genere antico, legato a piante molto antiche e in condizioni di necessità dovute all'insularità ridotta, può adattarsi in seconda battuta ai cocchi... ragioni che non possono essere addotte per il Bromius.

2) Xylotrechus
L'argomento va un po' fuori dal topic, tuttavia ci sono altri elementi da notare.
Il fatto che mi fece storcere il naso sull'identificazione con stebbingi, é che questa specie fu introdotta in Italia su una pianta (gelso) mai segnalata per lo stebbingi e, cosa più grave, persino non appartenete alla stessa categoria ecologica della pianta ospite (che é una quercia d'alta montagna).
In seguito questo cerambicide fu segnalato di altre piante di tipo mediterraneo o d'ambienti caldi (fico, ailanto, etc.), guarda a caso, tutte specie già segnalate per lo X. smei...
Tra l'altro, l'idea che Anoplophora si pensa introdotta tramite vivai, mi ricorda il fatto che X. smei fu appunto segnalato da entomologi indiani professionisti, come dannoso a Codiaeum, una tipica pianta d'appartamento, molto diffusa in Italia...

Quanto al nome di questa specie, mi sembra di essere stato abbastanza chiaro, anche in un altro topic, ma credo che le responsabilità che si celano dietro quest'errore (non dimentichiamoci che si tratta di una specie pest) non permettono (per ora) di chiudere definitivamente la questione.

3) Cerambici invasivi.
Volevo far notare che mai nessun cerambice alloctono si é poi dimostrato invasivo su piante autoctone in Europa.
Tutte le specie acclimatate (e non parliamo delle introdotte), come Neolclytus acuminatus, Lucasianus levaillanti, Callidiellum rufipenne, Conizonia detrita, Neandra brunnea, Xylotrechus smei, si sono poi rivelati di modesta importanza.
Le conseguenze di questi fatti sull'introduzione di Anoplophora, li lascio dedurre al lettore...

Francesco Vitali
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gomphus
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Inserito il - 25 agosto 2008 : 14:07:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Vitalfranz:


... Quanto al nome di questa specie, mi sembra di essere stato abbastanza chiaro, anche in un altro topic...

ciao francesco, grazie per la precisazione, il tutto risaliva a qualche tempo prima del mio arrivo al forum e non ho ancora avuto modo di leggermi tutto

ciao
maurizio
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danpic
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Inserito il - 26 agosto 2008 : 19:11:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao a tutti.

Sono tornato dopo essermi assentato per le ferie ( tanto agognate)

Spero mi perdonerete se inserisco, nel post di Salvatore, qui altre notizie sul "tarlo asiatico", sono così collegati tutti i riferimenti presenti nel Forum sul cerambicide lamino in oggetto.

Un entusiastico saluto

Danilo
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Marsal
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Flora e Fauna

Inserito il - 27 agosto 2008 : 00:02:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Intervengo qui perchè voglio citare un risvolto positivo del caso Anoplophora:
l'ufficio difesa fitosanitaria dell'istituto presso cui lavoro (Fondazione Fojanini), grazie alle locandine sull'Anoplophora che sono state inviate un po' in tutti i comuni della provincia di Sondrio, sta ricevendo segnalazioni di cerambicidi da parte di diverse persone che, vedendo sulla locandina la foto di un insetto dalle lunghe antenne, si sono incuriosite alla cosa e stanno portando a me (ma anche all'amico e da sempre collaboratore Paride alias Paris)esemplari di diversi cerambicidi,consentendo così di ampliare le conoscenze sulla fauna dei Cerambicidi della provincia di Sondrio (fin'ora mi sono giunti un Leiopus e due Monochamus). A Paride mi sembra invece sia giunto un Acanthoderes clavipes.(mi corregga se ho sbagliato).
Ovviamente chi ci porta gli esemplari sostiene di aver trovato il tarlo asiatico, che a quanto pare invece non è ancora arrivato da noi.
Quindi: grazie alle locandine e grazie a tuttte le persone attente e appassionate che ci stanno aiutando.



Chi ha prescha perda seis temp ("Chi ha fretta perde il suo tempo", detto romancio)
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