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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Autore |
Discussione |
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antea
Utente Senior
Città: Roma
527 Messaggi Tutti i Forum |
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Fabribor
Utente Senior
Città: Savarna
Prov.: Ravenna
Regione: Emilia Romagna
1547 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 29 luglio 2007 : 14:24:27
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Approfitto per chiarire:
1) link esterni è bene siano prima approvati dal moderatore che cercherà di valutare nei principi del forum e in conformità delle direttive degli amministratori l'opportunità di pubblicarlo
2) le foto non proprie, non vanno invece inserite come regola generale.
Fabribor |
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antea
Utente Senior
Città: Roma
527 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 30 luglio 2007 : 13:10:39
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Ma non interessa a nessuno questo argomento??????
Vi ricordo che c'e' gente che abbandona gli esotici pensando di fare del bene all'animale quando si sono stancati di loro...causando non pochi problemi alla fauna autoctona ....
L'informazione e' uno degli strumenti da utilizzare per fermare questi comportamenti..ma non posso cantarmela e suonarmela da sola..... |
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Fabribor
Utente Senior
Città: Savarna
Prov.: Ravenna
Regione: Emilia Romagna
1547 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 30 luglio 2007 : 14:40:46
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Antea... non disperare! Hai lanciato un argomento interessante, che è stato anche dibattuto in vari topic nel recente passato con il coinvolgimento di vari utenti e scambio vivo di opinioni. Però non è mica un argomento semplice da affrontare con questo caldo! Scherzo...
In effetti fra la pericolosità del parrocchetto e quella dello storno, riguardo alle colture di frutta, è senz'altro peggio il primo, ma le amministrazioni locali vanno in deroga autorizzando caccia di controllo allo storno mentre il parrocchetto tranquillamente si diffonde facilitato anche dalla diminuzione della "concorrenza"... Del tutto sconosciuto, come per altri alloctoni, l'impatto che colonie sempre più numerose possono poi avere su altri animali selvatici con nicchia ecologica anche solo parzialmente sovrapposta. Come sempre purtroppo lo scopriremo solo quando i danni saranno economicamente valutabili e probabilmente la "ferita" all'ecosistema non arginabile. Fai quindi bene a parlarne e a sollecitare un dibattito. Anzi devo dire che il tuo sollecito mi ha "imposto" un intervento. Avvistamenti di parrocchetti sono sempre più frequenti anche qui nel Delta del Po anche se non sono note colonie nidificanti di rilievo per il momento. |
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antea
Utente Senior
Città: Roma
527 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 30 luglio 2007 : 14:57:49
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| Messaggio originario di Fabribor:
Antea... non disperare! Hai lanciato un argomento interessante, che è stato anche dibattuto in vari topic nel recente passato con il coinvolgimento di vari utenti e scambio vivo di opinioni. Però non è mica un argomento semplice da affrontare con questo caldo! Scherzo...
In effetti fra la pericolosità del parrocchetto e quella dello storno, riguardo alle colture di frutta, è senz'altro peggio il primo, ma le amministrazioni locali vanno in deroga autorizzando caccia di controllo allo storno mentre il parrocchetto tranquillamente si diffonde facilitato anche dalla diminuzione della "concorrenza"... Del tutto sconosciuto, come per altri alloctoni, l'impatto che colonie sempre più numerose possono poi avere su altri animali selvatici con nicchia ecologica anche solo parzialmente sovrapposta. Come sempre purtroppo lo scopriremo solo quando i danni saranno economicamente valutabili e probabilmente la "ferita" all'ecosistema non arginabile. Fai quindi bene a parlarne e a sollecitare un dibattito. Anzi devo dire che il tuo sollecito mi ha "imposto" un intervento. Avvistamenti di parrocchetti sono sempre più frequenti anche qui nel Delta del Po anche se non sono note colonie nidificanti di rilievo per il momento.
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Io ho anche scritto al Wwf per chiedere se ci sono programmi per il controllo o altro...mi hanno detto che per il momento non sono stati segnalati eventi di contrasto con la fauna locale, e che quindi non ci sono piani di salvaguardia della fauna autoctona nei confronti dei parrocchetti...ma io non vorrei che poi va a finire come con lo scoiattolo grigio.... Sara' che sono ansiosa, ma io preferisco sempre il motto:"prevenire e' meglio che curare" .. E comunque da fonte certa, sono stati visti dei parrocchetti aggredire uno scoiattolo a villa Ada..Non e' allarmante??? Inoltre ho letto che i pappagalli fanno il nido in crepe degli alberi, e questo non puo' essere motivo di contrasto con i picchi per esempio? Anche se i picchi sono in grado di creare da soli dei fori sugli alberi, penso che usufruiscono anche di vecchie crepe usate gli anni precendi se possono, quindi in questo caso entrano in competizione con i pappagalli. Credimi ogni volta che vado presso un parco a Roma, ormai ci sono interi gruppi di pappagalli che gracchiando volano da un albero all'altro..Non vorrei che per buonismo diventano poi un giorno troppo numerosi da poterli contenere...
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Fabribor
Utente Senior
Città: Savarna
Prov.: Ravenna
Regione: Emilia Romagna
1547 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 30 luglio 2007 : 16:19:57
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E' proprio quello che dicevo. Legge numero uno: "chiudere la stalla dopo che sono usciti i buoi".
La competizione per le cavità, in un ambiente dove il legno secco viene ancora in gran parte rimosso, è già molto forte anche senza il parrocchetto, figuriamoci.
Tieni presente che il picchio nero e i picchi rossi scavano il nido, gli altri (torcicollo, picchio verde, tutte le cince, picchio muratore, passera mattugia, ghiandaia marina, upupa, civetta, assiolo, allocco), utilizzano le cavità da loro lasciate libere. Ad esempio da Luigi Marchesi, un amico ornitologo trentino ho appreso come la presenza di civetta capogrosso sia strettamente correlata con quella del picchio nero che le scava i nidi... Di questi rapporti ce ne sono molti in ogni comunità ecologica ed ogni introduzione volontaria o accidentale comporta uno squilibrio che tenderà ad un nuovo equilibrio. Se tale tendenza è lenta, probabilmente si assisterà ad un adattamento delle specie ad una nuova "nicchia realizzata", se però la pressione è forte, il riequilibrio si otterrà con il sacrificio di una o più specie non in grado di competere con la novità. Ecco perché è sempre un errore pensare che finché non ci sono segni di collisione di una specie alloctona, bisogna pensare che non li stiamo vedendo e non che non si stiano verificando. |
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Cleo
Utente Senior
Città: Milano
Prov.: Milano
Regione: Lombardia
1439 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 30 luglio 2007 : 17:03:58
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Antea, l'argomento è interessantissimo per me. Le cose che sta spiegando Fabrizio mi hanno sempre interessato, erano gli studi che avrei voluto fare ma che non ho fatto. Per cui non intervengo nel dibattito temendo, da appassionata autodidatta, di dire castronerie. Sicuramente l'introduzione di specie non autoctone porta spesso a squilibri nella nicchia in cui ciò avviene e a rendersi conto del problema ci si arriva spesso a cose fatte, quando tornare indietro diventa molto difficile. Giusto una settimana fa in una zona semiboscata dietro la mia casa sulle colline del Lago Maggiore ho osservato un uccello della grandezza del cuculo ma con colori molto accesi e una cresta colorata che scorazzava da un'albero all'altro. Moolto esotico! Sfuggito? Liberato volontariamente? Olivia |
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Fabribor
Utente Senior
Città: Savarna
Prov.: Ravenna
Regione: Emilia Romagna
1547 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 30 luglio 2007 : 17:46:34
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In effetti quello che manca è un pronto intervento fauna e flora non indigena.
Quello che preoccupa naturalmente non è tanto il singolo individuo sfuggito dalla cattività, ma il fatto che una piccola popolazione originaria si naturalizzi e cresca a ritmo esponenziale.
Non sarebbe sbagliato intervenire con un piano di allerta ed eventuale recupero immediato quando invece si hanno conoscenze di liberazioni cospicue dolose o accidentali, o diffusione di specie vegetali, o "focolai" di insetti esotici, senza chiedersi affatto se sono dannose o no. L'inerzia in questi casi costa assai caro (Gamberi esotici che sterminano la biodiversità di intere oasi, zanzare "nuove" che affliggono la popolazione, tartarughe e scoiattoli che soppiantano le specie indigene, piante che monopolizzano prati e boschi e portano nuove malattie alle quali le autoctone non sono preparate, e via così per elenchi kilometrici).
L'intervento migliore è quello che organizza immediatamente il rimedio al guaio e non quello che accrocchia decine e decine di costosi tentativi senza basi scientifiche e di conseguenza senza alcun risultato.
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perfect
Utente Senior
Città: Roma
1790 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 30 luglio 2007 : 20:40:40
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Purtroppo questo argomento mi tocca molto, e noto che l'opinione pubblica ancora vede questi animali introdotti (non solo i pappagalli) con simpatia invece di capire la pericolosità che essi rappresentano per la nostra fauna. L'amore per gli animali dovrebbe trasformarsi in amore per l'ambiente, purtroppo non è possibile porre rimedio a questa situazione perchè l'unica soluzione che vedo io sarebbe lo sterminio sistematico di tutto ciò che è stato introdotto negli ultimi 50 anni ma io per primo non avrei il coraggio di sparare ai pappagalli perchè la colpa non è del singolo individuo che qui ha trovato la sua nicchia ecologica ma di chi l'ha portato qui. Basta pensare a: Manguste, nutrie, scoiattoli, gamberi, tartarughe...lasciando da parte il 70% della nostra fauna delle acque interne che è alloctona. Io non vedo soluzioni prossime. |
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Fabribor
Utente Senior
Città: Savarna
Prov.: Ravenna
Regione: Emilia Romagna
1547 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 30 luglio 2007 : 22:21:22
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Sono d'accordo con te che sia difficile immaginare un piano d'azione efficace per i danni pregressi. Non è sbagliato però diventare sempre più coscienti ed attrezzarsi per individuare e risolvere con maggiore tempestività problemi futuri. Per questo il tentativo di Antea di riportare in auge l'argomento è apprezzabile: come dici tu, molto si deve fare per sensibilizzare e far comprendere il problema e i rischi e provare a far evolvere l'animalismo irrazionale in consapevole ambientalismo.
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antea
Utente Senior
Città: Roma
527 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 31 luglio 2007 : 11:15:09
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| Messaggio originario di Fabribor:
E' proprio quello che dicevo. Legge numero uno: "chiudere la stalla dopo che sono usciti i buoi".
La competizione per le cavità, in un ambiente dove il legno secco viene ancora in gran parte rimosso, è già molto forte anche senza il parrocchetto, figuriamoci.
Tieni presente che il picchio nero e i picchi rossi scavano il nido, gli altri (torcicollo, picchio verde, tutte le cince, picchio muratore, passera mattugia, ghiandaia marina, upupa, civetta, assiolo, allocco), utilizzano le cavità da loro lasciate libere. Ad esempio da Luigi Marchesi, un amico ornitologo trentino ho appreso come la presenza di civetta capogrosso sia strettamente correlata con quella del picchio nero che le scava i nidi... Di questi rapporti ce ne sono molti in ogni comunità ecologica ed ogni introduzione volontaria o accidentale comporta uno squilibrio che tenderà ad un nuovo equilibrio. Se tale tendenza è lenta, probabilmente si assisterà ad un adattamento delle specie ad una nuova "nicchia realizzata", se però la pressione è forte, il riequilibrio si otterrà con il sacrificio di una o più specie non in grado di competere con la novità. Ecco perché è sempre un errore pensare che finché non ci sono segni di collisione di una specie alloctona, bisogna pensare che non li stiamo vedendo e non che non si stiano verificando.
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Quello che dici mi sta facendo preoccupare ancora di piu' ! Ma come e' possibile che non abbiamo fatto nulla per contrastare lo sviluppo di questi pappagalli? Considera che i primi anni se ne vedevano veramente pochi a Roma, era quasi una rarita', ora sono intere colonie! e non solo, recentemente ne ho sentito un verso (ormai riconoscibile per le mie orecchie) proprio davanti casa mia e io sto in periferia. Cio' significa che non solo hanno colonizzato le ville romane ma alcuni gruppi si stanno spostando! E piano piano arriveranno nelle campagne. Io non sono una biologa, ma secondo me sono piuttosto invasivi. Non vorrei davvero che un giorno divenissero la causa dell'estinzione di qualche specie autoctona gia' in difficolta' esistenziale per altri motivi...
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antea
Utente Senior
Città: Roma
527 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 31 luglio 2007 : 11:17:58
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| Messaggio originario di Cleo:
Antea, l'argomento è interessantissimo per me. Le cose che sta spiegando Fabrizio mi hanno sempre interessato, erano gli studi che avrei voluto fare ma che non ho fatto. Per cui non intervengo nel dibattito temendo, da appassionata autodidatta, di dire castronerie. Sicuramente l'introduzione di specie non autoctone porta spesso a squilibri nella nicchia in cui ciò avviene e a rendersi conto del problema ci si arriva spesso a cose fatte, quando tornare indietro diventa molto difficile. Giusto una settimana fa in una zona semiboscata dietro la mia casa sulle colline del Lago Maggiore ho osservato un uccello della grandezza del cuculo ma con colori molto accesi e una cresta colorata che scorazzava da un'albero all'altro. Moolto esotico! Sfuggito? Liberato volontariamente? Olivia
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Dovresti segnalarlo all'Infs. Io da ora in poi faro' cosi', ogni "stranezza" la segnalero'.. |
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antea
Utente Senior
Città: Roma
527 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 31 luglio 2007 : 11:21:57
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| Messaggio originario di perfect:
Purtroppo questo argomento mi tocca molto, e noto che l'opinione pubblica ancora vede questi animali introdotti (non solo i pappagalli) con simpatia invece di capire la pericolosità che essi rappresentano per la nostra fauna. L'amore per gli animali dovrebbe trasformarsi in amore per l'ambiente, purtroppo non è possibile porre rimedio a questa situazione perchè l'unica soluzione che vedo io sarebbe lo sterminio sistematico di tutto ciò che è stato introdotto negli ultimi 50 anni ma io per primo non avrei il coraggio di sparare ai pappagalli perchè la colpa non è del singolo individuo che qui ha trovato la sua nicchia ecologica ma di chi l'ha portato qui. Basta pensare a: Manguste, nutrie, scoiattoli, gamberi, tartarughe...lasciando da parte il 70% della nostra fauna delle acque interne che è alloctona. Io non vedo soluzioni prossime.
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Ma l'eradicazione fa parte dei piani di contenimento di specie alloctone nei nostri ambienti..e purtroppo forse non ci sono alternative altrimenti fermi oggi e poi domani stai da punto a capo.... Toccherebbe che mettessero una legge sul microchip pure sugli animali esotici, cosi' chi li libera e' perseguibile con una bella multona! |
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