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theco
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Inserito il - 17 luglio 2007 : 15:49:04 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Giustamente ci hanno insegnato che la storia non si fa con i se.
E poiché l’evoluzione biologica degli organismi è la prima e la più vecchia di tutte le storie, meno di tutte le altre si può fare con i se.

Però, visto che siamo in estate, fuori fa caldo e le piante sono quasi completamente seccate, vi propongo un gioco ‘estivo’, così tanto per stare in compagnia … e ovviamente comincio con un 'se'.

Chiedendo ai bambini cos’è che distingue le piante dagli animali, la prima risposta che danno sottolinea il fatto che le piante non si muovono a differenza degli animali.
E allora ecco qua la riflessione, per niente seria, che vi propongo:

come sarebbe il mondo se le piante avessero evoluto la capacità di muoversi?

Per movimento si intende il movimento attivo, escludendo quindi tutte le forme di movimento passivo e tutti i movimenti di singoli organi, determinati unicamente da fattori chimici o fisici.

Insomma, per dotare le piante di movimento attivo occorre prima supporre che le stesse abbiano sviluppato un sistema nervoso: per il momento non ha importanza quale complessità abbia raggiunto questo sistema, è sufficiente supporre che sia in grado di produrre volontariamente un movimento dell’individuo in risposta a stimoli ambientali.

La storia dunque comincia così…

Modificato da - Acipenser in Data 24 marzo 2010 21:25:43

theco
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Inserito il - 17 luglio 2007 : 15:54:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
FILOGENESI


Da qualche parte, in un qualche momento dell’era paleozoica, la selezione naturale ha premiato alcune mutazioni genetiche nelle piante. La caratteristica principale di queste mutazioni era legata al fatto che le piante, una volta sradicate e abbattute al suolo, mantenevano la capacità di sopravvivere affondando nuovamente le radici nel substrato e superando in tal modo l’evento traumatico.

Non sappiamo quali possano essere state le dinamiche esterne che hanno trasformato lo sradicamento in un evento positivo, ma possiamo supporre che ciò sia avvenuto in situazioni caratterizzate da valori dell’energia ambientale molto superiore alla media e dobbiamo inoltre supporre che la statura molto elevata, raggiunta dalle piante in quel periodo, portasse a fenomeni di sradicamento naturale in misura molto maggiore rispetto a quanto avviene oggi.

Insomma, ci troviamo in un ambiente con venti molto forti e concentrati, di natura ciclonica, dove gli alberi, che avevano sviluppato altezze considerevoli in ambienti più miti, finiscono per trovarsi periodicamente in una situazione di disequilibrio statico.

Una parte di loro reagisce alle nuove condizioni ambientali riducendo la dimensione e assumendo forme più resistenti al vento, un’altra parte reagisce invece sviluppando la capacità di affondare nuovamente le radici dopo lo sradicamento.

Il primo gruppo di Protopiante, quello che reagisce modificando la propria forma, ha dato origine a tutte le piante moderne (Plantae) che oggi conosciamo (sia erbacee che arboree), il secondo gruppo di Protopiante, quello che non ha modificato la propria forma ma ha reagito modificando le caratteristiche fisiologiche delle radici si è invece diversificato in modo autonomo, andando a costituire (insieme a Protozoi, Chromista, Plantae, Fungi e Animalia) il sesto Regno nel Dominio degli Eukariota: le Feminae (esclusivamente arboree).

Il nome deriva dal latino femen-feminis (gamba), con esplicito riferimento al successivo sviluppo di tale organo da parte di questo regno di organismi. Il principale carattere che accomuna Feminae e Plantae, e che naturalmente deriva dai progenitori comuni. è l’autotrofismo fotosintetico; le principali differenze evolutive risiedono invece nella presenza di un sistema nervoso e nella capacità di movimento autonomo, che le Feminae presentano a differenza delle Plantae.

In passato c’è chi ha voluto vedere nelle Feminae una sorta di anello di congiunzione tra Plantae e Animalia, ma questa tesi non è mai stata suffragata da alcuna prova sperimentale. Oggi è comunemente accettato il fatto che la differenziazione tra Plantae e Feminae sia, in ordine cronologico, l’ultima ad avere avuto luogo tra gli organismi eucarioti, sicuramente a valle della differenziaione dei primi organismi animali.
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theco
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Inserito il - 17 luglio 2007 : 15:57:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
FISIOLOGIA DELLE FEMINAE


I primi individui, come detto, presentavano la capacità di orientare il proprio sistema radicale, secondo meccanismi geotropici, comuni anche al regno delle Plantae, ma, a differenza di queste, erano in grado di variare con continuità l’orientamento. Ancora oggi, se una plantula a livello di cotiledoni viene estratta dal substrato e lasciata in superficie, è destinata a soccombere; una feminula invece, sottoposta allo stesso trattamento, continua a vegetare, dopo avere affondato nuovamente gli pseudopodi, nella parte migliore del substrato a sua disposizione.

La morfologia della Femina è organizzata in tre strutture con funzioni distinte:
- gli pseudopodi che svolgono tre funzioni principali:
# movimento dell’organismo nell’ambiente;
# ancoraggio dell’organismo al substrato;
# assimilazione dal terreno dei sali minerali in soluzione;

- la chioma che comprende tutti gli organi dedicati a tre funzioni principali:
# fotosintesi delle proteine;
# riproduzione;
# orientamento nell’ambiente;

- il fusto che unisce gli pseudopodi agli organi della chioma e garantisce:
# la funzione scheletrica all’organismo;
# il sistema di vasi che distribuiscono il nutrimento alle cellule;
# il sistema nervoso che presiede tutte le funzioni.
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theco
Utente Super




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Inserito il - 17 luglio 2007 : 16:00:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
L’apparato motorio e scheletrico


Dal momento in cui le Feminae hanno sviluppato la capacità di muoversi hanno dovuto rispondere, come ogni altro organismo mobile, alla domanda ‘dove andare?’.

Le Feminae non hanno sviluppato organi sensoriali adatti alla visione, ma una doppia serie di recettori chimici e fisici, in grado di orientarle positivamente nell’ambiente (esiste anche una terza serie di recettori, che però non ha funzioni motorie, ma solo riproduttive).

La prima serie di sensori, i fotorecettori, sono disposti nella chioma e indirizzano la Femina nell’ambiente sulla base del rilevamento fisico dei valori di luminosità ambientale.
La seconda serie di sensori, nitrorecettori, sono collocati negli pseudopodi e indirizzano la Femina nell’ambiente sulla base del rilevamento chimico della quantità di azoto (e in subordine di potassio e fosforo) presenti nel terreno.

Il sistema dei recettori è quindi in grado di valutare le potenzialità trofiche di una determinata posizione e di portare la Femina a cambiare la propria posizione, qualora questa non fosse più adatta alle sue necessità.

Il movimento vero e proprio avviene tramite il ritiro degli pseudopodi dal terreno, la progressione dell’intero organismo nella direzione desiderata, grazie alla trazione effettuata dagli stessi pseudopodi sulla superficie del terreno e infine il re-inserimento degli pseudopodi in profondità nel terreno, una volta raggiunta la nuova posizione.
Le Feminae non hanno sviluppato strutture muscolari, lo spostamento è garantito dall’adesività e dalla contrattilità del fitto sistema di podicilli capillari, disposti lungo tutta la superficie degli pseudopodi.

La velocità di spostamento di una Femina è variabile tra specie e specie e anche all’interno della stessa specie, in funzione della tipologia di terreno su cui si trova la Femina. Tra le specie più veloci è senz’altro da ricordare Melania velox che, nei terreni sabbiosi planiziali che predilige, riesce a spostarsi alla velocità di quasi 10 cm/sec per periodi di tempo prolungati, arrivando a percorrere circa 60 Km in una settimana. Normalmente gli spostamenti hanno durata e lunghezza inferiori, ma sono documentati casi di Feminae che hanno percorso oltre 200 Km in un unico spostamento.

Inversamente a quanto accade nelle Plantae, le Feminae hanno sviluppato una struttura del fusto esoscheletrica: il durame legnoso è infatti collocato nella sezione esterna del fusto, mentre nella parte più interna è concentrato l’alburno con i fasci cribrosi, vascolari e nervosi. Nelle Feminae non vi è nulla di assimilabile alla corteccia delle Plantae arboree.

Lo sviluppo di un esoscheletro di lignina è stato un importante passaggio nell’evoluzione delle Feminae, tale struttura consente infatti alla Femina di superare praticamente ogni ostacolo di tipo naturale, grazie alla resistenza della sua corazza esterna.
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theco
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Inserito il - 17 luglio 2007 : 16:04:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
L’apparato riproduttore


L’evoluzione dell’apparato riproduttivo delle Feminae si discosta completamente dalla storia delle Plantae.

La differenza più evidente consiste nel fatto che le Feminae, potendosi muovere autonomamente, non hanno avuto alcuna necessità di sviluppare organi con funzione vessillare (fiori) per attirare verso di sé insetti pronubi, né altri organi atti a sfruttare le potenzialità disseminative di altri gruppi di animali (bacche) o del vento.

L’evoluzione delle Feminae le ha poste nella condizione di recarsi personalmente presso il potenziale partner e ciò ha sviluppato la sessualità come meccanismo riproduttivo.
Tutte le Feminae sono dioiche e il dimorfismo sessuale è solitamente molto evidente, inoltre le Feminae hanno perduto la capacità, tipica delle Plantae, di riprodursi per via agamica.

L’elemento di base nella sessualità delle Feminae è costituito dalla presenza, nella chioma degli individui maschili, di ghiandole ricche di olii essenziali, fortemente aromatici e volatili, che hanno lo scopo di segnalare la presenza agli individui femminili.

L’intensità e la gradevole profumazione di queste emissioni di richiamo sessuale era nota all’uomo fin dall’antichità, tuttavia i ripetuti tentativi di domesticare e allevare le Feminae non sono mai andati a buon fine, per l’estrema difficoltà di realizzare un loro contenimento efficace.

Gli individui femminili, da parte loro, sono sprovvisti di elementi di richiamo sessuale, ma sono viceversa dotati di una rete di recettori in grado di percepire le emissioni maschili. Da prove sperimentali si è potuto stabilire che, in condizioni di vento favorevole, una femmina è in grado di percepire il richiamo olfattivo delle Femina maschio fino a 10 Km di distanza.

Da quanto detto risulta evidente che, a differenza della maggior parte delle specie animali, nelle Feminae l’elemento sessualmente dominante è la femmina, che solitamente crea piccoli gruppi famigliari matriarcali (boschetti di Feminae) nei quali vivono insieme alcune decine di individui maschili.

L’ingresso dei gameti maschili nell’ovario femminile avviene attraverso la compenetrazione delle chiome dei due individui, che pongono a diretto contatto l’androceo dell’uno con il gineceo dell’altro.

La trasformazione dell’ovulo fecondato porta, in analogia alle Plantae spermatofite, alla generazione di un seme, costituito da un embrione circondato di tessuto nutritivo. Il distacco del seme dopo la maturazione conduce alla sua immediata germinazione (non esiste tra le Feminae dormienza dell’embrione).

A differenza delle Plantae la strategia riproduttiva delle Feminae è più simile a quella animale. L’individuo femminile matura non più di tre semi fecondati per stagione vegetativa e assumono quindi molta importanza le conseguenti cure parentali.
Per questo motivo la giovane Femina rimane nel gruppo famigliare della madre per un intero ciclo vegetativo, condividendo gli spostamenti del boschetto.
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theco
Utente Super




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Inserito il - 17 luglio 2007 : 16:12:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per il momento mi fermo qui, ma c'è da completare la fisiologia, da delineare l'ecologia, la distribuzione geografica e altimetrica, la sistematica, la fenologia, il comportamento, ecc, ecc. delle Feminae.

Se qualcuno ha voglia di partecipare al gioco può inserire tutto ciò che gli pare senza contraddire quanto già inserito (a meno che non voglia sostenere una tesi alternativa sulle Feminae ); l'unica regola è che tutto deve essere verosimile e nulla deve essere vero.

Se non mi sentite più sarà perchè gli amministratori avranno giustamente deciso di bannarmi dopo questa prodezza... vi ho voluto bene.

Ciao, Andrea
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FOX
Moderatore


Città: BAGNO A RIPOLI

Regione: Toscana


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Inserito il - 17 luglio 2007 : 16:16:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Andrea,

al momento ti dico solo grazie, mi leggerò il tutto con calma..

simo



Alto è il prezzo quando si sfida per vanità il mistero della Natura - I. Sheehan
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franci
Utente Senior

Città: Morbegno
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


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Inserito il - 17 luglio 2007 : 16:36:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Fa caldo a Ravenna, eh?
Io trovo la tua idea divertente.
Mi hai subito fatto venire in mente i Rinogradi di Steiner:
Link

Finora sei stato molto "scientifico". Leggendoti, mi venivano in mente domande e obiezioni, subito chiarite nelle righe successive
Aspetto ulteriori dettagli, mentre provo ad immaginare una rappresentazione grafica di questi simpatici esseri viventi...


Franci
Morbegno (SO)
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mazzeip
Moderatore


Città: Rocca di Papa
Prov.: Roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 17 luglio 2007 : 18:34:23 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per chi è interessato ai geniali Rhinogradentia del Prof. Dr. Harald Stümpke e sa leggere il francese, guardi qui :
Link

Bellissimo gioco, ma anch'io devo rileggerlo con calma...
per dotare le piante di movimento attivo occorre prima supporre che le stesse abbiano sviluppato un sistema nervoso: per il momento non ha importanza quale complessità abbia raggiunto questo sistema, è sufficiente supporre che sia in grado di produrre volontariamente un movimento dell’individuo in risposta a stimoli ambientali
ma la Dionaea muscipula non corrisponde a questi requisiti? Risponde a sollecitazioni multiple dei suoi sensori chiudendo di scatto le sue trappole...



GIOCO - Le evoluzioni im(possibili) Paolo Mazzei   Link   Link
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Angelo p
Utente Senior


Città: Albenga
Prov.: Savona

Regione: Liguria


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Inserito il - 17 luglio 2007 : 19:04:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Senti Andrea, ma te le studi di notte o di giorno ste cose strane.
Anch'io ho bisogno di rileggermi tutto con calma, tuttavia se già non c'è qualcosa di vero -come ipotizza Mazzei con la Dionea- è una forma di evoluzione che per il futuro (poco prossimo) non è da escludere.
Ma che bella idea; bravo Andrea!
a p

Modificato da - Angelo p in data 17 luglio 2007 19:05:20
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theco
Utente Super




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Inserito il - 17 luglio 2007 : 22:58:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ringrazio tutti di cuore per gli apprezzamenti gentili.

In risposta a Francesca dirò che la differenza fondamentale con i Rinogradi consiste nel fatto che questi sono organismi estinti, dei quali si è potuto conservare un unico testo descrittivo; le Feminae viceversa sono organismi viventi, benchè non molto comuni, e la letteratura che le riguarda è ampia e articolata.

Anzi avevo dimenticato di citare la fonte di quanto finora ho riportato:
Fracoise Odeur - La vie secrète des Feminae, 2004, Ed. Pont Neuf; la traduzione è mia.

Sempre a Francesca dico che in effetti l'Odeur fa una trattazione divulgativa dell'argomento, ma di un livello scientifico piuttosto approfondito. Credo però che in questa discussione ci sia spazio anche per argomenti non strettamente scientifici, sto pensando per esempio alle moltissime forme di interazione documentate tra le Feminae e gli esseri umani: il medievale 'linguaggio degli odori feminei', che tanto impulso ha dato alla lirica dei trovatori; i graffiti sulla catacomba di Drusilla; il glossario di Vignola e tutte le altre testimonianze antiche, fino alle fonti più recenti: l'abominevole Femina di Princeton, le sette religiose legate al culto feministico, fino a Wonder Femina e i cartoons nipponici.

Naturalmente sono molto gradite testimonianze iconografiche, sia sotto forma di disegno che di fotografia, io purtroppo delinquo in entrambe le arti e quindi sono condannato a continuare con le parole.

A Paolo dico che non solo le Droseraceae, ma molte Plantae riescono a muovere singoli organi in risposta a stimoli ambientali, ma nessuna di esse è in grado di muovere l'intero organismo dal punto in cui lo stesso è germinato (fanno naturalmente eccezione le piante natanti, ma non si tratta di movimenti attivi).

Sono celebri le ricerche di Tompkins e Bird sulle risposte neuronali delle Plantae: questi signori collegavano alle foglie di piante gli elettrodi di un apparecchiatura in grado di misurare gli scambi elettrici superficiali (in parole povere qualcosa di simile ad un cardiografo); dopo di che facevano entrare nella stanza, dove attendeva la pianta, un certo numero di persone, che si comportavano in modo sostanzialmente neutro e una sola di queste che invece bruciava deliberatamente alcune foglie della pianta.
Dopo di che facevano rientrare le stesse persone una alla volta e solo all'ingresso dell'aggressore il cardiogramma si impennava, rivelando una sentimento di 'paura' da parte della pianta, nonchè il fatto che era in grado di distinguere tra persone diverse.

Atkinsons e Barney hanno rifatto la stessa esperienza con una Femina e il risultato, dopo l'ingresso dell'aggressore, è stato che la Femina ha deciso di andarsene, trascinandosi dietro le apparecchiature di misura, un'ampia sezione del muro della stanza e un significativo campione di epidermide e cuoio capelluto dell'aggressore.

Ciao, Andrea
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ametista
Moderatore


Prov.: Padova

Regione: Veneto


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Flora e Fauna

Inserito il - 17 luglio 2007 : 23:30:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Caro andrea,
a me sembra che sugli Euganei esistano veramente queste Feminae ;)

Mi riferisco a tutti quegli alberi che vedo in inverno, e mi ripropongo di tornare in primavera per vedere i loro fiori, ma quando torno sul posto non li trovo più!!
Se, come dici, possono percorrere anche 60 km a settimana, in un mese possono aver aggirato il perimetro dei Colli Euganei 4 volte...

Direi che allora posso cominciare a studiare il loro comportamento :)



"Un fiore perfetto è una cosa rara, potreste passare la vostra vita anche cercandone uno solo e non sarebbe una vita sprecata" (da L'ultimo samurai)

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ross46
Utente Super

Città: vercelli

Regione: Piemonte


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Flora e Fauna

Inserito il - 18 luglio 2007 : 07:48:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Speravo che esistessero gli Ent (Tolkien), magari relegati nelle profondità di qualche cupa foresta. Non ci resta che aspettare che crescano. E' tutto affascinante. Ciao
Ross
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franci
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Città: Morbegno
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


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Inserito il - 18 luglio 2007 : 11:20:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Andrea: sei surrealmente geniale!
Ho deciso: dedicherò le mie ferie ad una campagna di osservazione di alcune comunità di Feminae e tenterò una documentazione iconografica della stessa...

Attendo ulteriori informazioni su morfologia, fisiologia ed etologia allo scopo di rendere più efficiente la mia ricerca


Franci
Morbegno (SO)
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nimispl
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Prov.: Trieste

Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Inserito il - 18 luglio 2007 : 17:18:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
....questo mi ricorda una mia lezione di botanica sistematica di alcuni anni fa, che cadeva il 1 Aprile. Mi ero messo a pontificare sulle Carnivoraceae, una famiglia di piante carnivore di origine tropicale (che non esiste), sparandole via via più grosse: niente da fare, nemmeno quando ho presentato il genere Ittiophaga, che divora pesci vivi nel Rio delle Amazzoni, o Chiropterophaga, una specie a fiore zigomorfo con riduzione degli stami e corolla dentata che afferra i pipistrelli per nutrirsene, gli studenti prendevano diligentemente appunti di tutto quello che dicevo.
...alla fine, per punizione, ho detto loro che tutti quegli appunti li chiederò all'esame...
ciao a tutti
PL
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franci
Utente Senior

Città: Morbegno
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


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Inserito il - 18 luglio 2007 : 17:38:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Troppo simpatico!

Franci
Morbegno (SO)
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theco
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Inserito il - 19 luglio 2007 : 10:58:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Delle foglie di Femina


Nella catena alimentare le Feminae condividono lo stesso livello trofico delle Plantae, contraddistinto dalla completa autotrofia su base fotosintetica.

Analogamente alle Plantae la funzione fotosintetica è collocata principalmente nelle foglie ma, a differenza di queste, il pigmento accettore dell’energia solare non è la clorofilla, bensì un complesso di carotenoidi.

I caroteni e le xantofille assorbono la lunghezza d’onda luminosa nella banda del verde-blu e quindi il colore caratteristico delle foglie di Femina varia dal giallo, all’arancio, al rosso, in analogia a quanto accade alle foglie delle Plantae in autunno, quando la distruzione della clorofilla rende visibili i pigmenti autunnali.

‘Cercare una Femina in autunno’ è un comune modo di dire che allude alla difficoltà di un’impresa molto ardua (cfr. l’ago nel pagliaio); le caratteristiche cromatiche delle foglie di Femina infatti le rendono in autunno quasi indistinguibili da una Planta arborea, e viceversa evidentissime durante la stagione vegetativa.

La maggior parte delle Feminae sono semprerosse, ma non mancano specie caducifoglie che rinnovano le foglie con ciclo annuale. La fillotassi ricalca tutti i pricipali schemi comuni alle Plantae e costituisce un importante elemento diagnostico nello sviluppo della sistematica di questo regno.
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theco
Utente Super




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Inserito il - 19 luglio 2007 : 11:00:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Dei rapporti tra Feminae e Plantae


Nella catena alimentare le Feminae sono organismi produttori, in grado di organicare i sali minerali del terreno grazie alla trasformazione dell’energia solare in energia chimica. Per questo motivo cotituiscono insieme alle Plantae il livello base di ogni ecosistema.

Tra Plantae e Feminae esiste un potenziale rapporto di competizione alimentare, risolto in parte dai diversi adattamenti fotosintetici sviluppati.

La capacità delle Feminae di spostarsi, per selezionare le migliori condizioni trofiche, ha consentito loro di sviluppare un processo fotosintetico basato su un pigmento (carotenoidi) molto meno efficiente rispetto alla clorofilla delle Plantae.

Questo comporta la necessità per le Feminae di selezionare ambienti dotati di valori elevati dell’insolazione, evitando in tal modo situazioni di conflitto alimentare con le Plantae che, non potendosi muovere, hanno viceversa sviluppato un pigmento più efficiente, in grado di fornire energia alla fotosintesi anche in condizioni di luminosità ridotta.

Ciò significa che difficilmente Plantae e Feminae condividono lo stesso habitat e, se lo fanno, è sempre evidente una loro stratificazione nell’ecosistema basata sui diversi valori di luminosità ambientale.

Oltre il 60% delle specie di Femina ha un’ecologia di tipo alpino e vive al di sopra del limite superiore della vegetazione arborea, dove la radiazione solare raggiunge i propri massimi. Le specie di Femina che vivono a quote più basse sono fortemente specializzate dal punto di vista ecologico.
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theco
Utente Super




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Inserito il - 19 luglio 2007 : 11:00:49 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per rilassare lo spirito tra pigmenti e fillotassi vi propongo questo sito interamente dedicato alle Feminae:

Link

Molto interessanti le sezioni ‘Arts’ and ‘Cuisine’, che contengono rispettivamente un catalogo di opere artistiche dedicate a questi splendidi esseri e alcune curiose ricette a base di foglie e germogli di Femina.


Ciao, Andrea
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Eopteryx
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Città: Roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


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Inserito il - 19 luglio 2007 : 16:01:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Andrea! Leggo ora il tuo post e devo dire che è molto ben fatto e divertente
Un biologo, e in particolare chi si occupa di evoluzione, si trova spesso a chiedersi il quando o il perchè dell'origine di quella o quell'altra struttura, e spesso anche a fantasticare su possibili scenari futuribili. Sulla scorta dei famosi Rinogradi, tempo fa erano andati in onda su La Macchina del Tempo alcuni documentari in computer graphic proprio sulle possibili creature del futuro, molto simpatici e con la consulenza tecnica di alcuni biologi americani (da quel che ricordo)

Tuttavia permettimi di notare il rischio che si cela in considerazioni di questo tipo: si tende infatti a considerare il cammino evolutivo come un accumulo di strutture o comportamenti sostanzialmente adattativi, la cui origine ed esistenza è cioè legata strettamente ad uno scopo. Sebbene la selezione sia responsabile del vaglio e del mantenimento di tali strutture, il problema della loro origine è tutt'altro che semplice e scontato. Bisogna cioè tener conto soprattutto di principi darwiniani come il "cambio di funzione" o la "correlazione tra le parti".
Non è improbabile che le piante sviluppino un qualche tipo di sistema nervoso e di conseguenza un sistema motorio, come non è improbabile che alcuni animali sviluppino processi fotosintetici. Tuttavia lo "faranno" con ciò di cui dispongono, con il materiale che hanno a disposizione, un pò come un bambino che usa le lego di una macchina per costruirci una casetta. E lo faranno nei limiti determinati dal loro sviluppo, limiti a volte invalicabili (difficilmente un mammifero ha meno di 7 vertebre cervicali, e ancora più difficile trovare un coleottero marino di 2m di lunghezza).
Nel tuo excursus sei stato abbastanza attento e spero che tu o qualcun'altro questa estate continui a sfornare taxa fittizi (tanto con tutti i nomi in letteratura che cambiano da un momento all'altro, qualcuno finisce per crederci)

Ciao e buona ricerca
PS: il mio prof di Zoologia Evolutiva, R.Argano, ha "bastardamente" inserito l'immagine degli ormai estinti Rinogradi, nell'ultima slide del corso. Per fortuna che di Mammiferi ne so qualcosa di più che di Insetti, così non sono stato tratto in inganno. La maggior parte degli studenti però era già pronta con carta e penna a prendere appunti...

"Verità irrazionalmente difese possono essere più dannose di errori ragionati"
Thomas Henry Huxley
Ciao, Pippo
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theco
Utente Super




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Inserito il - 20 luglio 2007 : 13:44:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie Pippo per le precisazioni molto interessanti.

Hai assolutamente ragione su ogni cosa, e nemmeno le Feminae vengono meno ai principi darwiniani.
In effetti lo sviluppo di questo phylum si basa su strutture già presenti, è assodato che sia il sistema nervoso, sia la capacità di movimento attivo derivano infatti dalla pre-esistente capacità dei progenitori di compiere movimenti su base geotropica.

Geotropismo attivo e passivo, fototropismo, chemiotropismo sono caratteristiche comuni ancora oggi nelle Plantae, ed è proprio lo sviluppo di queste capacità che ha portato le Feminae al movimento attivo.

Un Helianthus è in grado di girare la sua corolla verso il sole, la Femina non ha fatto altro che sviluppare questa capacità già presente nel progenitore comune, mettendosi in grado di spostare tutto l'organismo verso il sole.

Concordo con te sul fatto che le spiegazioni fornite da Odeur in merito alle loro origini non siano del tutto convincenti: una risposta adattativa ad un evento traumatico, quale lo sradicamento, potrebbe sembrare l'affermazione di un principio evolutivo di tipo lamarckiano (che Giove ce ne scampi) e inoltre lo stesso evento traumatico chiamato in causa ci riporta alle vecchia e desueta categoria del catastrofismo (a quanto pare valida solo per i dinosauri e le ammoniti), a tutto danno dell'attualismo.

Credo quindi che il capitolo sulle origini, vada approfondito e studiato, in termini di selezione naturale di mutazioni genetiche accidentali.
E allora la domanda che pongo alla comunità scientifica è la seguente: che tipo di ambiente avrebbe potuto favorire la selezione di mutazioni che esasperavano il tropismo vegetale?

Ciao, Andrea
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