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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Nota! La determinazione degli insetti necessita quasi sempre di un'indicazione geografica e temporale precisa. Invitiamo quindi gli utenti ad inserire questi dati ogni volta che viene richiesta una determinazione o viene postata una foto di un insetto. I dati forniti dagli utenti ci consentiranno anche di attribuire un valore scientifico alle segnalazioni, contribuendo a migliorare e integrare le attuali conoscenze sulla distribuzione delle specie postate.
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Autore |
Discussione |
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elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
32995 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 22 settembre 2018 : 15:29:13
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Con questo strano titolo volevo aprire una discussione sulle varie modalità usate dagli imenotteri cacciatori Sphecidae, Pompilidae e Crabronidae per alimentare le loro larve.
Dalle mie osservazioni in natura risulta una ricorrenza di comportamenti tipici e vorrei avere una conferma, una smentita o un'integrazione dagli utenti più esperti di questa materia.
Pompilidae di grosse dimensioni: un grosso ragno paralizzato per una larva, scavo della tana successivo alla cattura del ragno, oppure utilizzo della tana del ragno stesso (Ctenizidae, Segestridae ecc...). Trasporto del ragno alla tana a piedi.
Alcuni altri Pompilidae, per lo più piccoli e medi: più ragni paralizzati per ogni larva, trasportati in volo verso un nido di fango costruito prima della cattura.
Sphecidae dei generi Sceliphron e Chalybion: idem come sopra.
Specidae del genere Isodontia: più ortotteri ensiferi giovani o comunque piccoli paralizzati per ogni larva, trasportati in volo verso un nido realizzato in una cavità nel legno, canne e simili.
Sphecidae del genere Sphex: Di solito un unico grosso ortottero per lo più ensifero paralizzato per ogni larva (oppure anche più di uno?) trasportato a piedi verso un nido nel terreno scavato in precedenza.
Sphecidae del genere Prionyx: Un unico ortottero per lo più Acrididae paralizzato per ogni larva trasportato a piedi verso un nido nel terreno scavato in precedenza.
Sphecidae del genere Ammophila: Un unico bruco (o anche più di uno?) paralizzato per ogni larva trasportato a piedi verso un nido nel terreno scavato in precedenza (o successivamente?).
Sphecidae del genere Chilosphex]: 3-4 ortotteri grandi (di norma Eupholidoptera) paralizzati, offerti in comune ad una covata di una decina di larve, trasportati a piedi verso un nido realizzato in precedenza in una fessura orizzontale tra due pietre.
Vespidae Eumeninae: Idem come Sceliphron.
Crabronidae in generale: più insetti di vario genere per ogni larva, morti e non paralizzati, in certi casi portati in volo con più viaggi al nido realizzato in precedenza che, nel caso, viene riaperto e richiuso.
Risultano anche ad altri queste modalità operative? Ci si può vedere una chiave di lettura? (a parte che chi trasporta la preda in volo deve necessariamente sceglierne più di una e di piccole dimensioni)
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Modificato da - Chalybion in Data 23 settembre 2018 18:36:43
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Chalybion
Moderatore
Città: Bagnacavallo
Prov.: Ravenna
Regione: Emilia Romagna
13228 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 23 settembre 2018 : 18:49:39
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Ho avuto poche occasioni di indugiare presso nidi delle varie specie ad esempio di sfecidi o pompilidi e quindi sono inadatto a commenti autorevoli. Mi limito a dire che mi pare d'aver letto che i pompilidi usano sempre una sola preda ogni uovo deposto e che ho visto grossi esemplari di essi a Ngorongoro volare con grosse prede tra le zampe. Riguardo al trasporto ad esempio è noto che alcune specie di Oxybelus (Crabronidae) trasportano la preda infilzata con l'aculeo ma non sempre anche per lo stesso esemplare. Le Ammophila che ho potuto osservare le ho sempre viste arrivare in volo (con preda) presso il nido chiuso, deporre la preda nei paraggi (al massimo qualche decimetro), poi cercare il foro, togliere il "tappo", di solito una pietruzza, ispezionare il nido, riuscire e tornare a cercare la preda per trascinarla al nido, ritappare il foro e ripartire. Lo stesso ho notato per pompilidi di medie dimensioni. In quei casi ho anche provato a spostare la preda dalla parte opposta del nido e vedere che accadeva; talora con difficoltà ma in genere entro un minuto, riuscivano a trovare la preda e tornare al nido senza errori di traiettoria, lungo il percorso più breve!
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"Impegnarsi per volere a tutti i costi piacere a tutti è il peggior modo di sprecare tempo". (Chalybion)
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elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
32995 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 23 settembre 2018 : 22:44:11
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Pensavo che alcuni Pompilidae portassero al nido più di una preda perché li ho visti - soprattutto in foto di altri - con ragni di dimensioni insufficienti per portare a maturazione una larva.
Per quanto riguarda la Ammophila, invece, penso che la regola sia quella che dici tu, cioè il trasporto in volo. Non ne ho mai vista nessuna trascinare il bruco sul terreno. Mi pare incredibile, però, che riescano a trasportare in volo bruchi tanto grossi. Quelli che ho visto erano sempre molto più pesanti dell'Ammophila stessa. |
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Chalybion
Moderatore
Città: Bagnacavallo
Prov.: Ravenna
Regione: Emilia Romagna
13228 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 24 settembre 2018 : 10:39:18
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Dimenticavo: come hai verificato che i "Crabronidi in genere" uccidono e non paralizzano le prede? Tenuto conto che l'uovo talora, secondo le specie è deposto sull'ultima preda e non sulla prima e quindi sussiste anche il tempo di incubazione, se le prede fossero morte andrebbero facilmente incontro a disidratazione o putrefazione prima del completo sviluppo della larva.
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elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
32995 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 24 settembre 2018 : 22:43:01
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Veramente me lo aveva detto Roberto Hemerobius. A dimostrazione di questo c'è il fatto che molti Crabronidae (non so se tutti) tra cui Bembix e Philanthus, accedono ripetutamente alla tana riaprendola e richiudendola portando via via nuove prede fresche. |
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Chalybion
Moderatore
Città: Bagnacavallo
Prov.: Ravenna
Regione: Emilia Romagna
13228 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 29 settembre 2018 : 10:02:19
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La fonte è quanto mai autorevole ed è noto quello che riporti qui sopra: infatti mi riferivo a quell'"...in genere...". Del resto dubito assai che anche quelli paralizzati e non morti al momento della messa nel nido abbiano mai l'eventualità di "risorgere" ma che prima o poi la morte sopravvenga entro un periodo variabile da specie a specie, sia quella predatrice che predata: avrebbe davvero poco senso il contrario. Ma sono mie supposizioni.
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