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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Nota! La determinazione degli insetti necessita quasi sempre di un'indicazione geografica e temporale precisa. Invitiamo quindi gli utenti ad inserire questi dati ogni volta che viene richiesta una determinazione o viene postata una foto di un insetto. I dati forniti dagli utenti ci consentiranno anche di attribuire un valore scientifico alle segnalazioni, contribuendo a migliorare e integrare le attuali conoscenze sulla distribuzione delle specie postate.
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Autore |
Discussione |
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Velvet ant
Moderatore
Città: Capaci
Prov.: Palermo
Regione: Sicilia
3768 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 12 ottobre 2006 : 21:59:10
Classe: Hexapoda Ordine: Lepidoptera Famiglia: Papilionidae Genere: Parnassius Specie:Parnassius mnemosyne
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SICILIA - Madonie, m. 1600, 10 giugno 2006 – P. mnemosyne, femmina
La Parnassius mnemosyne è una specie montana, che vola in Italia lungo gran parte dell’arco alpino e, attraverso la catena appenninica, giunge fino in Sicilia, dove è presente con una razza locale, denominata nebrodensis. Nella nostra isola si incontra solo al di sopra dei 1200 metri e fino ai 1800, sui massicci delle Madonie e dei Nebrodi. Qui è presente con colonie molto localizzate, alle volte anche abbondanti.
L’ambiente di volo, in Sicilia come nel resto del suo areale, è legato alla presenza del faggio. Si incontra nelle radure più o meno ombreggiate ai margini o all’interno della faggeta, meglio se esposte a Nord e con temperature moderate (prati mesofili). Vola nel mese di giugno, con un volo lento e “pesante”, posandosi spesso sul terreno.
Ambiente di volo in Sicilia:
MADONIE, Pizzo Carbonara, doline, m. 1700
Questa specie, insieme alla congenere P. apollo siciliae, rappresenta nell’isola una forma in via di differenziazione specifica per il totale isolamento dalle altre popolazioni appenniniche, rispetto alle quali presenta caratteri leggermente diversi, dovuti al suo adattamento a climi aridi (vedi qui). Si tratta, in entrambi i casi, di cosiddetti “relitti glaciali”, cioè di specie migrate fino in Sicilia dall’estremo Nord durante le glaciazioni del Pleistocene e poi rimaste “intrappolate” sulle vette più elevate dell’isola alla fine di quel periodo.
Piante nutrici della larva:
Corydalis** cliccare sull'immagine per accedere alla discussione
Una caratteristica delle femmine del Genere Parnassius è quella di presentare, dopo essere state fecondate dal maschio, un segno evidente della “verginità” ormai persa. Si tratta di una grossa ed evidente tasca biancastra e sclerificata nell’addome della femmina, che funziona da “tappo” e non le permette di accoppiarsi con altri maschi. Non per niente questa tasca è chiamata “sigillo del coito”. La femmina fotografata quest'anno, probabilmente appena schiusa, era ancora vergine; quella fotografata due anni fa, sempre sulle Madonie, porta evidenti i segni dei suoi trascorsi amorosi.
Marcello
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Modificato da - Velvet ant in Data 12 ottobre 2006 22:16:48
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Mantis
Moderatore
Città: Bologna
Prov.: Bologna
Regione: Emilia Romagna
2214 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 12 ottobre 2006 : 22:27:44
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Non volevo scrivere per non rovinare la scheda, Marcello, ma non ce la faccio: SEI ECCEZIONALE!!!
Carmine
Dare un nome agli organismi che osserviamo, identificarli, riconoscerli, è innanzitutto un esercizio che appaga l'innato desiderio di scoperta e conoscenza, insito nell'animo umano (Fontana - Cavallette, grilli, mantidi e insetti affini del Veneto). |
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lynkos
Con altri occhi
Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara
Regione: Abruzzo
17647 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 13 ottobre 2006 : 06:13:23
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Con lo stesso timore di Carmine, non resisto. Un a Marcello. Però Marce', quando è che ci fai una bella gita delle tue bellissime Madonie per la sezione dei Paesaggi ?
Sarah
"... mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo (ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto) ... dobbiamo fare spazio alla natura nel nostro cuore." (S. J. Gould) |
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mazzeip
Moderatore
Città: Rocca di Papa
Prov.: Roma
Regione: Lazio
13572 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 13 ottobre 2006 : 10:00:18
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Confermo in linea di massima il legame della specie con la faggeta, anche se non esclusivo e indiretto, dovuto al fatto che è la Corydalis che, di solito, è legata alla faggeta (ma anche ai boschi a quote più basse, con dominanza sia di querce che di castagno, dove però la farfalla non è presente).
Ma sono presenti popolazioni, come quella di Campo Imperatore, sul Gran Sasso, che volano su prati totalmente privi di alberi; ci siamo impazziti (Ilaria, che ha studiato la comunità di lepidotteri diurni di Campo Imperatore per due anni, ed io) per riuscire a trovare la pianta e i bruchi, in un contesto vegetazionale così atipico, ma alla fine è venuta fuori: cresce al riparo di rocce e all'"ombra" di grossi cespi di graminacee, in piccoli gruppi, sui quali abbiamo anche trovato i bruchi (il bruco è di Campo Imperatore, la pianta del nostro giardino ):
Paolo Mazzei Link Link |
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Alfonso Iorio
Utente nuovo
Città: Bologna
Prov.: Bologna
Regione: Emilia Romagna
14 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 13 ottobre 2006 : 17:30:13
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Un caro saluto innanzitutto a Marcello, ed i miei complimenti per le belle foto del Parnassius mnemosyne oltre allo splendido paesaggio delle Madonie, che ancora ahimé non ho avuto il piacere di visitare! Confermo anch’io l’ambiente di volo riportato da Marcello, per lo meno per quanto riguarda il “mio” Appennino emiliano, ed in particolare per il rinvenimento della specie quasi esclusivamente su versanti esposti a Nord. In un caso addirittura, sull’appennino reggiano, nell’area sommitale di un massiccio isolato, mi è capitato di rinvenire nello stesso giorno, nel versante Nord sui prati circondati da faggeta, P. mnemosyne, mentre nel versante Sud, a vaccinieto e praterie sommitali, P. apollo.
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Come introdotto da Marcello, è una caratteristica molto interessante dei Parnassini, ma non esclusiva di questi, la presenza nella femmina fecondata, di un processo sclerificato a forma di sacca e non solo (come nel caso di P. apollo ove la forma ed il colore differiscono sostanzialmente dalla congenere P. mnemosyne) al punto da farne un carattere distintivo nella definizione delle chiavi identificative delle diverse specie (Akery P. R., 1975). Al di là della parte sistematica sicuramente rilevante dello “sphragis” o “sphraga”, come anche viene chiamato in letteratura il “sigillo del coito”, desidero soffermarmi per un momento su questo singolare escamotage architettato dalla Natura per limitare gli accoppiamenti.
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Molteplici sono i fattori che stimolano nelle femmine l’accoppiamento. Un aspetto sicuramente primario è rappresentato dalla qualità e dalla persistenza del corteggiamento del maschio, al quale si accompagna spesso il rilascio da parte dello stesso di feromoni da parte di organi preposti a tale scopo come i peli e le scaglie androconiali opportunamente modificate che funzionano da afrodisiaco ed inducono la femmina all’accoppiamento. La femmina a sua volta, in particolare tra le farfalle notturne, rilascia grandi quantità di molecole odorose con la funzione di attrarre i maschi anche da grande distanza. Successivamente all’accoppiamento, si pone il problema opposto. Essendo la poliandria a caratterizzare la maggior parte dei lepidotteri, diventa fondamentale introdurre contromisure atte ad evitare ulteriori accoppiamenti da parte della femmina. La selezione quindi ha favorito una serie di adattamenti nel maschio preposti ad alterare la recettività delle femmine riducendo così il rischio di competizione. E si va dal traferimento da parte del maschio di feromoni atti a rendere la femmina “repellente” o poco corteggiabile agli occhi di un nuovo maschio (Pieris napi un esempio per tutti), o atti ad abbassare i livelli di “libido” della femmina. In altre specie è sufficiente la presenza di spermatofori per far cessare la recettività della femmina. Altrettanto l’ immagazzinamento di sperma da parte della femmina nella spermateca “spegne” la recettività della stessa per lungo tempo e stimola l’ovoposizione, oppure come in Lymantria dispar la presenza di basse quantità di sperma nella spermateca stimolano la femmina ad un nuovo accoppiamento. Vi sono poi ancora altri fattori che incidono in maniera rilevante (tipo di sperma fertile e non, fluido seminale, ecc..). Ritornando allo sphragis, questo viene prodotto dal maschio durante il coito, anche attraverso apposite ghiandole. Si tratta di sostanze che induriscono formando il ”tappo” caratteristico per ogni differente specie. A volte può essere molto grande (P. menmosyne) o più o meno elaborato (P. apollo). Da studi effettuati, pare che il decremento di riaccoppiamenti della femmina sia legato all’aumento nella elaborazione e nelle dimensioni dello sphragis. Svolge anche una funzione di deterrente visivo nei confronti degli altri maschi rivali: più e grande e meno la femmina risulta appetibile. E’ dimostrato comunque, per talune specie, come non sia un dissuasore totalmente efficace perchè la femmina non si accoppi nuovamente con un maschio rivale. O come maschi di altre specie ancora, abbiano reso i propri genitali in grado di poter rimuovere lo sphragis del rivale. Insomma, come al solito: fatta la legge trovato l’inganno! Alfonso
Alfonso Iorio |
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