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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


8788 Messaggi
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Inserito il - 02 maggio 2012 : 23:05:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non sono d' accordo Luigi. Ti rispondo con una citazione di non ricordo chi e credo ripresa da Piero Angela.

Le risposte sono sempre limitate, provvisorie, insoddisfacenti. Le domande invece sono il vero motore dell'attività mentale: un uomo che non si pone domande, o che si contenta delle risposte, non va molto lontano.

E' un pò il tema trattato ne "L' elogio del dubbio" .

Giuseppe

Modificato da - marz in data 02 maggio 2012 23:26:45
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Acipenser
Utente Senior


Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero

Regione: Germany


1668 Messaggi
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Inserito il - 03 maggio 2012 : 21:32:23 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di fern:

Alcuni meccanismi di controllo dell'espressione genica (cioè epigenetici, se ho capito) fanno parte della normale fisiologia, come la differenziazione cellulare; altri sono indotti dall’ambiente in senso lato, ma in genere non si trasmettono ai figli. Un esempio importante in ambito evolutivo è la cosiddetta “plasticità fenotipica”, ovvero la capacità dell’individuo di regolare il proprio sviluppo in funzione dell’ambiente in cui si trova a vivere. Può sembrare banale se pensiamo a temperatura, umidità, (in)disponibilità di certe sostanze nutritive, ma a volte è sorprendente. Tale trovo il fatto che alcuni animali si sviluppano in modo diverso in presenza di predatori (la Daphnia svilupppa un carapace puntuto; le chiocciole del genere Radix hanno un guscio più arrotondato ... e ciò non dopo ripetuti contatti con il predatore, ma in risposta ad un indizio chimico della sua presenza. In quanto risposta all’ambiente, non dovrebbero essere trasmissibili (nel caso della Daphnia leggo che lo è, ma oso credere che non duri indefinitamente). Non c’è dubbio che questa “plasticità” conferisca un vantaggio selettivo e sono convinto che è in qualche modo “inscritta” nel DNA.


Le dinamiche epigenetiche sono spesso ma non necessariamente atte al controllo dell'espressione genica, che costituisce un fenomeno di portata assai più vasta (le modifiche epigenetiche controllanti l'espressione genica sono cioè una delle diverse modalità con cui il controllo dell'espressione genica si manifesta).
L'adattamento del trascrittoma all'ambiente è caratteristica imprescindibile di qualsiasi essere vivente, anche quando richiama particolamermente la nostra attenzione, ad esempio perché comporta l'insorgenza di caratteristiche evidenti come le spine. Per definizione, infatti, un organismo è un sistema termodinamico aperto che reagisce omeostaticamente (quindi adattivamente) ad insulti ambientali.

Messaggio originario di fern:

Esistono mutazioni trasmissibili e permanenti? Come osservava Luigi, sembra un controsenso: se la mutazione è indotta dall’ambiente, quando questo cambia anche l’influsso dovrebbe cambiare. Acipenser garantisce che ce ne sono, ma un esempio sarebbe molto gradito.


Se, come credo, per mutazioni qui intendi modifiche epigenetiche, la risposta è affermativa. Vi è un esempio di primo rilievo nella fisiologia degli eucarioti: l'identità dei centromeri è mantenuta epigeneticamente.

Se invece ti riferisci a variazioni della sequenza primaria del DNA in risposta a fattori ambientali richiamerei il precedente esempio del retrotrasposone. Inoltre, se ti riferisci a variazioni di natura adattiva citerei i processi sessuali nei protisti i quali, riconosciuto (stimolo ambientale) chimicamente e/o meccanicamente un potenziale partner, ricombinano con esso il proprio genoma (variazione ereditabile della sequenza primaria). In particolare, il comportamento sessuale può scaturire da stress ambientali, e dunque può classificarsi come adattamento.

Messaggio originario di fern:

Caspita Acipenser, che risposta da KO! Io almeno ho dovuto rileggerla più volte ed ora oso fare qualche obiezione, forse dovuta alla mia ignoranza.


Messaggio originario di elleelle:

Mi sta bene!
Disse un tale: "Non fare domande se poi non sei in grado di capire le risposte" .....


Vi chiedo scusa, naturalmente se volete sono disponibile a chiarire i passaggi oscuri.



Tautò tèni zon kài
tethnekós kai egregoròs
kai kathèudon kai nèon kai
gheraiòn tade gàr
metapésonta ekéina ésti
kakèina pàlin táuta.

Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato.
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


8788 Messaggi
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Inserito il - 04 maggio 2012 : 21:55:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non so quanto possa essere utile scendere in dettagli tecnici, ma provo a farlo, esaminando, ad esempio, il tema dell' eredidabilità dei meccanismi epigenetici. Cerco di essere il più chiaro possibile. Spero di riuscirci.

Per anni si era ritenuto che una vera e propria eredità epigenetica fosse impossibile. Durante il processo con cui si formano spermatozoi ed ovociti si riteneva che tutte le informazioni epigenetiche venissero rimosse, in un processo detto " riprogrammazione epigenetica".

E' solo recentemente che si è dimostrato che i processi di riprogrammazione epigenetica non cancellano proprio tutti i marcatori epigenetici, ma ne lasciano passare qualcuno. Alcune alterazioni epigenetiche, fra cui, parrebbe, quelle indotte da fattori ambientali, non vengono cancellate, ma possono essere trasmesse alla generazione seguente.

Esempi di eredità genetica sono stati trovati in organismi molto diversi, dai moscerini della frutta al lievito. Gli esempi più significativi di eredità epigenetica sono stati riscontrati però nelle piante e penso sia stato non per caso che fern abbia inserito proprio un esempio botanico, a mio avviso, molto esplicativo.

Molto studiata è stata a tal proposito l' Arabidopsis thaliana (arabetta comune). L' arabetta comune è, per alcune sue caratteristiche, una pianta utilizzata come "organismo modello" per gli studi di genetica e di biologia molecolare. E' una pianta molto variabile, quanto a dimensioni e periodo di fioritura e pare accertato che sia la grandezza che il periodo di fioritura sono ereditati per via epigenetica.

Tutto chiaro allora?
Non proprio. C'è il problema della persistenza dell' eredità epigenetica dopo numerose generazioni e, ad esempio, vi sono buone ragioni per ritenere che i casi di eredità epigenetica siano molto meno comuni nei mammiferi.

Prendiamo il caso del eredità epigenetica nel locus aguti, che è probabilmente l' esempio di eredità epigenetica maggiormente studiato nei mammiferi. Il locus aguti prende il nome dalle modalità di distribuzione del colore del manto degli aguti (che sono dei roditori che somigliano un pò ai porcellini d' India con zampe più lunghe). In questo caso l' eredità epigenetica, pur presente, non è nè molto precisa, nè molto efficiente e risulta molto più bassa di quella riscontrabile in altri meccanismi di natura non strettamente epigenetica.

Mi fermo qui per non annoiare troppo, consigliando, per chi fosse particolarmente interessato, la lettura del testo citato in precedenza, che, pur con alcuni difetti, dà un buon inquadramento generale.

La mia opinione, che sono senz' altro disposto a modificare in presenza di una serie concordante di ulteriori studi, è che, se siamo sicuri dell' esistenza di meccanismi epigenetici, l' importanza che questi meccanismi giocano nei processi evolutivi è ancora da definire con precisione.

Giuseppe
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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


2347 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 09 settembre 2013 : 19:54:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un aggiornamento dall'ultimo numero di Science (6 Sett. 2013). Riassumo brevemente per chi non ha accesso al testo, precisando che sono considerazioni su un contributo ad una recente conferenza.
Generalmente si ritiene che le mutazioni epigenetiche siano troppo effimere per influenzare l'evoluzione e anche se alcune modifiche persistono per parecchie generazioni, i critici ribattono che potrebbero essere associate a mutazioni genetiche non osservate.
Nel lavoro si è dimostrato che alcune variazioni ereditabili del periodo di fioritura e della lunghezza delle radici in Arabidopsis thaliana sono dovute a specifiche metilazioni del DNA, senza che i segmenti interessati mostrino differenze apprezzabili e si è anche escluso che siano coinvolti "elementi trasponibili".
Non sono considerate le implicazioni evolutive, ma va da sè che le reazioni sono incentrate su questo punto e molti restano scettici sul ruolo dell'epigenetica nell'evoluzione.
L'impressione che ne ricavo è di un campo ancora molto controverso. Ciao,

fern
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