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WildCatBear
Utente V.I.P.

Città: piacenza


171 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 07 dicembre 2011 : 09:13:22 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Leggendo una discussione sulla presenza dei conigli in aree semiurbane,
mi sono venute alla mente una serie di situazioni in cui animali selvatici
hanno trovato proficuo adattarsi a sfruttare situazioni artificiali create dall'uomo.

Per prima cosa parlando di conigli mi sono venute in mente le lepri
che nella mia città hanno colonizzato alcune aree verdi delle rotatorie.
SI vedono regolarmente di notte, a pascolare tranquillamente.
Li non possono essere cacciate, la strada protegge dai predatori terrestri,
e la notte da eventuali rapaci.

Poi ci sono i fagiani che amano stare nei pressi della tangenziale anche in
gran numero approfittando anche li dell'assenza dei cacciatori e predatori.



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WildCatBear
Utente V.I.P.

Città: piacenza


171 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 07 dicembre 2011 : 09:28:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ma poi le situazioni sono tante.

Lungo l'autostrada tra Cremona e Brescia ad esempio succede di trovare molti rapaci
appolaiati ai bordi dell'autostrada. (un paio di settimane fa in 10 Km ci ho visto 2 poiane e 4 o 5 gheppi)
il motivo credo che sia semplicemente che aspettano qualche vittima della strada
solitamente nutrie che sono molto numerose in quella zona che se fanno l'errore di avventurarsi sull'asfalto si trovano in trappola bloccate dalle barriere di cemento
e difficilmente possono scamparla.

La domanda che mi pongo è se questi (e altri) comportamenti che approfittano
di situazioni artificiali non possano creare disadattamento.

Voglio dire ... se dovessero essere adottate misure per impedire a nutrie e altro di restare vittime dell'asfalto ... i rapaci di queste generazioni
saprebbero ancora procurarsi cibo? le lepri saprebbero ancora sfuggire ai predatori?



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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


32995 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 07 dicembre 2011 : 11:26:10 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Le situazioni che citi rientrano in un campo di osservazione abbastanza ampio e studiato da tempo in tutto il mondo.
Per esempio, c'è una coppia di gheppi che nidifica da anni sul Colosseo e tanti falchi, in particolare, pellegrini, che abitano stabilmente la città di Roma, e così è in tante città.
Ci sono poi i rapaci notturni che rivolgono la loro attenzione ai ratti urbani, agli storni addormentati ecc..., per non parlare delle cornacchia, delle taccole e, più recentemente, dei gabbiani, che vivono in buona misura a spese dei piccioni cittadini (altra presenza storica), oltre che di rifiuti.
Personalmente, credo che si tratti di un fenomeno più positivo che negativo. Visto che noi, con l'urbanizzazione, sottraiamo spazio alla natura, ben venga che gli animali selvatici si adattino a sfruttare le aree urbanizzate (con qualche riserva, a mio parere, sulle cornacchie, e, in particolare, sui gabbiani).
Certamente, vivono in un ambiente innaturale, ma tutto sommato mantengono il loro stile di vita: i predatori predano, gli insettivori raccolgono ecc...
Il problema si pone, piuttosto, per gli animali alloctoni, come lo scoiattolo grigio, la nutria, i parrocchetti e, da non dimenticare, alcuni coleotteri, la zanzara tigre ecc.... In questo caso le aree urbane potrebbero diventare dei "santuari" in cui questi animali si riproducono con maggior successo e da qui potrebbero invadere più facilmente gli spazi naturali.

Passo la parola ...

luigi
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lynkos
Con altri occhi


Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


17647 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 07 dicembre 2011 : 14:55:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sarebbe interessante magari spostare il baricentro del discorso per considerare il fatto che la distinzione “naturale/artificiale” ha rilevanza puramente per la specie umana. Per tutte le altre specie sul pianeta, i vari ambienti creati dall’uomo sono semplicemente habitat reali o potenziali come ogni altro, e come ogni altro, avranno i loro vantaggi e svantaggi. I “nostri” ambienti sono ovviamente più adatti a certe specie che ad altre, e alcune specie sono più plastiche, più propense ad adattarsi a situazioni e condizioni diverse (in genere, quelle più di successo sono considerate “invasive”), ma le regole sono sempre le stesse, sia per ambienti “naturali”, sia per quelli “artificiali”.

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"Mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo, ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto" (Stephen Jay Gould)
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Acipenser
Utente Senior


Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero

Regione: Germany


1668 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 07 dicembre 2011 : 15:02:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao,

l'adattamento allo sfruttamento di aree antropizzate, in una frazione di casi, può essere letta come una forma di specializzazione. Questa consiste in variazioni culturali e genetiche delle popolazioni (in primo luogo sulle frequenze alleliche) che inevitabilmente comportano una riduzione nelle potenzialità adattative. In caso di variazioni ambientali, anche di natura antropica, specie specializzate presentano un'incrementata tendenza all'estinzione. La mia risposta alla tua domanda in definitiva è sì, nel senso che esiste la possibilità teorica di disadattamento; se prendiamo il fenomeno nella sua interezza (cioè considerando nel suo complesso l'ampio insieme delle specie che interagiscono significativamente con l'uomo), ascriverei il disadattamento tra le dinamiche attese.



Tautò tèni zon kài
tethnekós kai egregoròs
kai kathèudon kai nèon kai
gheraiòn tade gàr
metapésonta ekéina ésti
kakèina pàlin táuta.

Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato.
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WildCatBear
Utente V.I.P.

Città: piacenza


171 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 07 dicembre 2011 : 15:18:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Condivido il concetto che naturale/artificiale sia una distinzione prettamente umana.

è anche vero che questi fenomeni sono adattamenti iniziati con la civilizzazione
dell'uomo, evidenti sono gli adattamenti estremi degli animali domestici,
per esempio il gatto di maggior successo non è quello più abile nella caccia
bensì quello più ruffiano.

Non trovo peraltro preoccupante che i gheppi o le civette si siano adattati a cacciare ratti urbani piuttosto che i campagnoli, sono di fatto solo adattamenti ambientali,
trovo più particolare l'adattamento delle poiane
che aspettano a bordo autostrada che le nutrie vengano travolte dall'auto.



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FranzTN
Utente V.I.P.



Regione: Trentino - Alto Adige


216 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 07 dicembre 2011 : 19:29:16 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao! Per quanto riguarda i casi da te citati non credo che il rischio di disadattamento sia particolarmente grave.
E' noto che i rapaci in certi periodi possano approfittare della presenza di carcasse per integrare la propria dieta: lo fa anche l' aquila reale in montagna negli inverni particolarmente nevosi, quando vi è abbondante disponibilità di carcasse di ungulati che non hanno retto i rigori della stagione fredda. Ma non per questo si disabitua alla caccia divenendo un uccello completamente necrofago.
Le poiane poi, utilizzano comunemente dei posatoi sopraelevati, sui quali stanno appollaiate per lungo tempo scrutando l' area circostante...in campagna è facile osservarle in questo atteggiamento.

E' altrettanto normale che, in assenza di predatori, alcune specie tendano a perdere alcuni comportamenti di natura anti-predatoria: infatti, nelle zone di recente colonizzazione di grandi carnivori(lupo, lince o anche cani vaganti), le popolazioni di ungulati possono subire un certo decremento momentaneo. Ma si tratta solo del primo periodo di "spaesamento" iniziale, dopodichè l' equilibrio si ricrea, dato che determinati comportamenti sono solo stati "messi da parte", non definitivamente "dimenticati".

Il fatto che la parte di territorio sottoposta all' alterazione dell' uomo sia in costante aumento è sotto gli occhi di tutti, anche degli animali, che, quando possono, si adattano. Il problema è che una situazione del genere può favorire specie molto adattabili, a danno di altre non in grado di adeguarsi alle modificazioni ambientali in corso. Questo è un grave pericolo per la biodiversità, dato che si rischia una notevole diminuzione del numero di specie presenti sul territorio.

Link

Modificato da - FranzTN in data 07 dicembre 2011 19:39:42
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Acipenser
Utente Senior


Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero

Regione: Germany


1668 Messaggi
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Inserito il - 09 dicembre 2011 : 19:35:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Segnalo che la discussione cui fa cenno Mauro (che ringrazio per avermi gentilmente fornito il link) è questa.



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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


32995 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 09 dicembre 2011 : 20:26:01 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di FranzTN:

Il fatto che la parte di territorio sottoposta all' alterazione dell' uomo sia in costante aumento è sotto gli occhi di tutti, anche degli animali, che, quando possono, si adattano. Il problema è che una situazione del genere può favorire specie molto adattabili, a danno di altre non in grado di adeguarsi alle modificazioni ambientali in corso. Questo è un grave pericolo per la biodiversità, dato che si rischia una notevole diminuzione del numero di specie presenti sul territorio.



Sono d'accordo e direi anche di più.
Le specie che traggono beneficio dalle attività umane non prevalgono solo nelle aree antropizzate. Specialmente gli uccelli che si muovono facilmente, vanno anche ad insidiare le specie meno adattabili nei territori non ancora antropizzati. E' il caso, per esempio, di cornacchie e gabbiani.
luigi
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Luciano54
Moderatore


Città: Forlì
Prov.: Forlì-Cesena

Regione: Emilia Romagna


4965 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 09 dicembre 2011 : 21:20:17 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Acipenser:

Segnalo che la discussione cui fa cenno Mauro (che ringrazio per avermi gentilmente fornito il link) è questa.



Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato.


Aci, ..... non mi funziona il link (mi porta all'indice generale dei forum) .. pasticci miei ... o problemi nel riportarlo?

Ciaoo.


P.s. interessante discussione, .... per ora leggo e rifletto (o almeno ci provo )
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RockHoward
Utente Super


Città: Udine
Prov.: Udine

Regione: Friuli-Venezia Giulia


10294 Messaggi
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Inserito il - 09 dicembre 2011 : 21:32:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Luciano54:

Messaggio originario di Acipenser:

Segnalo che la discussione cui fa cenno Mauro (che ringrazio per avermi gentilmente fornito il link) è questa.



Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato.


Aci, ..... non mi funziona il link (mi porta all'indice generale dei forum) .. pasticci miei ... o problemi nel riportarlo?

Ciaoo.


P.s. interessante discussione, .... per ora leggo e rifletto (o almeno ci provo )


il link dovrebbe essere questo:
Link

Ciao Nicola
--
Un fiore schiacciato sotto ai piedi si vendica donando l'ultimo suo profumo. (Anonimo)
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Acipenser
Utente Senior


Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero

Regione: Germany


1668 Messaggi
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Inserito il - 17 dicembre 2011 : 12:20:15 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ringrazio Nicola per aver provveduto a fornire il giusto collegamento, scusate per l'errore e scusa Luciano per il ritardo nella risposta.



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