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 Licheni endolitici
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anilleb
Utente V.I.P.

Città: ragusa


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Inserito il - 19 marzo 2008 : 18:46:04 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia



Sono affascinato dai licheni endolitici.
Queste forme di vita così tenaci, specializzate, dimesse e individualmente poco appariscenti mi sembrano il controaltare del nostro attuale modo di vivere.
Dalle osservazioni in diversi ambienti, urbani ed extraurbani ho il sospetto che siano i licheni a più larga diffusione e con più impatto sul paesaggio.
Mi piacerebbe saperne di più e chiedo alla lista un suggerimento bibliografico.
Allego alcune immagini eseguite con mezzi di fortuna e chiedo come al solito un nome possibile.
La guida interattiva del “Dryades project” vale pure per gli endolitici oppure è adatta ai soli epifitici?
Esistono chiavi dicotomiche costruite per gli endolitici?
Qualcuno potrebbe spiegare come si prepara una sezione per osservazioni microscopiche di strutture così piccole? Quali attrezzature, coloranti, modalità?
G. Bellina

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Licheni endolitici
271,85 KB

Modificato da - FOX in Data 20 marzo 2009 15:10:06

anilleb
Utente V.I.P.

Città: ragusa


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Inserito il - 19 marzo 2008 : 18:47:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
particolare ingrandito
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Licheni endolitici
242,95 KB
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anilleb
Utente V.I.P.

Città: ragusa


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Inserito il - 19 marzo 2008 : 18:48:49 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vista laterale con visibile (si fa per dire) il verde delle alghe
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Licheni endolitici
194,5 KB
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nimispl
Utente Senior

Città: Trieste
Prov.: Trieste

Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Inserito il - 19 marzo 2008 : 20:04:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
...è vero, i licheni endolitici sono negletti ma interessantissimi: sappiamo ancora poco su come e perchè vivono così, ma quel poco che sappiamo li rende ancora più interessanti.
Sono diffusi in tutto il mondo, in forme e strutture diverse, in ambienti "estremi" come i deserti caldi e le valli secche dell'Antartide (...o le pietre calcaree dietro casa...).
Al momento le guide di Dryades (Link) si fermano ai licheni epifiti: vorremmo terminare una guida ai licheni epifiti d'Italia entro l'anno, poi passeremo a quelli epilitici.
Per le altre domande potrei rispondere adesso, ma preferisco passare domani il messaggio al Prof. Mauro Tretiach - il Presidente della Società Lichenologica Italiana - che sugli endolitici ha pubblicato dei bellissimi lavori e che quindi ne sa più di me (ha lo studio a 4 metri dal mio...).
un cordiale saluto
PL
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nimispl
Utente Senior

Città: Trieste
Prov.: Trieste

Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Inserito il - 25 marzo 2008 : 19:15:58 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
...il Prof. Tretiach mi ha appena mandato la sua risposta, che incollo sotto...
ciao a tutti
PL
---------
E' bello sapere che da qualche parte c#146;è qualcuno che è rimasto come me affascinato dai licheni endolitici! Nel mio laboratorio studiamo questi organismi da alcuni anni, da diversi punti di vista, e abbiamo fatto anche delle scoperte interessanti, ancora in gran parte inedite. Riporto per il lettore interessato un estratto da un breve lavoro divulgativo che apparirà su un volume monografico della Val Rosandra, una riserva naturale molto peculiare che si trova a ridosso di Trieste.

#147;E#146; stato stimato di recente che fino al 60% delle superfici carbonatiche esposte dell'Europa centrale sono colonizzate da licheni endolitici, una sorta di biofilm, sottilissimo, esteso per decine di chilometri quadrati. Essi sono particolarmente frequenti in ambienti estremi, probabilmente per motivi concorrenziali con altri organismi epilitici. I licheni endolitici respirano e fotosintetizzano. I loro scambi gassosi sono molto ridotti, ma ciò nonostante essi sono molto importanti nel bilancio generale dell'anidride carbonica a causa dell'enorme superficie che essi coprono.
Come altri organismi a crescita endolitica (cianobatteri, alghe, funghi, ecc.), i licheni endolitici colonizzano gli strati più superficiali delle rocce calcaree dissolvendo progressivamente i cristalli di calcite, fino ad una profondità di alcuni millimetri, scavando delle gallerie sottilissime, attraverso cui penetrano le ife del fungo e le colonie di alghe.
Come questo avvenga, è ancora un mistero. Poiché notoriamente le rocce carbonatiche sono facilmente attaccate da qualsiasi sostanza acida sciolta in acqua, si è spesso supposto che il fenomeno della bio-dissoluzione da parte dei licheni endolitici e più in generale di tutti gli organismi a crescita endolitica fosse legato alla secrezione di acidi organici o alla CO2 prodotta con la respirazione. Un aumento nella pressione parziale di CO2 in una soluzione acquosa determina la formazione di acido carbonico e quindi un aumento della capacità corrosiva. È però interessare notare che organismi epilitici possono avere ratei respiratori da 4 a 5 volte più alti di quelli di organismi endolitici che vi crescono vicino, senza per questo mostrare alcuna tendenza a penetrare nel substrato carbonatico. E' evidente quindi che la dissoluzione della roccia deve essere legata a meccanismi molto più specifici e sofisticati del semplice rilascio di CO2 di origine respiratoria. Una convincente ipotesi che si sta testando è che i licheni endolitici producano un enzima, l'anidrasi carbonica, che aumenta fortemente, fino a un milione di volte, la velocità di formazione degli ioni bicarbonato, HCO3-. Questo enzima gioca un ruolo fondamentale in processi fondamentali quali la respirazione, la fotosintesi, il trasporto di CO2, e il controllo del bilancio acido-base, ed è presente in tutti gli organismi, in diverse forme e con diversi ruoli. Recentemente è stato possibile evidenziare la presenza di questo enzima in ben nove specie di licheni endolitici, la seconda testimonianza sperimentale della presenza di questo enzima del mondo dei funghi. Un aspetto curioso è che nei licheni endolitici l#146;attività dell#146;anidrasi carbonica risulta sempre associata alla formazione di ricchi depositi di lipidi. Strano a dirsi, questi organismi sono #147;grassi#148;, nel senso che nelle loro ife si trovano goccioline di trigliceridi in grandi quantità. Non si tratta di petrolio (#147;petrae oleum#148;), ma di sostanze di riserva, sulla cui funzione erano state avanzate diverse teorie. Ora possiamo interpretarlo come una possibile, quanto inevitabile conseguenza di una concentrazione molto elevata di ioni HCO3-, determinata dall#146;azione dell#146;anidrasi carbonica: lo ione bicarbonato è infatti un substrato fondamentale nella via metabolica che porta alla sintesi degli acidi grassi, e quindi dei trigliceridi. #147;Scavo respirando, ingrasso scavando#148; sembra quindi il motto di questi organismi.
Se i licheni endolitici dissolvono il substrato per accrescersi, si può intuitivamente pensare che la loro presenza comporti un aumento della velocità di dissoluzione delle superfici.
La realtà è però molto più complessa. Da un lato non c'è dubbio che gli stadi iniziali della colonizzazione comportino un incremento della dissoluzione del substrato, a causa della crescita delle ife del micobionte e delle stesse colonie del fotobionte. La formazione dei corpi fruttiferi causa inoltre con il tempo lo sviluppo di foveolature ("mesopits") di 1-2 mm di diametro, da cui possono originare forme di microcarsismo superficiale. Una volta però che i talli raggiungono la maturità (quanto tempo è necessario? non lo sappiamo ancora) potrebbe iniziare una lunga fase in cui il substrato risulta protetto dall'aggressione degli agenti atmosferici, e soprattutto dall'azione dissolvente della CO2 disciolta nell'acqua di scorrimento, mentre la dissoluzione più importante rimarrebbe limitata alla formazione dei corpi fruttiferi.
Da un paio d#146;anni ricercatori dei Dipartimenti di Biologia e di Geologia dell#146;Università di Trieste effettuano misure dirette dell#146;abbassamento delle superfici calcaree colonizzate da licheni endolitici in siti del Carso triestino, Alpi Giulie e Maiella, con l#146;intento di verificare il ruolo bioprotettivo della copertura dei licheni endolitici. I dati vengono confrontati con quelli ottenuti in concomitanti misure condotte su superfici libere, che possono essere a loro volta confrontati con serie ventennali raccolte da geologi triestini in tutte le Alpi sud-orientali. In questo caso si usa uno strumento apposito, il traverse-MicroErosionMeter (t-MEM), che viene posizionato su chiodi infissi nella roccia, e la cui forma è costruita in modo tale da effettuare la misura sempre nella stessa posizione e sempre nello stesso punto. Anche se i processi sono molto lenti, e i tempi ovviamente #147;geologici#148;, i primi risultati di due anni di osservazioni sembrano confermare il ruolo bioprotettivo dei talli, in quanto l#146;entità dell#146;abbassamento risulta nettamente minore (ma ancora apprezzabile) in corrispondenza dei talli rispetto alla roccia nuda. Senza dubbio, però, l#146;effetto bioprotettivo manca nelle zone più marginali dei talli, che infatti tipicamente sono infossate nel substrato, tanto che le superfici, quando sono completamente colonizzate, assumono spesso l'apparenza di un mosaico.
Perché questi organismi hanno adottato una strategia di vita così particolare? Non c'è ancora una risposta univoca a questa domanda. Forse per proteggersi dagli animali (soprattutto lumache, chiocciole e piccoli artropodi) che sono i più temibili divoratori dei licheni. Quante volte avete osservato questi animali lasciare la loro stria limacciosa sulle pietre? Con un po#146; di attenzione potreste osservare che le superfici sono state da loro abrase alla ricerca di qualcosa di commestibile. Se vivi dentro la roccia, solo la parte più esterna verrà danneggiata, permettendoti di sopravvivere. Sarà necessario riformare solo lo strato più esterno, che guarda caso è anche il meno appetibile, perché ricco di cristalli di calcite, tanto da essere chiamato #147;lithocortex#148;, corteccia di pietra#133; E' possibile però che questa peculiare modalità di crescita rappresenti anche un modo efficace per proteggersi da un eccessivo essiccamento, perché la roccia mantiene al suo interno una certa quantità d#146;acqua, grazie alla presenza di minuscole fratture e discontinuità. [#133;]#148;

Studiare l#146;anatomia dei licheni endolitici richiede due tecniche: l#146;allestimento di sezioni sottili (20-30 µm di spessore) come per qualsiasi indagine petrografica, e l#146;inclusione con particolari resine bicomponenti, che permettono di ottenere dei calchi molto fedeli che vengono esposti dopo dissoluzione della matrice carbonatica in acido debole. I calchi vengono osservati quindi al microscopio SEM e permettono di osservare dettagli anche molto fini. La fotografia che allego mostra delle peculiari strutture cave che un nostro lichene endolitico, Petractis clausa, forma attivamente nello strato più interno del suo tallo, bucherellando il substrato in modo veramente invasivo.
Un#146;ultima osservazione: sui nostri monumenti di pietra calcarea o di marmo di Carrara i licheni non sono le forme endolitiche più frequenti: predominano nettamente alghe verdi e cianobatteri, che formano un mondo tutto da indagare#133;


Mauro Tretiach, Trieste
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anilleb
Utente V.I.P.

Città: ragusa


108 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 16 marzo 2009 : 17:07:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Con appena un anno di ritardo ... !! Devo ringraziare il prof. Mauro Tretiach per la sua articolata, appassionata e interessante risposta.
Mi scuso per il ritardo, ma non ho controllato con tempestività il forum.
G. Bellina
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PUNTILLO
Utente Senior

Città: Montalto Uffugo
Prov.: Cosenza

Regione: Calabria


1328 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 17 marzo 2009 : 13:38:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un sentito ringraziamento anche da parte mia all'amico Mauro.
Domenico Puntillo
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Christiano
Utente Senior

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Prov.: Estero

Regione: Belgium


1306 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 18 marzo 2009 : 22:38:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un gran ringraziamento al Pr Tretiach per il suo interessantissimo intervento.
Peccato che non posso rispondere in francese sarebbe più confortevole ma è vero che la comodità serve soltanto la pigrizia ...

Vorrei sapere se i licheni endolitichi di rocce acide come l' arenaria, il quarzo o il quarzo fillade ad esempio Thelidium pyrenophorum (su mica schisto), Acrocordia macrospora o alcuni Verrucaria (V. aethiobola, V.funckii), etc., se questi licheni dicevo, sviluppano lo stesso enzyma anidrasi carbonica, cosa che sarebbe una strateggia sorprendente riguardo alla struttura acida del sostrato sul quale si sono installati. Come fanno allora incrostarsi in una roccia poco alterabile ?

Qui la foto di un endolitico preso nel "synclinorium de Dinant" (Belgio), una formazione geologica del mezzo devoniano, su una parete di arenaria (Porina chlorotica) ed un altro su travertino (forse Thelidium sp. T.incavatum)
Grazie.

Christiano

Modificato da - Christiano in data 18 marzo 2009 22:48:56
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Christiano
Utente Senior

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Prov.: Estero

Regione: Belgium


1306 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 18 marzo 2009 : 23:02:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Ecco le foto di Porina chlorotica su parete di arenaria e cf.Thelidium inclavatum su travertino nella stessa valle di Houyoux affluente della Meuse.




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Licheni endolitici
35,44 KB

Immagine:
Licheni endolitici
35,19 KB

Modificato da - Christiano in data 18 marzo 2009 23:05:52
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Christiano
Utente Senior

Città: Rixensart
Prov.: Estero

Regione: Belgium


1306 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 19 marzo 2009 : 10:44:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
cf.Porina chlorotica

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Licheni endolitici
37,54 KB

cf.Thelidium incavatum

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Licheni endolitici
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nimispl
Utente Senior

Città: Trieste
Prov.: Trieste

Regione: Friuli-Venezia Giulia


2313 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 20 marzo 2009 : 17:53:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Cito Christian tagliando e "corriggendo" liberamente la sua intelligente domanda:
"Vorrei sapere se i licheni endolitici di rocce acide come l' arenaria, il quarzo o il quarzo-fillade, ad esempio Thelidium pyrenophorum, Acrocordia macrospora o alcune Verrucaria (V. aethiobola, V.funckii), etc., se questi licheni dicevo, sviluppano lo stesso enzima anidrasi carbonica, cosa che sarebbe una strategia sorprendente riguardo alla struttura acida del substrato. Come fanno allora ad incrostarsi in una roccia poco alterabile ?"
Ora mando il messaggio di Christian al Prof. Tretiach, che sugli endolitici ne sa molto più di me: prima o poi ci risponderà.
C'è molta confusione in giro sui licheni endolitici: una cosa sono quelli Antartici-Desertici su rocce silicee, un'altra cosa sono quelli che in Italia & altrove crescono su calcare, spesso dietro casa.
Due mondi diversi.
ciao a tutti
PL

Modificato da - nimispl in data 20 marzo 2009 18:02:44
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