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2) Per richiedere la determinazione è molto importante fotografare (da vicino!) il maggior numero possibile di dettagli, ritraendo da diverse angolazioni fiori (corolla, calice, capolini), foglie, steli, base, ecc… Fate anche una foto complessiva della pianta. Scattare una "bella foto", magari del solo fiore, è inutile per l'identificazione: evitatelo.
3) Inserite i dati geografici (provincia, comune, altimetria), la data e l'ambiente di ritrovamento; per piante molto rare evitate una localizzazione troppo precisa (o tali dati verranno nascosti).
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 Caralluma europaea alle Rocchette (GR)?
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vespa90ss
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Inserito il - 14 maggio 2007 : 23:15:08 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Nello stesso ambiente dove sopravvive il Limonium ilvae di cui allego la foto, ho trovato questa Caralluma in buona salute. Purtroppo non essendo fiorita non si può determinare. Che si tratti dell'europae?


Immagine:
Caralluma europaea alle Rocchette (GR)?
292,69 KB



Immagine:
Caralluma europaea alle Rocchette (GR)?
274,64 KB

OK...calma ragazzi...non è uno scoop. Si tratta di un esperimento. Questa Caralluma l'ho comprata da un vivaista e piantata tre anni fa a pochi metri di distanza da quel Limonium. Erano quattro o cinque piccoli fusti. E'riuscita quindi a sopravvivere e a moltiplicarsi egregiamente in condizioni di estrema siccità e di vicinanza al mare. Si trova a circa cinquanta metri sopra il pelo dell'acqua in una costa precipite esposta a mezzogiorno in zona Rocchette/Punta Ala. Quando fiorirà pubblicherò la foto se interessa.
Una buona serata,
Beppe


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A volte Madre Natura decide di lanciare una palla ad effetto. (Charles Bronson)

Modificato da - vespa90ss in Data 14 maggio 2007 23:16:07

vespa90ss
Utente Super


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Inserito il - 15 maggio 2007 : 08:11:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Perdonatemi se ho inteso scherzare, l'intento non era quello di prendere in giro nessuno ma di capire se questa mia pratica di "colonizzare" alcuni siti naturali con delle piante che potrebbero adattarsi al clima del luogo, è condivisibile o meno. In effetti, in qualche maniera seppur in forma abbastanza limitata,, si va ad alterare certi equilibri stabiliti nel corso di migliaia di anni. Gradirei conoscere la vostra opinione in proposito e sapere se qualcun altro di voi ha già tentato esperimenti simili.
Una buona giornata a tutti,
Beppe

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A volte Madre Natura decide di lanciare una palla ad effetto. (Charles Bronson)
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rocco
Utente Senior


Città: Bari

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Flora e Fauna

Inserito il - 15 maggio 2007 : 19:35:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
in questo caso non mi sento di prevedere danni gravi all'ecosistema,ma non mi sembra comunque corretto introdurre volontariamente specie alloctone, tanto più in un ambiente particolare con specie tipiche, magari a rischio!
rocco
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rocco
Utente Senior


Città: Bari

Regione: Puglia


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Flora e Fauna

Inserito il - 15 maggio 2007 : 19:38:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
comunque non ho mai visto la C. europae in vendita nei vivai. mi sembra più facile che si tratti di una specie africana.
rocco
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fabrizio2
Utente V.I.P.

Città: roma

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Inserito il - 15 maggio 2007 : 20:10:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Vespa90,
l'inserimento della tua Caralluma sembra ottimamente riuscito, anche da un punto di vista "estetico"; non credo che una pianta di questo genere possa compromettere alcun equilibrio, anche se cresce in questo caso vicino a una specie endemica (è l'unico punto "critico"); comunque, in realtà, un potenziale "pericolo" è rappresentato non dal fatto in sé che la pianta sia "aliena" -e magari lo è divenuta solo da tempi recenti, per via delle Glaciazioni-, ma piuttosto dal fatto che sia una specie a crescita molto rapida, facilemente propagabile per via vegetativa (stoloni, bulbilli ecc), a fruttificazione copiosa, e efficiente dispersione dei semi (principalmente Asteraceae e Graminaceae); ma una Caralluma di sicuro non possiede queste potenzialità. Il rischio poi riguarda quasi sempre piante di climi temperati introdotte ai Tropici, dove il loro ciclo vegetativo viene esaltato oltre misura dalle alte temperature; nel caso contrario, di una pianta spostata in climi più freddi (anche se di poco), questa "esplosione vegetativa" non può fisiologicamente verificarsi. Da noi è ad esempio invasiva la Conyza canadensis (anche se non credo abbia concretamente "sopraffatto" alcuna specie locale), perché originaria di climi un po' più freddi dei nostri, e risponde alle condizioni locali con un ciclo vegetativo più veloce; quest'elemento sembra più determinante, della presenza/assenza di predatori specifici.
Personalmente, ho provato e provo (sono ormai più di 15 anni), ad "acclimatare" specie botaniche da tutto il mondo, anche se mi limito al mio giardino e al vivaio di un amico; lo faccio partendo quasi sempre dalla semina, studiando poi le loro reazioni al nostro clima, a eventuali impollinatori "vicarianti", a possibili inserimenti nelle catene alimentari, ecc...
Debbo dire, che le specie di climi temperato-freschi e umidi (es Cile, Nuova Zelanda) si adattano con molta difficoltà, ed in genere periscono in 2-3 anni; quelle di climi "freddi" (genziane, Ericacee ecc) sono praticamente "impossibili" (è un giardino marittimo nel centro-nord del Lazio), mentre molte sudafricane ed australiane si adattano bene, e persino qualche specie prettamente tropicale delle regioni amazzoniche; molte non allegano frutti/semi, e quelle che lo fanno, raramente dànno luogo a sporadiche disseminazioni locali, rese oltretutto possibili solo dal fatto che il giardino è irrigato, e sono relativamente "protette"; feci anni fa uno studio accurato al vivaio di quel mio amico, sui differenti gradi di "acclimatazione" di qualche decina di specie, dalla sopravvivenza-nulla fino all'opposto, cioè alla capacità (sempre assai moderata) di auto-seminarsi localmente; e notai, che solo nei punti più umidi, con netto ristagno di acque irrigue, si verificava una concentrazione più elevata di specie "esotiche" auto-seminate; nei tratti "aridi" del campo, in condizioni naturali locali, ogni semenzale esotico che fosse pur riuscito a germogliare, veniva presto sopraffatto dalla competizione con le specie locali, ovviamente assai meglio adattate. Molto spesso poi, c'è un'apparente "esplosione" iniziale, che fa temere una diffusione incontrollata (solo per alcune specie), ma che poi entro tempi brevi si normalizza, con un intenso effetto di contrazione demografica, spesso culminante nella scomparsa definitiva della specie.
Pubblicai anche un piccolo resoconto di questo studio, sul bollettino dell'Adipa, un'associazione botanica con sede all'Orto Botanico di Lucca, interessata a diffusione e studio di piante da tutto il mondo.
Sarebbe interessante osservare la fioritura della tua Caralluma, e magari osservare se viene impollinata (in questa zona in genere le Stapeliae lo sono)
Ciao,
fabrizio

Modificato da - fabrizio2 in data 15 maggio 2007 20:16:44
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vespa90ss
Utente Super


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Inserito il - 15 maggio 2007 : 22:14:57 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
grazie Fabrizio e Rocco per i vostri pareri. Anche io avevo fatto tutta una serie di valutazioni riguardanti la possibilità di un'eventuale abnorme proliferazione, ma essendo la loro propagazione rimasta abbastanza contenuta nel corso del primo anno ho ritenuto che l'esperimento potessi lasciarlo procedere. E' chiaro che la selezione naturale non avviene nel corso di tre o di dieci anni. Occorrono periodi di tempo più lunghi per consentire l'alternarsi casuale e statisticamente probabile di stagioni particolarmente avverse nelle condizioni climatiche, tali da causarne la scomparsa totale. Il tempo è il miglior crivello per selezionare qualsiasi organismo vivente. Se questa Caralluma sopravviverà, avrò forzato madre natura, daccordo, e sarà uno di quei famosi tiri ad effetto di cui parla Charles Bronson. Ma in fondo una caralluma sarebbe potuta giungere tranquillamente via mare navigando da Lampedusa attaccata a qualcosa di galleggiante e spiaggiarsi su un tratto di costa favorevole. E' una questione di probabilità. Anche l'uomo fa parte di questi "tiri ad effetto", oltre al "caso" ed allo "scherzo di natura" .
Nella stessa località sto seminando e anche piantando piccoli esemplari di Chamaerops humilis utilizzando le stesse drupe di piante molto vecchie che si trovano in grandissimi cespi isolati lì in zona sopravvissute su rocce scoscese a strapiombo sul mare, di fatto impraticabili. Solo i pazzi come me ci vanno a raccogliere le drupe. Ritengo che il tratto che ho individuato tra Le Rocchette e Punta Ala sia da considerarsi la stazione più a nord che sia mai stata segnalata per la Chamaerops allo stato spontaneo. Purtroppo ogni anno scopro che molte giovani piante nate in tratti meno impervi vengono "prelevate" e si riducono sempre di più. Lo scopo del mio operato è quello di favorire la ripresa numerica di questa specie. Le probabilità di nascita delle drupe allo stato naturale ritengo sia dello 0,2 per cento in questa zona così arida, scoscesa ed interessata da pochissime precipitazioni, ma solo se già mangiate e passate attraverso il tratto intestinale.
Seminandole (dopo tre giorni di immersione in acqua) ed innaffiandole (!!!!) periodicamente (faccio 400 km di anda e rianda da Firenze) garantisco la nascita di una percentuale del 30 per cento. Invece le giovani piantine di un anno trapiantate sopravvivono quasi tutte.
Appena ho tempo apro un nuovo post con foto.
Una buona serata a tutti
Beppe


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A volte Madre Natura decide di lanciare una palla ad effetto. (Charles Bronson)

Modificato da - vespa90ss in data 15 maggio 2007 22:20:53
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fabrizio2
Utente V.I.P.

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Inserito il - 16 maggio 2007 : 02:52:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Vespa90,
sì, in effetti la Caralluma avrebbe potuto giungere fin lassù anche da sé, prima o poi; le stesse Chamaerops che crescono là spontanee, vivono anche sulle coste mediterranee meridionali, dove condividono l'habitat con Caralluma europaea! I semi di Caralluma, come quelli di molte Asclepiadaceae o Apocynaceae, sono provvisti di un pappo setoso, capaci quindi di viaggiare col vento anche per distanze notevoli; in fondo, se è così circoscritta, può voler dire soltanto che è una specie non particolarmente vigorosa, o perché ecologicamente esigente, o perché di crescita lenta, o perché incapace di sostenere la competizione con le altre specie che incontra; questo spiegherebbe perché vive solo in zone tanto brulle e aride, dove la competizione con altre specie è minima o nulla. Fa parte di quelle specie, che definisco "stenobiotiche", anche se è solo una valutazione "qualitativa"; sarebbe interessante individuare dei "coefficenti" più precisi a riguardo, ma questo richiederebbe un'osservazione molto estesa, in condizioni sperimentali, su una vasta gamma di specie
Se sopravviverà, rimarrà comunque circoscritta a quelle situazioni marginali che già ne limitano la distribuzione in tutto il suo areale; escluderei che possa invadere l'ambiente, la coltivo anch'io con altre specie affini, so quanto sono problematiche anche accudendole e preservandole dagli accidenti ambientali!
Sarebbe interessante che, di anno in anno, ne misurassi l'accrescimento, diametro, numero dei fusti ecc... Probabilmente, noterai una crescita di tipo "logaritmico", o anche "anti-esponenziale", più veloce all'inizio, e poi più lento col passar degli anni, perché tendente a stabilizzarsi.
(Lo stesso dovrei cercare di fare io con alcune piante coltivate in giardino, ma lo spazio è troppo ridotto per fare delle osservazioni quantitativamente significative su tante specie)
C'è anche da dire, che per le specie come C europaea, presenti solo in areali ristrettissimi, quindi sempre vulnerabili, una responsabile e consapevole propagazione ex situ può essere molto positiva, ed utile.
Complimenti per il duro lavoro con i semi e piantine di Chamaerops, è un'impresa davvero encomiabile!Soltanto sarebbe un peccato ripiantarle là dove hanno maggiore probabilità di essere estirpate o travolte. Anch'io ho recuperato molti semi di Chamaerops, lo scorso settembre, da grosse piante malamente stroncate e gettate in strada (di sicuro da qualche giardino privato, comunque); sembrava un delitto lasciarli là, li ho raccolti e li ho fatti pre-germinare in una busta, ma adesso debbo pensare a dove sistemare i semenzali...
Ciao,
fabrizio
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vespa90ss
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Inserito il - 16 maggio 2007 : 09:53:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La caralluma che ho piantato non so a che specie appartenga, quindi non appena fiorisce la determinerò. In effetti, verificata la possibilità di sopravvivenza, penso che farò proprio quello che tu mi suggerisci, ciòè di misurarne l'accrescimento anche perchè anch'io ero giunto alla stessa conclusione. I luoghi dove effettuo i miei esperimenti sono impraticabili da gente "normale" a meno che non siano grulli come me che amano fare una specie di free climbing con lo zaino sulle spalle. Se ti interessa vedere le zone in cui vado qualcosa te la possono suggerire i filmati di cui ti allego il link su youtube (spero si possa fare):
Link

questo linkato sopra è il primo di cinque spezzoni che costituiscono un unico filmato. Puoi trovare gli altri quattro semplicemento inserendo come chiave di ricerca il mio nick cioè vespa90ss. Il film indica con esattezza la zona delle chamaerops e le difficoltà da superare per raggiungerle. Inoltre, una volta giunti dopo un percorso di circa 3 km sulla scogliera, bisogna scalare...
In quell'occasione ero andato con un mio amico che non è naturalista ma semplicemente escursionista, quindi il filmato è più orientato al percorso che non alle palme nane. Ma un paio di bellissimi cespi giganti alla fine si vedono.
Per quanto riguarda le piante da seminare bisogna utilizzare le drupe delle piante tipiche raccolte in situ e non quelle raccolte da chamerops coltivate nei giardini pubblici perchè ho notato che ne esistono molte varietà più o meno differenti(devo studiarmi bene la faccenda). Le piante che sono sparite erano quelle che nascevano su un sentiero abbastanza praticabile che percorre il crinale. Me lo aspettavo che prima o poi sarebbe accaduto. Quando scopri una cosa così è un dolore vero e proprio quello che si prova.
Ti auguro una buona giornata,
Beppe



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fabrizio2
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Inserito il - 21 maggio 2007 : 13:58:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Vespa90,
Scrivo rapidamente da un altro computer, per avvertire che purtroppo ho il modem rotto, per alcuni giorni almeno non potrò seguire il Forum, mi dispiace...
ciao, a presto
fabrizio
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UFO74
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Flora e Fauna

Inserito il - 21 maggio 2007 : 14:20:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di vespa90ss:

Ritengo che il tratto che ho individuato tra Le Rocchette e Punta Ala sia da considerarsi la stazione più a nord che sia mai stata segnalata per la Chamaerops allo stato spontaneo.


La presenza di Chamaerops humilis L. allo stato (almeno apparentemente) spontaneo e naturale è nota anche per i versanti meridionali del Monte di Portofino (F. Orsino e S. Olivari in Webbbia 41(2): 261-272, 1987), parlare di "stazioni" in questo caso però è esagerato, perché gli esemplari (molto vecchi, relativamente lontani da abitazioni e ville e su cenge e rupi inaccessibili) si contano sulle dita di una sola mano.

Ciao
Umberto
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vespa90ss
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Inserito il - 21 maggio 2007 : 14:27:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Peccato Fabrizio....
stasera, se troverò il tempo, comincerò a postare le prime foto delle Chamaerops scattate con la mia nuova reflex digitale. Purtroppo non sono più abituato ad escursioni di 15 km tra boschi e scogliere con lo zaino pesante in spalla ed oggi ho la schiena a pezzi ma....penso di farcela....
(ho anche piantato altre tre piante di caralluma in altrettanti luoghi diversi trasportandomi appresso l'acqua per la prima innaffiatura).
a presto,
Beppe

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vespa90ss
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Inserito il - 21 maggio 2007 : 15:48:15 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Perchè non definirla "stazione"? in fondo si tratta di un tratto di costa lungo almeno un paio di km dove si riproducono spontaneamente, da sempre, nel bel mezzo della macchia mediterranea.
Gli esemplari sono di tutte le età, da cespi annosissimi con decine di teste ad esemplari isolati molto giovani. Ritengo che ci sia una popolazione di non meno di cinquanta esemplari di medie dimensioni.
Perchè allora non definirla stazione?
ciao, Beppe

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vespa90ss
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Inserito il - 21 maggio 2007 : 20:18:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Scusa Umberto,
rileggendo il tuo articolo con calma a casa, ho visto che alludevi alla tua di stazione, non alla mia. Comunque sia, essendo piante non inserite artificialmente nell'ambiente perchè non definirla stazione anche la tua? In fondo sono sopravvissute alle ruberie dell'uomo solo perchè in luoghi inaccessibili. Con tutta probabilità erano molte di più. Perchè non posti qualche foto?
Grazie per la segnalazione interessantissima,
Beppe

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