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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Autore |
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fern
Utente Senior
Città: Vicenza
2349 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 30 giugno 2008 : 13:24:22
Classe: Gastropoda Famiglia: Helicidae Genere: Chilostoma Specie:Chilostoma cingulatum nicolisianum
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Questa forma del polimorfo Chilostoma cingulatum è già stata discussa in questo forum (disc1, disc2), ma senza fornire indicazioni conclusive per la sua determinazione. Nel suo lavoro del 1890 su Chilostoma, Carlo Pollonera accenna a questa forma, che afferma di non conoscere, ma indica località precise, nell'area dei M.Lessini - Piccole Dolomiti, zona da me battuta e dove sono tornato di proposito Domenica 22 Giugno, con risultati che ritengo interessanti. Nell'area si trova un Chilostoma particolare, dalla spira bassa, talvolta perfettamente piatta, apertura relativamente piccola e rotonda e, di conseguenza, ombelico largo e "perspettivo". Il corpo dell'animale è nerissimo mentre il guscio, biancastro, assume a volte una tonalità strana, probabilmente dovuta ad un fenomeno di rifangenza. La linea scura marginale è molto sottile in alcune località, mentre altrove è larga. L'ambiente è quello di rocce in zona cacuminale, 1500-1900m, oltre il limite della vegetazione arborea. L'areale indicato da Pollonera delimita una fascia lunga circa 1,5km: si tratterebbe quindi di un endemismo puntiforme, anche se l'indicazione dell'Alzona ("Lessini") lascierebbe intendere un'areale più vasto. Personalmente ho trovato questo Chilostoma (che d'ora in poi chiamerò nicolisianum), piuttosto abbondante, circa 2.2km a SE del "locus classicus" dove ho visto solo pochi individui. Tutt'intorno all'areale è invece comune Chilostoma cingulatum cf. baldense (lo chiamerò così con i dubbi del caso) con conchiglia più globosa, spira più conica e una colorazione di fondo che va dall'avorio ad un nocciola aranciato. A meno di 1km in linea d'aria a N dell'areale, ho invece osservato dei Chilostoma cingulatum simili al "nicolisianum", forse un po' meno appiattiti, ma nettamente più piccoli. Non saprei come inquadrarli: forma nana del nicolisianum? forma di transizione al baldense? (ma come può essere più piccolo di entrambi?).
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Aggiungo, per riferimento, una foto del "baldense" tipico della zona. Immagine: 141,53 KB
Rovistando fra le vecchie foto ne ho trovato una che ritraeva un Chilostoma uguale a questi "nicolisianum", ma scattata sul M.Pasubio, più a Nord e a circa 10km in linea d'aria! Avendo aspettato una settimana per preparare questa discussione (mi mancavano le foto dei gusci) ho avuto modo di tornare sul Pasubio a controllare: c'è veramente! Non aggiungo altre foto, ma gli es. del Pasubio mi sembrano identici sotto tutti gli aspetti, salvo che ne ho trovato qulacuno dal corpo bruno scuro e non nero. Anche sul Pasubio ho trovato esemplari piccoli, in una sola zona, stavolta mescolati con es. "normali" di nicolisianum e forse un'indizio c'è: in entrambi i casi si tratta di punti più aperti ed esposti alle intemperie.
C'è un aspetto che mi ha colpito, se non è un'impressione dovuta ad osservazioni affrettate: percorrendo il sentiero, sia sulle Piccole Dolomiti che sul Pasubio, ho notato una curiosa alternanza fra questo Chilostoma ed il baldense, nel senso che si trovano alternativamente gruppi dell'una e dell'altra forma e queste sono sempre ben caratterizzate e riconoscibili a colpo d'occhio. Esistono forse degli ibridi (alcuni "nicolisianum" sono meno appiattiti e forse un po' più colorati del normale) ma non ho trovato evidenza di una popolazione con caratteri misti. Certo che la cosa dà da pensare ...
Fern
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Modificato da - Subpoto in Data 11 giugno 2009 19:02:32
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fern
Utente Senior
Città: Vicenza
2349 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 30 giugno 2008 : 13:31:44
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Completo il quadro con le foto dei gusci da varie angolature. Le dimensioni sono: D:24-25mm, H:9.5-11.5mm, di cui circa 9mm sono l'altezza dell'apertura. L'esemplare con la riga sottile (centrale nella prima e terzo nell'ultima foto) viene dal locus classicus, gli altri due dalla stazione a 2.2km a SE. Ciao,
fern
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Modificato da - fern in data 30 giugno 2008 13:32:45 |
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Fabiomax
Moderatore
Città: Cefalù
Prov.: Palermo
Regione: Sicilia
2229 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 01 luglio 2008 : 13:45:14
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Ciao Fern
Grazie per l'interessantissimo reportage molto bello
le popolazioni delle aree cacuminali sono sempre molto importanti !
purtroppo non sono posso darti una conferma per la classificazione, io non sono molto ferreto con le faune alpine
aspettiamo chi ne sa di più
Sicilia: bellissima per natura
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Subpoto
Moderatore
Città: Roma
Prov.: Roma
Regione: Lazio
9027 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 01 luglio 2008 : 15:33:14
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Bellissime immagini e soprattutto molto interessanti le osservazioni. Su questa specie no posso aiutarti molto,ma posso azzardare alcune considerazioni per lo stesso problema affrontato in Marmorana. Ci troviamo di fronte a specie che formano popolazioni isolate con scarso rimescolamento genetico,per questa ragione hanno una grande facilità a formare delle forme localizzate,a volte con areale puntiforme. La conchiglia è una struttura molto plastica e può variare molto secondo l'altitudine o l'esposizione. In genere si manifesta un nanismo delle specie del piano cacuminale,in Marmorana invecie si ha un fenomeno di gigantismo in quota. Da un confronto di esemplari del Monte Faito(NA)di M.fuscolabiata si è osservato che gli esemplari in quota avevano una massa più che doppia rispetto agli esemplari al livello del mare ma la distanza genetica era trascurabile. La forma tende a variare anche secondo l'ambiente,sempre in Marmorana le forme di ambiente arido tendono ad essere più globose, con spira alta ed ombelico chiuso mentre in ambiente umido tendono ad avere la spira bassa,la forma generale più schiacciata e l'ombelico aperto che è una diretta conseguenza dell'appiattimento della spira. Si è notato che questa grande variabilità di forma non influisce sulla distanza genetica che nello stesso gruppo specie è regolato principalmente dalla distanza geografica. Purtroppo in C.cingulatum mancano questi studi,ma evidenziare i diversi morfotipi presenti è un lavoro molto importante che potrà orientare un futuro lavoro genetico e fare un po' di luce sui reali rapporti esistenti tra la miriade di forme descritte.
La natura è un libro aperto, siamo noi che non sappiamo leggerlo Sandro |
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fern
Utente Senior
Città: Vicenza
2349 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 01 luglio 2008 : 20:38:29
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Neanche a farlo apposta, dopo che avevo cercato inutilmente notizie su questa ssp. in rete, proprio stasera mi sono ricordato di controllare il Tryon, presente fra i collegamenti di interesse. Ebbene, il nostro mollulsco e' descritto nel vol. 8 a p. 227 ed illustrato nella Tav. 25. L'accordo mi sembra soddisfacente, in particolare, Tryon evidenzia un punto che avevo taciuto ma sembrerebbe caratteristico: l'interno di colore scuro e, aggiungo, estremamente lucido tanto che sembra sempre bagnato. Devo smemtire il Tryon su un punto: e' vero che siamo al confine ma l'areale e' quasi tutto in provincia di VI e solo marginalmente di VR. Anche la popolazione osservata sul Pasubio e' quasi tutta vicentina, il resto trentina (buon vicentino non mente ... )
Devo infine rettificare una cosa: la popolazione da me osservata sul Pasubio non si trova in zona cacuminale, a differenza di quella dei Lessini-Piccole Dolomiti. Un saluto a tutti,
fern
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fern
Utente Senior
Città: Vicenza
2349 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 08 settembre 2008 : 13:59:31
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A distanza di qualche mese riporto la descrizione originale di G.B.Adami, "Maggiore nell'Esercito italiano" del 1885. Ho sottolineato i caratteri che più chiaramente depongono a favore dell'identificazione da me proposta, ma mi sembra che combaci praticamente tutto.
| Helix Nicolisiana, Adami. Testa valde depressa, subsolida, albida, vel cinereo-cornea, spira prorsus explanata, oblique striata, fusco unifasciata, apice corneo, glaberrimo; anfractus 6 subplanulati vel convexiusculi, sutura profunda divisi, ultimus supra valde compressus, obtuse angulatus, antice parum discendens, basi subplanulatus; latissime perspective umbilicata; apertura subovata rotundata, intus flavida; peristoma albo-sublabiato: marginibus distantibus, basali vix reflexo, columellari non dilatato. Diam. 22-27 mm., Lat. 7-8 1/2 mm.
Questa nuova forma, ch'io ritengo affatto distinta dalle sue congeneri, ha dei caratteri comuni tanto colla Preslii che colla frigida, senza però essere nè l'una nè l'altra. La sua conchiglia è assai depressa e quasi piana, mediocremente solida (molto meno che la frigida) di color biancastro e corneo cenerognolo secondo l'età degli esemplari; è obliquamente e quasi sottilmente striata (meno striata che nelle due specie sunnominate); essa è ornata da una fascia bruna poco larga e un poco più vicina alla sutura che nelle altre forme del gruppo della cingulata, la fascia è visibile anche nell'interno dell'apertura; l'apice corneo è piccolo e molto lucente. Ha sei anfratti quasi piani ed apprena un poco convessi, separati da una sutura relativamente profonda, l'ultimo giro è al di sopra molto compresso, ed ottusamente angolato, e solo un poco inclinato presso il margine superiore; al di sotto è pure compresso e pianeggiante: è largamente e apertamente umbilicata prospettando tutti i giri della spira; l'apertura ovale rotondata è internamente di color fulvastro; il peristoma leggermente incrassato ha i margini relativamente molto distanti, l'inferiore appena leggermetne ripiegato ed il columellare che non si espande affatto attorno all'ombelico. Le dimensioni variano negli esemplari e in generale qui si osserva che sono più piccoli quelli più elevati: quelli da me raccolti sono compresi nei seguenti limiti: Diam. 22, 27mm, Altezza 7-8 mm. Vive abbastanza frequente accantonata in una breve zona sulle creste dolomitiche ... fra 1650 e 1900m circa ... mi pregio (dedicare la specie) all'egregio Cav. Enrico Nicolis quale omaggio di ammirazione al valente illustratore della Geologia Veronese. |
K.L.Pfeiffer (1951) non aggiunge praticamente nulla a queste notizie. Non mi sembra possano esserci dubbi che questo (che, ripeto è topotipico) sia il vero nicolisianum. Quello di papuina dal Parco della Lessinia per me è baldense, che è una forma molto variabile, come pure quello di Sebas che però è piuttosto anomalo, con qualche dubbio dovuto al fatto che Pfeiffer pretende che sul Pasubio ci siano forme di passaggio a preslii. Ma su quest'ultima forma ho in testa una confusione totale. Ciao,
fern |
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papuina
Utente Senior
Città: SAN PIETRO IN CASALE
Prov.: Bologna
Regione: Emilia Romagna
4515 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 23 ottobre 2008 : 22:27:13
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Posto esemplari a confronto per provare di fare un pò più di "luce" sull'argomento "baldense"
1° fila Molina (VR) 2° fila monti Lessini (VR) 3° fila Avio (TN) lato opposto dell'Adige rispetto ai Lessini 4° fila Grezzana pochi km a nord di verona 3-400mslm
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fern
Utente Senior
Città: Vicenza
2349 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 24 ottobre 2008 : 23:14:33
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Ciao Beppe, per me sono tutti "baldense", sia per l'aspetto che per la zona di provenienza. Se diamo per buona la "Monographische Darstellung" di K.L.Pfeiffer, Chil.cingulatum baldense occupa l'intera valle dell'Adige, dai dintorni di Bolzano fino a Verona. Verso ovest il confine scorre all'incirca sulla dorsale che costeggia l'Adige fino a meta' del M.Baldo, perche' nella meta' Sud la specie raggiunge il L.Garda. Ad Est, di nuovo non si scosterebbe molto dalla valle dell'Adige (dati incerti) finche' da Trento risale per la Valsugana e trabocca nel Vicentino attraverso il P.so delle Fugazze; parallelamente, da Verona, la specie risale sui Lessini da sud ed occupa tutta l'area pedemontana veronese e vicentina fino a Bassano. Ad sud si spingerebbe lungo le colline moreniche praticamente fino a Mantova e ad ovest, costeggiando il Garda, fin circa a Salo' per poi proseguire lungo l'are pedemontana fino a Brescia. Secondo l'Adami, pero', arriverebbe fino al Lago d'Iseo. Se per il moderno sono tutte "baldense", penso che un malacologo dell'ottocento ti direbbe che quelle della 2a e terza fila sono "baldensis" mentre le altre sono "athesina". Anzi, qualcuno direbbe forse che sono o almeno qualcuna ricorda la "pinii". Come dice K.L.Pfeiffer, la ssp. baldense e' "straordinariamente variabile". Ciao,
fern |
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fern
Utente Senior
Città: Vicenza
2349 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 22 dicembre 2008 : 18:14:58
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Il discorso su Chilostoma cingulatum nicolisianum non è completo senza parlare degli "esemplari piccoli" cui ho accennato nei precedenti messaggi, un dato che si interseca con le vicende nomenclaturali. A differenza del baldense, con il quale confina da ogni lato, nicolisianum occupa un areale molto piccolo, eppure si presenta in due forme distinte, che abitano zone diverse e forse differiscono, almeno in parte, anche ecologicamente. Si trovano forme di transizione ma, in base alle mie osservazioni, pare vi sia una separazione in due gruppi. Questa duplicità, e la scarsità di notizie in letteratura, è piuttosto interessante; perfino K.L.Pfeiffer appare in difficoltà con questa sottospecie. Un'immagine val più di tante parole: qui sotto metto a confronto l'esemplare più piccolo con uno dei più grandi. Fig.1:Confronto fra l'esemplare più piccolo e uno dei maggiori 195,28 KB Chilostoma cingulatum nicolisianum è citato per la prima volta nel 1870 (De Betta, Malacologia Veneta) come Helix insubrica var. major diam. 24, alt. 11 mill., ed anche (praticamente dalla stessa località!) come Helix nisoria, var. major. diam. 27-28, alt. 11-13 mm. Non se ne fa cenno nell'Elenco dei molluschi .. (delle) prov. venete che A.Massalongo presentò all'Accademia Veneta di Scienze Letttere ed Arti, nella seduta del 19 novembre 1860, basato su informazioni dell'amico De Betta, ma la notizia è anticipata in una lettera a Mortillet del 6 luglio 1861. Sembrerebbe quindi che il ritrovamento risalga al primo semestre del 1861 (*). Trovo significativo che De Betta attribuisca gli es. più piccoli ad "H.insubrica", endemismo del M.Baldo: quando ho visto il primo (e per ora unico) Chil.cing.insubricum (v. qui) la mia reazione è stata "che ci fa un nicolisianum sul Baldo?". De Betta, che conosceva bene il primo, deve aver provato una reazione analoga, di segno opposto, di fronte al secondo. Tuttavia la prima descrizione, e quindi la paternità del nome, è di G.B.Adami (1885) (v. sopra). Anche l'Adami vede analogie con l'insubricum, ma anche con preslii: | "Questa nuova forma ... ha dei caratteri comuni tanto colla Presli che colla frigida, senza però essere né l'una né l'altra [per Adami, Pini, la Paulucci ... l'insubricum era una forma piccola del frigidum] ... Le dimensioni variano negli esemplari e in generale qui si osserva che sono più piccoli quelli più elevati: quelli da me raccolti sono compresi nei seguenti limiti: Diam. 22, 27 mm ... Questa forma il De Betta l'ascrive alla H.insubrica ... infatti al primo aspetto si è tentati di ritenerla per varietà di questa specie, ma un più attento esame ci persuade facilmente che essa deve ritenersi per distinta sia da questa che dalla Presli ... " |
Aggiungo la figura dell'Adami, che Pollonera criticò per la sua scarsa qualità: Fig. 2: Illustrazione originale di G.B.Adami (1985) 40,72 KB Adami esplorò attentamente questi monti, ma apparentemente senza superare il confine italo-austriaco che allora, e fino alla prima guerra mondiale, passava proprio da quelle parti; sarà per questo che non conosce la popolazione del Pasubio. Da qui in poi mi baso sul lavoro di K.L.Pfeiffer (1951). Successivamente anche Kobelt (1892) descrisse e illustrò la specie, sulla base di un esemplare ricevuto dall'Adami, di diametro 23 mm, aggiungendo pochi altri dettagli come le caratteristiche "grinze" e la presenza di brevi linee spirali. L'esemplare di Kobelt, presso il Museo Senckenberg, non si trova e Pfeiffer deve basarsi su esemplari (8) della collezione C.Boettger, provenienti dal Pasubio, che corrispondono bene all'illustrazione di Kobelt. Così viene introdotta questa nuova località, senza altri dettagli. | Solo uno dei pezzi, con D=21,15 mm, rientra nell'intervallo dell'Adami, gli altri rimangono al di sotto ... hanno una linea sottile, di color corneo chiaro ... La rugosità ricordata da Kobelt è poco evidente e le linee [spirali?] sono appena percettibili in qualche caso. Si avvicina agli esemplari estremi del medoacense ... Può essere considerato una razza d'alta quota del preslii al limite meridionale del suo areale. Non ha alcuna relazione con insubricum ... |
Questo è praticamente tutto quello che l'autore ha da dire. Il messaggio più importante è che gli esemplari grandi e piccoli sono tutti nicolisianum, nonostante la diversa taglia. Nel grafico seguente ho riassunto le misure in letteratura insieme alle mie. Ho aggiunto quelle dell'insubricum (De Betta e mio), per sottolineare che una delle obiezioni di K.L.Pfeiffer contro un'affinità nicolisianum-insubricum (il primo è troppo grande) è infondata (ma neanche le altre mi convincono).
Fig. 3: Diametro massimo misurato da vari autori, e da me (in mm). Rosso=nicolisianum; blu= insubricum (il diametro da me misurato corrisponde alla linea più chiara) 4,2 KB I due intervalli del De Betta corrispondono alle "due specie" da lui identificate. La linea scura nella distribuzione di K.L:Pfeiffer evidenzia il valor medio. Come si vede, i miei es. si separano in due gruppi di dimensioni diverse ed è notevole che in poco spazio (parlo di centinaia di metri) si possa passare da es. grandi (De Betta: 26 mm, Adami; 27mm, il mio massimo è 26,5 mm) a molto piccoli: il più piccolo dei miei ha diametro 16,2 mm. Tranne una piccola zona di sovrapposizione le due forme non convivono: i grandi sembrano preferire le pareti rocciose che offrono un certo riparo, mentre i piccoli li ho trovati di preferenza in ambienti aperti, come fra l'erba e i sassi dei pascoli. Interessante è anche che questa dualità si ripeta sui Lessini come sul Pasubio: in etrambi vi sono esemplari grandi ed esesmplari piccoli. Ma mentre sui Lessini ho trovato pochi es. piccoli, sul Pasubio sembra questa la forma dominante; non stupisce che K.L.Pfeiffer, che ha di fronte esemplari del Pasubio, li trovi piccoli rispetto a quelli dell'Adami, dai Lessini. Qualche parola di cautela è d'obbligo. - non ho certo setacciato l'intero territorio, tanto più che se il tempo non è favorevole è inutile: l'estate 2007, particolarmente secca, non trovato che pochi gusci calcinati, a differenza del 2008. Anche se conosco qualche località non segnalata in letteratura, le due indicate da K.L.Pfeiffer (cioè C.Boettger) mi sono giunte nuove. - Le dimensioni in una popolazione possono variare in funzione dei fattori climatici: i diametri osservati quest'anno per gli es. piccoli sono sistematicamente maggiori (~ 2 mm) di quelli di una decina di anni fa. - Nonostante abbia trovato due gruppi distinti, mettendo insieme le informazioni in letteratura si copre l'intero intervallo da 16 a 27 mm. Resta da capire se i valori intermedi sono di pochi individui o esiste una popolazione intermedia, che potrebbe essere proprio quella segnalata da K.L.Pfeiffer.
Fig. 4: Esemplari piccoli dal Pasubio (sx e centro) e dai Lessini (a dx). Quello a dx è una forma in scala ridotta degli es. grandi, mentre gli altri due hanno forma un po' diversa 281,97 KB Gli es. piccoli sono meno piatti superiormente ed hanno un profilo più "ellittico". Il guscio è più sottile e liscio, la banda scura è molto chiara e sottile, ma sempre presente. Direi anche che sono più "carenati", per quanto la carenatura resti poco più che accennata.
Permettetemi un'osservazione fuori tema: il nostro nicolisianum si è trovato al centro di alcune fra più cruente battaglie della "grande guerra" e mi vengono in mente le parole di Mortillet, coinvolto in beghe politico-patriottiche per questioni di lumache: | Décidément, l'étude des escargots vaut cent fois mieux que la politique. Elle rend les hommes plus doux et plus sociable |
Un buon auspicio, quasi natalizio.
fern
(*) C'è un dettaglio che non torna: se il "dott. A.Massalongo" è il celebre lichenologo Abramo Massalongo, come penserei, costui è morto il 25 maggio 1860. C'era un altro A.Massalongo, anch'esso amico del De Betta? La memoria è stata letta/presentata da un'altra persona?
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Modificato da - fern in data 22 dicembre 2008 18:18:37 |
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fern
Utente Senior
Città: Vicenza
2349 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 11 luglio 2011 : 13:55:30
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| ho trovato questo Chilostoma (che d'ora in poi chiamerò nicolisianum), piuttosto abbondante, circa 2.2km a dal "locus classicus" dove ho visto solo pochi individui |
Erano le mie parole di 3 anni fa, e mi aveva colpito in particolare la sua coesistenza con la forma baldense. Ieri l'ho cercato di nuovo ma ho trovato solo 3 esemplari, piu' 2 possibili ibridi con baldense. In compenso, baldense era numeroso ovunque. Che e' successo? Mi ronzano in testa varie idee (di cui forse nessuna corretta): 1) il contatto fra le due forme era recente e la razza dominante ha ormai assorbito l'altra (ipotesi standard). Se questo e' il caso e la forma di bassa quota (baldense) si spinge sempre piu' in alto, il destino delle forme di alta quota e' segnato ; 2) il contatto era recente, ma nel senso che nicolisianum era stato portato in basso dalle piogge e non si e' conservato nel nuovo ambiente, ma forse sopravvive sulle rocce piu' in alto praticamente inaccessibili; 3) nicolisianum non e' scomparso, ma il suo ciclo vitale e' diverso e gli adulti sono quasi tutti morti dopo aver deposto le uova (i giovani non si distinguono), e' poco credibile ma val la pena controllare fra qualche mese; 4) "estinzione statistica". Erano effettivamente specie distinte, che si incrociano senza produrre prole vitale. Se gli incroci sono casuali, la specie meno frequente si estingue.
Ricordo che un contatto fra le due forme si osserva anche sul Pasubio dove, nello stesso periodo, ho osservato semmai un leggero avanzamento di nicolisianum (a meta' giugno).
Aggiungo un altro dubbio: talvolta la coesistenza di forme diverse nello stesso ambiente e' presa come prova di una diversita' specifica, e se fosse un caso di perfetta dominanza di un carattere sull'altro?
fern
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