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I cuculi prendono nome dal loro grido inconfondibile con cui annunciano il loro arrivo in primavera. In realtà, solo il maschio lo emette, mentre la femmina ha una lunga nota gorgogliante. Capita spesso, mentre si parla di persone anziane o di cose vecchie, smesse o in cattivo stato, di dire: "Vecchio come il cuculo". Questo modo proverbiale è probabilmente legato alla convinzione, molto diffusa nelle campagne, che il cuculo viva un numero incalcolabile di anni. A far credere questo sono le carni dell'uccello, stoppose e coriacee, proprio come quelle di un vecchio animale. La vecchiaia del cuculo è anche all'origine delle presunte capacità divinatorie. Il suo canto è ritenuto profetico, capace d'indicare la buona e la cattiva sorte. Dal numero dei suoi canti le fanciulle facevano auspici su quanti anni mancavano al matrimonio, e le persone anziane quanti ne mancavano alla morte. A tal proposito, in Romagna, a seconda dei casi, si dice: "Cuculo dalla bella voce, quando mi farò sposa?", oppure, "Cuculo, bel cuculo d'aprile, quanti anni ho prima di morire?". Un'altra tradizione collegata al suo incessante canto, vuole che nel preciso momento nel quale lo si sente per la prima volta, all'inizio della stagione, si debbano avere degli spiccioli in tasca. Non averne, infatti, è segno di miseria in arrivo. Il parassitismo del cuculo ha generato il detto "Fare come i cuculi", che in Romagna significa dar consigli a destra e a manca, senza tuttavia essere in grado di risolvere i propri problemi. Se per conoscere il futuro dai cuculi è necessario contarne i canti, per essere baciati dalla fortuna è sufficiente vederli da vicino, a condizione che non siano intenti a bere, nel qual caso, sarete inesorabilmente colpiti dalla sfortuna più nera L'arrivo del cuculo dalla migrazione invernale era una data importante, sulla quale, nelle campagne, ci si basava per programmare molte operazioni agricole. A Bologna si diceva che
"Quando canta il cuculo, c'è da fare per tutti", cioè iniziano i lavori agricoli. L'arrivo di questo uccello era previsto per i primi giorni d'aprile, e quando tardava ci si preoccupava: "Il due o il tre d'aprile, il cuculo ha da venire. L'otto, se non è venuto, o che è morto, o che è cotto". Nel Bolognese, a chi è ardito con le parole, ma non lo è poi nei fatti, si dice "Come il cuculo, tutta voce e penne". Questo volatile è infatti un gran chiacchierone: il maschio, una volta stabilitosi in un certo territorio, trascorre, ad esempio, ore e ore a ripetere incessantemente il suo
cu-cù (da cui anche il nome).
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